Il Santerno (Santéran in romagnolo) è un fiume che scorre in Toscana e in Romagna. Nasce nell'Appennino imolese e confluisce nel Reno. Il bacino idrografico, nel solo tratto appenninico (dalla sorgente a Imola, delimitato al ponte sulla Via Emilia), è di 423 km², dei quali 231 in Toscana e 192 in Romagna. Comprendendo il tratto di pianura, supera i 700 km².
Santerno | |
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Il Santerno nel tratto toscano | |
Stato | Italia |
Regioni | Toscana Emilia-Romagna |
Lunghezza | 99 km |
Portata media | 16 m³/s |
Bacino idrografico | 700 km² |
Altitudine sorgente | 948 m s.l.m. |
Nasce | Passo della Futa 44°05′44.25″N 11°16′38.05″E |
Sfocia | fiume Reno 44°34′03.33″N 11°57′51.32″E |
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È il maggiore affluente del Reno, sia per lunghezza, sia per portata d'acqua (media alla foce 16 m³/s, minima 1 m³/s, massima 936 m³/s); per estensione di bacino è il secondo dopo l'Idice. Le sorgenti, e i primi 27 km del corso, sono nella Romagna toscana (provincia di Firenze). La qualità delle acque del Santerno, data la poca antropizzazione della valle che solca, è tra le migliori degli affluenti del Reno.
Nasce presso il passo della Futa, a circa 900 metri di quota, nel crinale appenninico, in un anfiteatro di argille scagliose, una conca al cui centro si trova Firenzuola. La sorgente del fiume si trova appena sotto al Cimitero militare germanico della Futa. Da lì scorre verso la Romagna formando prima un piccolo fosso e poi un rio; dopo qualche centinaio di metri tale rio effettua una decisa svolta verso destra e si unisce con altri fossi e rii che scendono dalle altre dorsali del passo della Futa. Da qui il Santerno inizia ad avere un letto di circa un metro, interamente sassoso. Scorre poi in una vallata stretta e rocciosa, dove si alternano strati di rocce marnose ed arenacee. L'aspetto tipico dell'alta valle del Santerno è dato da versanti boscosi, interrotti lungo le incisioni fluviali da pareti ripide stratificate[1]. A monte di Coniale riceve da sinistra il suo maggior affluente, il torrente Diaterna (con bacino di 74 km², che scende, invece, dal Passo della Raticosa). Tra gli altri affluenti, da destra, si annoverano presso Firenzuola, il torrente Violla (con un bacino di 14 km²) e, a monte di San Pellegrino, il torrente Rovigo (con un bacino di 47 km²). Un piccolo affluente, il Rio Canaglia, segna il confine di regione tra Emilia-Romagna e Toscana[1]. In località Castiglioncello il Santerno entra nel territorio della città metropolitana di Bologna.
A quota 500 m il fiume ha un letto largo già qualche metro. Qui è stata costruita una diga per il contenimento degli inserti che il fiume trascina con sé quando è in piena. Lo sbarramento serve per impedire che le acque trasportino il materiale a valle[2] Una seconda diga è stata costruita più a valle, a Codrignano.
. Dopo Castiglioncello il Santerno bagna Castel del Rio. Qui si trova il più famoso attraversamento del fiume: la strada scavalca il Santerno lungo il noto Ponte degli Alidosi, manufatto con la caratteristica forma a schiena d'asino costruito nel XV secolo. Il fiume riceve poi da destra il rio di Gaggio e da sinistra il rio di Filetto e raggiunge Fontanelice e Borgo Tossignano. Qui il Santerno attraversa la Vena del Gesso, imponente formazione geologica gessoso-solfifera che si estende in senso Nord Ovest-Sud Est per ben 25 km attraversando le valli del Santerno, del Senio e della Sintria. Camminando lungo il fiume, si possono osservare le regolari stratificazioni della Vena.
Nel tratto montano intermedio il Santerno descrive ampie anse, con un lato dove la corrente scorre più veloce, tendendo ad erodere, contrapposto ad un altro dove la scarsa velocità favorisce il deposito di sedimenti[1]. Ne è un esempio evidente l'ansa del mulino di Campola, situata tra Fontanelice e Borgo Tossignano. In virtù della particolare copiosità delle portate (in primavera il modulo medio facilmente si attesta sopra i 35 m³/s), del corso tortuoso, in relativa pendenza e, talvolta, abbastanza angusto, si presta molto bene come sede di gare canoistiche. Tra tutti i corsi d'acqua dell'Appennino settentrionale il Santerno è, insieme al torrente Limentra Inferiore, al torrente Enza e al fiume Trebbia, il più utilizzato a tale scopo.
