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L'Arno è il secondo maggior fiume dell'Italia peninsulare dopo il Tevere[1] e il principale corso d'acqua della Toscana.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Arno (disambigua).
Arno
Il fiume a Firenze
Stato Italia
Regioni Toscana
Province
  •  Arezzo
  •  Firenze
  •  Prato
  •  Pisa
Lunghezza241[1] km
Portata media110 m³/s, alla foce
Bacino idrografico8 247 km²
Altitudine sorgente1 358 m s.l.m.
NasceMonte Falterona
43°51′59.58″N 11°38′35.41″E
AffluentiSieve, Mugnone - Terzolle, Bisenzio, Ombrone Pistoiese, Pescia, Usciana, Canale maestro della Chiana, Ambra, Greve, Vingone, Pesa, Elsa, Egola, Era
SfociaMar Ligure[2]
43°40′47″N 10°16′36″E
Mappa del fiume
Mappa del fiume

Caratteristiche principali


Ha una lunghezza totale di 241 km, un bacino di 8.228 km²[1] e una portata media stimata annua presso la foce di circa 110 m³/s. Nasce sul versante meridionale del Monte Falterona, e precisamente dalla sorgente di Capo d'Arno, nell'Appennino tosco-romagnolo, a quota 1.358 m sul livello del mare, e sfocia nel Mar Ligure[3] (o mar Tirreno, secondo un documento del 1953 dell'Organizzazione idrografica internazionale) dopo avere attraversato Pisa. Dopo 12 km scorre con acque copiose già attorno ai 600 metri sul livello del mare grazie agli apporti dei numerosi affluenti che scendono dal Casentino e dal Pratomagno.

Il suo ampio bacino raccoglie le acque di vari sottobacini:


Regime idrologico


Le sorgenti dell'Arno sul Monte Falterona
Le sorgenti dell'Arno sul Monte Falterona

A dispetto della notevole estensione del suo bacino idrografico (il quinto d'Italia dopo Po, Tevere, Adige e Tanaro), l'Arno ha un regime relativamente torrentizio, a causa della natura dei terreni circostanti (marne e argille impermeabili a esclusione di una modesta porzione del suo affluente Elsa) e dall'indiscriminato prelievo delle sue acque per uso agricolo e industriale (fino agli anni '40 del XX secolo era navigabile fino a Signa); da ciò si spiegano le magre quasi totali lungo tutto il corso: a Firenze per esempio a fronte di una portata media annua copiosa di circa 60 m³/s, d'estate il fiume è sceso in una straordinaria e lontanissima annata (1954) a 1 m³/s (per evidenti limiti tecnologici e di comprensione del corso d'acqua le misurazioni erano molto meno accurate e verosimili rispetto a oggi dato la facilità e la naturalezza del fiume nello scorrere anche al di sotto della parte visibile delle pescaie e anche del suolo nelle zone di riporto a valle delle stesse come per esempio alla pescaia delle Cascine), a Pisa, dove l'Arno ha ricevuto tutti i suoi affluenti e quasi raddoppiato la sua portata media, negli anni '30 del XX secolo una volta giunse a 2 m³/s.

Si tratta di eventi assolutamente eccezionali. Il trasporto solido del fiume è comunque forte per l'impetuosità del suo corso. Più variabile quello in sospensione. Per contro il fiume in autunno è soggetto a piene assai violente e impetuose, talvolta recanti alluvioni più o meni gravi: i documenti storici ne ricordano 172 dal 1177 al 1941. La più devastante, a memoria d'uomo, fu quella del 4 novembre 1966 che sfiorò secondo alcune stime 2.500 m³/s a Pisa, 3.540 a Rosano (Rignano sull'Arno) e ben 4.100 a Firenze (che ne fu pesantemente investita): allora l'Arno esondò dalle arginature invadendo ampie zone del Casentino, della piana empolese e pisana, e soprattutto l'intero centro storico di Firenze, causando decine di vittime e danni incalcolabili al patrimonio artistico e monumentale della città; a Pisa crollò uno dei principali ponti cittadini.

L'alluvione del 1966 è solo l'ultima in ordine di tempo di una serie di piene distruttive che nei secoli cambiarono numerose volte il volto di Firenze: nota infatti è la disastrosa alluvione del novembre 1333, che distrusse il ponte che insisteva sul sito dell'attuale Ponte Vecchio e che travolse la statua mutila, che secondo i cittadini rappresentava Marte, antico patrono della città toscana. In tutta Firenze, e in molte altre città e paesi lungo il corso del fiume, sono visibili segni affissi per ricordare il livello di piene di diverse epoche. Anche per limitare i danni e fare defluire più velocemente le piene, il suo corso è stato progressivamente rettificato e arginato, tagliando pericolose anse che potevano rallentare il suo corso regolare, specie nella piana pisana.