In coincidenza della diga di Codrignano (frazione di Borgo Tossignano) parte delle sue acque danno origine al Canale dei molini di Imola, infrastruttura della lunghezza di 42 km che attraversa la bassa pianura fino a gettarsi nel fiume Reno. Ancora all'inizio del XX secolo vi erano lungo il corso del fiume ben 74 mulini, di cui 27 sul corso principale e 47 sugli affluenti. Ben 59 servivano alla molitura delle castagne (di cui 46 solo nel comune di Firenzuola).[2]
Il paesaggio del fondovalle è caratterizzato da terrazzi fluviali sovrastati dai calanchi. Il fiume scorre addossato sulla destra idrografica[1]. Dopo aver bagnato Casalfiumanese, la valle si allarga e il Santerno entra in pianura, raggiungendo Imola; poco dopo riceve, ancora da destra, il rio Sanguinario. Superata Imola, il Santerno passa tra Mordano e Bagnara di Romagna, poi rasenta Sant'Agata sul Santerno infine, dirigendosi a nord e poi a nord-est, sfocia nel Reno, in territorio del comune di Alfonsine.[3] È retto da argini per gli ultimi 32 km di pianura.
Nella zona pedecollinare, prima il rio Sanguinario, poi il Santerno, fin dopo Mordano, marcano il confine fra le Province di Bologna e Ravenna; dopo, il Santerno scorre interamente in provincia di Ravenna.
Nel secondo dopoguerra, il pesante intervento dell'uomo sul letto del fiume (escavazioni di ghiaia) ne hanno provocato l'abbassamento di ben 16 metri.[4]
Gli affluenti del Santerno possono essere classificati a seconda della portata d'acqua in principali (portata pari o superiore 100 m3/sec); secondari (portata compresa tra 30 e 100 m3/sec) e minori (portata inferiore a 30 m3/sec).[5]
Gli affluenti di sinistra del Santerno sono:
Gli affluenti di destra del Santerno sono:
Tra i rii minori, sono degni di nota per portata d'acqua il rio Sanguinario, il torrente Sgarba, il rio Gambellaro, il rio Magnola, il rio Ghiandolino Castellaccio e il rio Fantino.
Secondo studi storici e topografici ormai consolidati, in epoca romana il Santerno, dopo essere sceso dalle colline ed aver attraversato Forum Cornelii (Imola), si divideva in due rami[8]. Il ramo principale manteneva un corso verticale. Il ramo secondario si dirigeva a nord-est ricevendo le acque del torrente Senio, poi il Senio-Santerno proseguiva il suo corso, sempre in direzione nord-est[9], passando a lato di Ravenna. Entrambi i rami terminavano la loro corsa nel Vatrenus, un affluente di destra del Po.
Plinio il Vecchio (I secolo d.C.) scrive che il Vatrenus ("piccolo Reno") era la più meridionale delle bocche del Po. Dal luogo dove oggi sorge Argenta, il fiume scorreva in direzione del Po di Spina, fino a gettarvisi. Nell'antichità, il fiume che attraversa Imola era menzionato come:
Il fiume, durante la stagione calda, era navigabile. Probabilmente veniva utilizzato per il trasporto di merci pesanti: verso nord era esportato il legname proveniente dalla fascia collinare; veniva importato materiale lapideo da costruzione (marmi, pietra d'Istria)[10].
Nell'Alto Medioevo, presumibilmente nel tardo IX secolo, il Senio-Santerno si spostò ad ovest; modificò il suo corso assumendo un tracciato verticale come il Rasiola, mantenendosi ad una distanza media di 7 km dal ramo principale. Da allora questo ramo non cambiò più direzione. È il tracciato del Senio attuale.
Il Senio-Santerno altomedievale aveva due rami secondari:
Fu infine con il pieno Medioevo (presumibilmente alla fine del XII secolo) che i due antichi rami del Santerno si divisero. Da allora il ramo orientale assunse il nome del Senio[12]. Il primo documento che testimonia l'avvenuta separazione è una pergamena del 1259[13].