Lo stesso argomento in dettaglio: Alluvioni del fiume Arno.

Territori e città attraversate


La sorgente dell'Arno, detta Capo d'Arno, si trova nel comune di Pratovecchio Stia in provincia di Arezzo. Presso Terranuova Bracciolini, Montevarchi e San Giovanni Valdarno, ultimo comune aretino, entra in provincia di Firenze, uscendone presso San Miniato. Da qui scorre in provincia di Pisa fino alla foce.

Lungo il suo percorso attraversa diverse città e diversi paesi. Le località più importanti sono: Firenze, Empoli, San Miniato, Fucecchio, Santa Croce sull'Arno, Castelfranco di Sotto, Pontedera, Cascina e Pisa.


Affluenti


I principali affluenti dell'Arno sono:

da sinistra:

da destra:


Il corso dell'Arno


I ponti di Firenze
I ponti di Firenze

«Per mezza Toscana si spazia
un fiumicel che nasce in Falterona
e cento miglia di corso nol sazia»

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, Canto XIV)

Tradizionalmente il corso dell'Arno viene ripartito in sei bacini, separati da strettoie abbastanza ben definite:


Il Casentino


La prima conca formata dall'Arno è costituita dalla valle del Casentino, che ha un asse da NO a SE. L'Arno nasce dal Monte Falterona, alto 1654 m, che si trova all'estremo Nord di questa conca, che è delimitata a occidente dal massiccio del Pratomagno. A est essa è chiusa dall'Alpe di Serra, che costituisce anche il confine politico fra Toscana e Romagna; più a Sud l'Alpe di Catenaia la separa dal bacino del Tevere.

La valle si chiude a Sud con lo stretto di S. Mama e la gola seguente, che prosegue fino a Subbiano e separa l'Alpe di Catenaia dalle ultime propaggini del Pratomagno. In questo primo bacino l'Arno, intendendolo dalla sua sorgente e dai numerosi torrenti che vi affluiscono dalle montagne del Pratomagno e del Casentino, scende di oltre mille metri, e ha quindi un carattere torrentizio, con un letto irto di scogli e un corso impetuoso.

Il Casentino è interamente in provincia di Arezzo ed è accessibile da Firenze attraverso il passo della Consuma a ovest, da Forlì attraverso il passo la Calla a Nord, a Nord-Est per il passo dei Mandrioli verso Cesena, oltre che ovviamente da Arezzo, a Sud.

Tutti gli affluenti dell'Arno in questo tratto hanno carattere torrentizio; i principali sono la Staggia, l'Archiano, il Corsalone e il Rassina da sinistra, il Solano, il Capraia, il Teggina e il Salutio da destra.


La piana di Arezzo


Tanto è ben delimitato fisicamente il Casentino, tanto la piana di Arezzo è invece frastagliata, dai confini difficilmente determinabili. In essa l'Arno scorre nell'estremità settentrionale, spostando la propria direzione da Sud verso Est; ma la gran parte di questo bacino è costituito dalla val di Chiana, che si spinge molto verso Sud, arrivando fino al lago di Montepulciano e al lago di Chiusi.

La Chiana era anticamente un affluente del Tevere; e fu solo dopo secoli di studi che si procedette, fra la fine del XVIII secolo alla prima metà del XIX secolo, alla costruzione del Canale Maestro della Chiana a opera di Ferdinando III di Toscana e di suo figlio Leopoldo II di Lorena, che concluse l'opera di inversione della Chiana: in altre parole, le acque cominciarono a correre da sud verso nord anziché in direzione opposta, secondo il progetto di Vittorio Fossombroni e Neri Corsini.

Il bacino della piana di Arezzo / Valdichiana è delimitato a Nord dal massiccio del Pratomagno, a Nord-Ovest dai Monti del Chianti e a est da una serie di alture che lo separano dal bacino del Tevere (Alpe di Poti 974 m, monte Coreta 742 m, Alta S. Egidio 1056 m). Amministrativamente è in parte in provincia di Arezzo e in parte in provincia di Siena.

Il maggiore affluente dell'Arno di questo tratto, a monte della Chiana, è la Chiassa, sempre da sinistra. Presso lo sbocco del Canale Maestro della Chiana l'Arno è attraversato dal celebre Ponte di Buriano, costruzione romanica che è forse quella raffigurata sullo sfondo della Gioconda di Leonardo.

L'Arno esce dalla piana di Arezzo, entrando nella gola dell'Imbuto, seguita immediatamente dalla Valle dell'Inferno, nome dovuto alla presenza di numerose fonti termali nella zona.


Il Valdarno Superiore


Diga di Levane e Valle dell'Inferno
Diga di Levane e Valle dell'Inferno

Il Valdarno superiore è una tipica valle, solcata dal corso d'acqua principale che scorre da Sud-Est a Nord-Ovest e ben delimitata a est dal Pratomagno e a ovest dai Monti del Chianti. L'Arno si è scavato profondamente il suo corso, per cui il fondovalle è relativamente stretto e percorso da grandi arterie di comunicazione (regionale 69, autostrada A1 del Sole, ferrovia e direttissima Firenze - Roma).

Da Laterina ai comuni di Terranuova Bracciolini e Montevarchi l'Arno è sbarrato da 2 centrali idroelettriche dell'Enel Produzione: La Penna e Levane, che insieme alla centrale termoelettrica di Santa Barbara forniscono elettricità alla rete nazionale. In questo tratto di fiume si trovano le suggestive rovine dell'antico ponte del Romito, crollato nel 1703. Poco più a valle, il fiume riceve dal Pratomagno le acque dell'Agna di Pratovalle e comincia ad allargarsi nell'invaso della Valle dell'Inferno, che alla confluenza con il torrente Ascione ospita l'oasi faunistica protetta di Bandella.

I centri di fondovalle (Montevarchi, San Giovanni Valdarno, Figline Valdarno, Incisa in Val d'Arno e Rignano sull'Arno) risalgono al Medioevo, mentre nell'antichità era abitata solo la parte collinare (Bucine, Cavriglia, Loro Ciuffenna). In riva destra, tra Laterina e Pian di Scò, si estende la fascia delle Balze del Valdarno, ambiente naturale tra i più significativi della Toscana, purtroppo danneggiato dalle numerose gallerie della ferrovia direttissima Roma-Firenze.

In questo tratto, a valle della diga di Levane, gli affluenti principali sono l'Ambra da sinistra e il Ciuffenna da destra; dopo la stretta di Rignano e Sant'Ellero, l'Arno riceve le acque della Sieve provenienti dal Mugello e, con una portata notevolmente superiore ("Arno non cresce se Sieve non mesce"), entra nel bacino successivo.


Valdarno Medio


Si sviluppa da Pontassieve fino alla confluenza con l'Ombrone Pistoiese, comprende la parte meridionale della piana di Firenze-Prato-Pistoia, che corrisponde a una vasta depressione alluvionale percorsa dall'Arno da Est verso Ovest; Firenze si trova nella parte orientale della conca, dove prima della confluenza con gli affluenti di destra Affrico e Mugnone, si trovava un ottimo guado, nelle immediate vicinanze dell'attuale Ponte Vecchio.

A nord la conca dell'Arno è delimitata dal Monte Morello e dai Monti della Calvana; a Sud dalle colline della Val di Greve; dopo Firenze l'Arno riceve da destra le acque del Bisenzio e poi dell'Ombrone Pistoiese, da sinistra quelle dell'Ema, della Greve e del Vingone.

Dopo Signa l'Arno entra nella stretta della Gonfolina, dove nel corso dei millenni si è scavato un varco attraverso la dorsale del Montalbano, svuotando quello che nel Pliocene doveva essere un immenso lago. Dopo la Gonfolina si apre dunque, a 25 m sul livello del mare, il Valdarno Inferiore.


Il Valdarno Inferiore


La foce dell'Arno; accanto a essa Marina di Pisa e, in lontananza, si scorge Pisa
La foce dell'Arno; accanto a essa Marina di Pisa e, in lontananza, si scorge Pisa

L'Arno prosegue il suo corso da Est verso Ovest lungo questa vasta pianura alluvionale, i cui confini a Sud sono ben definiti dalle colline e dalle valli degli affluenti di sinistra (Pesa, Orme, Elsa, Egola ed Era), che corrono tutti paralleli da sud a nord. Il Valdarno Inferiore (detto anche Valdarno di Sotto) convenzionalmente finisce a valle di Pontedera, alle pendici del Monte Pisano mentre a Nord invece, i confini idrografici non sono così ben delineati: a ovest del Montalbano, il Valdarno comunica con la Val di Nievole attraverso il Padule di Fucecchio, che fu bonificato nel XIX secolo sotto il granducato di Ferdinando III di Toscana con la costruzione del fosso della Gusciana (oggi canale di Usciana), affluente di destra dell'Arno. Più avanti, dopo le colline delle Cerbaie, si apriva, fra il Valdarno e la piana di Lucca, il lago di Bientina: anch'esso fu prosciugato nel XIX secolo con la costruzione del Canale Imperiale al tempo di Ferdinando III.

E questi non furono gli unici interventi di regimentazione, giacché in questo tratto l'Arno ha una pendenza molto bassa, dello 0,3% fino alla foce, corre lentamente e con un percorso molto sinuoso; per rendere meno pericolose le piene dell'Arno si dovettero costruire anche argini e seccare alcune anse del fiume. Il letto del fiume era stato più volte rettificato nel corso dei secoli, nel tentativo di dargli un corso più lineare per favorire il deflusso più rapido nelle sue acque. È il caso delle anse di San Frediano alla Badia di Settimo a monte di Signa (1361), di San Frediano a Settimo a monte di Pisa, della Vettola a valle della città (fosso della Mezzanina, 1348) e di San Giovanni al Gatano. E ancora di San Pierino presso Fucecchio, delle Piagge alla Rotta.

Ma gli interventi più incisivi furono il taglio dell'ansa delle Cascine Nuove a valle di Pisa (1525), quello della Tinaia a Empoli (1554), quello di Calcinaia e Vicopisano (1558-60) e la grande deviazione della foce del fiume di alcune centinaia di metri più a nord (taglio Ferdinando, 1606) a valle di Barbaricina, ritenendo che il deflusso delle acque della sua antica foce, diretta verso sud-ovest (attuale zona meridionale di Marina di Pisa), fosse ostacolato da correnti o venti contrari come il Libeccio o lo Scirocco. L'intervento fu ordinato dal granduca Ferdinando I e la foce fu quindi diretta più a ovest secondo il percorso attuale, mentre l'alveo abbandonato (Arnino) andò a costituire la tenuta di “Arno Vecchio” con il podere del Gallo. L'ultimo grande intervento storico fu apportato dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena nel 1771, facendo rettificare la grande ansa di Barbaricina conosciuta come "Volta degli Asini", ritenendo di bonificare anche l'aria malsana di Pisa.

Elenco dei principali "tagli" del letto fluviale nel corso dei secoli: - Cascine a sud di Firenze (XIII secolo) - Ugnano e San Frediano a Badia a Settimo (1361) - La Tinaia a monte di Empoli (1554) - San Pierino sotto San Miniato (XIV secolo) - Santa Croce - La Rotta - Volta di Vicopisano (1558) - Uliveto - Cisanello a monte di Pisa - Quarantola e San Giovanni al Gatano (1348) - Vettola a valle di Pisa (1348) - Volta degli Asini a Barbaricina (1771) - Volta delle Cascine Nuove (1525) - taglio Ferdinando con spostamento a nord della foce (1606).

La frazione della Vettola, nata sui resti di un'ansa dell'Arno. In alto a sinistra si può notare la forma dell'altra ansa presso Cascine Nuove.

La Piana di Pisa


Lungarno di Pisa
Lungarno di Pisa

La Piana di Pisa è una pianura alluvionale che ha avuto una crescita verso il mare relativamente veloce: infatti in epoca romana, Pisa era dotata di un porto sul mare, e il mare ora dista invece 8 km circa. In essa l'Arno corre ormai molto lentamente, con molte anse e un letto molto ampio.

Anche in questa zona, si dovettero costruire fin dal Medioevo varie fosse di deflusso della piana paludosa, soggetta a frequenti inondazioni del fiume, come la fossa Dogaja, fossa Magna, il fosso Arnonico o Vecchio, il fosso di Caligi o di Fasciano (1162), di Noverchia (1191), Torale (1158); infine dal XVI secolo i Medici ordinarono lo scavo prima del Fosso Reale con la rettificazione del corso dello Zannone, poi il Fosso delle Bocchette (1558), quelli dell'Arnaccio o di Pozzale, un canale scolmatore, per aiutare l'Arno a scaricare in mare durante le piene fino al Calambrone, il Nugolaio, il fosso della Solaiola, la fossa Chiara.

La diga con la paratie per il deflusso delle acque dell'Arno nel canale Scolmatore presso Pontedera.
La diga con la paratie per il deflusso delle acque dell'Arno nel canale Scolmatore presso Pontedera.

Dopo le alluvioni del 1949 nel 1954 furono avviati i lavori per l'escavo dello Scolmatore dell'Arno, che da Pontedera avrebbe fatto defluire le acque in eccesso del fiume verso il Calambrone (tra Livorno e Tirrenia) mediante l'apertura di una diga. Il canale, lungo 32 km, fu concluso nel 1960, ma le opere per il suo innesto nell'Arno furono portate a termine solo successivamente.[4]

Sempre con questo scopo anche il Serchio, originariamente tributario dell'Arno, fu deviato verso nord intorno al X secolo (secondo la leggenda del vescovo Frediano di Lucca) e si aprì un proprio sbocco sul mare, poco più a nord di Bocca d'Arno.


I ponti sull'Arno oggi


Il passaggio della seconda guerra mondiale in Toscana portò fortissimi danni alle infrastrutture di comunicazione, oltre che alle attività produttive. In particolare quasi tutti i ponti sull'Arno furono distrutti dai bombardamenti alleati o dalle mine dei tedeschi in ritirata, fra il finire del 1943 e l'estate del 1944. Tre soli ponti furono risparmiati in tutto il percorso dell'Arno: il Ponte Vecchio a Firenze, il Ponte Buriano in comune di Arezzo e il Ponte di Bruscheto in comune di Figline e Incisa Valdarno. Molti credono che il ponte vecchio a Firenze fu risparmiato, durante la seconda guerra mondiale, dai nazisti. Invece furono due orafi fiorentini che, tuffandosi da esso, riuscirono a sganciare le mine posizionate sui pilastri del ponte e a salvarlo.

Molti di questi ponti dunque furono ricostruiti in fretta, con passerelle o ponti Bailey e solo dopo qualche lustro l'attraversabilità dell'Arno tornò ai livelli dell'anteguerra.

Nel seguito pertanto non verrà ripetuta la ricostruzione dei ponti distrutti dagli eventi bellici e poi ricostruiti nei vent'anni successivi.


Ponti sull'Arno del Casentino


Nel primo tratto di fondovalle del Casentino i principali paesi (con l'eccezione di Poppi) sono sulla riva sinistra dell'Arno, così come tutta la strada regionale 71 e scendendo anche la regionale 70, che non lo attraversano mai. Tutti i ponti sull'Arno in questo tratto (fino a Rassina) collegano dunque le località sulla riva destra alla viabilità sulla riva sinistra.


Ponti sull'Arno nella piana di Arezzo


Ponte Buriano in provincia di Arezzo
Ponte Buriano in provincia di Arezzo
Un ETR 500 sul viadotto di Rondine
Un ETR 500 sul viadotto di Rondine

Ponti sull'Arno nel Valdarno superiore


In questo tratto d'Arno il letto del fiume è largo, ciottoloso e soggetto a erosione. L'abbassamento progressivo del letto del fiume provoca notevoli danni alle fondamenta dei piloni, che spesso hanno dovuto essere rifondati.


Ponti sull'Arno nel Valdarno medio



Ponti sull'Arno a Firenze


Lo stesso argomento in dettaglio: Ponti di Firenze.

Ponti sull'Arno nel Valdarno inferiore


Arno a Empoli
Arno a Empoli

Ponti sull'Arno della piana pisana


L'Arno e il ponte della Botte.
L'Arno e il ponte "della Botte".
Resti del ponte della ferrovia Lucca-Pontedera
Resti del ponte della ferrovia Lucca-Pontedera

Ponti sull'Arno a Pisa


Lo stesso argomento in dettaglio: Ponti di Pisa.
Lungarni pisani
Lungarni pisani
L'Arno e il Ponte di Mezzo
L'Arno e il Ponte di Mezzo


I navicelli sull'Arno al Ponte alle Grazie, in una stampa di Giuseppe Zocchi (XVIII secolo)
I navicelli sull'Arno al Ponte alle Grazie, in una stampa di Giuseppe Zocchi (XVIII secolo)

L'Arno è stato un'importante via di trasporto fluviale fino alla costruzione nel XIX secolo, della ferrovia Firenze-Livorno. Il fiume nelle varie epoche è stato utilizzato soprattutto per le comunicazioni tra Firenze e la costa rese ancor più efficaci dopo la costruzione del canale dei Navicelli realizzato intorno alla metà del XVI secolo. Il canale congiungeva Livorno a Pisa e quindi all'Arno permettendo alle imbarcazioni di evitare la pericolosa foce dell'Arno nella risalita verso Firenze. Lo snodo pisano di congiunzione si componeva a partire dall'inizio del XVII secolo della cosiddetta "tettoia", che permetteva il carico e lo scarico dei navicelli in qualsiasi condizione atmosferica, e del "sostegno" ovvero una cateratta che permetteva di sollevare e spostare i navicelli dal fiume al canale e viceversa grazie a una grande ruota messa in movimento dalla forza di alcuni uomini posti al suo interno.

Nel periodo estivo il carattere torrentizio non garantiva una portata idrica in grado di fare raggiungere Firenze ai pur piccoli "navicelli"; per cui nel tempo presero importanza due scali più a valle: "Porto di Mezzo" (localizzato presso Lastra a Signa) e "Porto di Sotto", in località La Lisca nei pressi della Gonfolina. Nel periodo estivo le piccole imbarcazioni piatte, si fermavano in uno di questi scali e le merci proseguivano per via terrestre.

Anche il tronco a monte di Firenze è stato utilizzato per la navigazione fin dal Medioevo. In questo caso si trattava del trasporto di legname delle foreste casentinesi. I tronchi venivano legati insieme a formare zattere dette "foderi" e così condotti con l'aiuto di lunghe pertiche fino in città. i foderi potevano inoltre servire a trasportare piccoli quantità di merci.

Uno dei trasporti più importanti che avvenivano tra il XVI e il XIX secolo sull'Arno era quello del "ferraccio", cioè della ghisa ottenuta dalla rudimentale fusione del minerale di ferro dell'isola d'Elba negli altiforni maremmani di Follonica, Cecina, Valpiana, Accesa e Campiglia. Il "ferraccio", così chiamato a causa del tenore di carbonio troppo elevato per potere essere lavorato dai fabbri, veniva quindi imbarcato fino a Livorno o Pisa e proseguiva con navicelli fino al “Porto di sotto”. Da qui se la portata dell'Ombrone lo consentiva, il minerale, trasbordato su barche più piccole, giungeva allo scalo del ponte all'Asse posto sulla riva di Poggio a Caiano. Il trasporto proseguiva con barrocci fino a Capodistrada presso Pistoia e poi con animali da soma verso le ferriere della montagna pistoiese, dove il "ferraccio" veniva riscaldato e battuto al maglio per decarburarlo e renderlo lavorabile. Gli approdi e i porti fluviali avevano spesso anche funzioni doganali e di traghetto (c.d. nave, navetta, barca).


Porti e scali fluviali


Segue l'elenco di porti, scali e traghetti lungo il fiume fino alla metà del XX secolo:


Note


  1. Arno, in Enciclopedia Treccani. URL consultato il 21 luglio 2022.
  2. Vedi confini del Mar Ligure e Mar Tirreno stabiliti dall'Istituto idrografico della Marina
  3. Fascicolo riepilogativo relativo al volume Portolano P2 da Marina di Carrara a Sabaudia e Corsica (PDF), su marina.difesa.it, Istituto Idrografico della Marina, 2017. URL consultato il 19 novembre 2020.
  4. wwwdb.gndci.cnr.it, Sistema informativo sulle catastrofi idrogeologiche, su wwwdb.gndci.cnr.it. URL consultato il 28 agosto 2007.
  5. inaugurato il nuovo ponte sull'arno a fucecchio [collegamento interrotto], su fucecchionline.com, 18 giugno 2012. URL consultato il 12 settembre 2018.

Bibliografia



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[de] Arno (Tyrrhenisches Meer)

Der Arno, in der Antike Arnus, ist ein 241 Kilometer langer Fluss in Italien in der nördlichen Toskana.

[en] Arno

The Arno is a river in the Tuscany region of Italy. It is the most important river of central Italy after the Tiber.

[es] Arno

El río Arno es un río de Italia que discurre por la región de la Toscana. Nace a 1385 m s. n. m. de altura en el monte Falterona, en los Apeninos, y desemboca en el mar de Liguria a la altura de Bocca d'Arno (Pisa) tras 241 km de curso y 8228 km² de cuenca. Atraviesa las ciudades de Arezzo, Florencia y Pisa.
- [it] Arno

[ru] Арно (река)

А́рно (итал. Arno, лат. Arnus) — река в Италии, в области Тоскана.



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