Più volte il corso del fiume in pianura è stato artificialmente cambiato a scopo di bonifica. L'intervento decisivo fu effettuato dai Ferraresi quando la Bassa Romagna entrò nell'orbita della signoria Estense: nel 1460 il fiume venne deviato (in località San Lorenzo in Selva)[14] facendolo confluire nel Po di Primaro a valle di Bastia[15] (prima di allora spagliava formando le valli Libba e Fenaria). Negli anni successivi furono eseguiti i lavori di innalzamento dell'alveo. Immettendosi nel Po, il Santerno fu il primo dei fiumi appenninici a trovare esito artificiale[16].
Il Santerno lungo la linea del fronte |
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Nel corso della seconda guerra mondiale il Santerno fu uno dei fiumi in cui si svolse, durante la campagna d'Italia, la battaglia dei tre fiumi, indicata anche come battaglia del Senio dal nome del fiume Senio su cui correva la linea del fronte. |
Gli interventi successivi furono effettuati a carico dello Stato Pontificio. Nel 1604 le acque del Santerno vennero fatte confluire nella valle di San Bernardino (località a nord di Lugo). Nel 1625 il Santerno fu fatto deviare bruscamente all'altezza dell'abitato della Giovecca (3 km a nord di San Bernardino). In quel punto il fiume cambia completamente direzione: invece di proseguire verso nord scorre verso nord-est fino a gettarsi nel Primaro all'altezza di Ca' dei Boschi (circa 4 km ad ovest del fiume Senio). Sul corso abbandonato verrà edificato il villaggio di Voltana. La situazione si stabilizzò per oltre un secolo e mezzo. Nel 1783, nei pressi di Passogatto (2 km ad est della Giovecca), si immise il fiume in un cavo di sei chilometri appositamente costruito per condurlo a sfociare nel Primaro all'altezza della località Chiesa della Pianta (circa 10 km ad ovest del Senio)[18] Il Santerno sfocia nel Reno-Primaro ancora in tale punto.
Anche durante il Regno d'Italia furono effettuati interventi considerevoli per regolamentare il corso del Santerno:
Le piene e le rotte del fiume rappresentarono un incubo costante per le popolazioni circostanti. Lo storico di Massa Lombarda Luigi Quadri, ricorda come nel secolo che va dal 1679 al 1778 il Santerno ruppe gli argini ben quattordici volte e le sue acque allagarono le campagne circostanti. L'ultima alluvione registrata avvenne alla metà del XX secolo: il 5 dicembre 1959 il fiume ruppe nei pressi di S. Maria in Fabriago, allagando le campagne di San Patrizio, Conselice e Massa Lombarda.
Se i danni causati dalle piene in pianura sono stati consistenti, non da meno sono state distruttive quelle avvenute in collina. Le inondazioni conosciute dai registri storici a partire dal 1500 sono state le seguenti: 13 settembre 1557, 1654, 13 ottobre 1756, 1851, 10 aprile 1950. Come si può osservare, sono avvenute a cadenze regolari. Nel tratto appenninico del Santerno sono frequenti le cosiddette "fiumane", ovvero masse d'acqua che riempiono il letto del fiume e scorrono impetuose a valle. L'etimologia del toponimo Casalfiumanese è dunque facilmente spiegabile: l'abitato fu edificato in corrispondenza dello sbocco della fiumana in pianura[19].
Nel dopoguerra il Santerno è diventato meta del turismo locale: sulle rive del fiume trovano riparo dalla calura estiva, specialmente nei giorni del week-end, villeggianti col pranzo al sacco. I luoghi preferiti sono: Borgo Tossignano, Castel del Rio e la cascata dei Briganti, presso Moraduccio.
La notte tra il 19 e il 20 settembre 2014 su tutto l'Appennino tosco-romagnolo si sono abbattuti prolungati e corposi temporali. Il Santerno si è gonfiato fino a dare origine ad una potente esondazione che, iniziata dalla zona di Lido Serena (nei pressi di Coniale), è arrivata, nella mattinata del 20 settembre, sino a Imola. Il fenomeno ha causato parecchi disagi alla popolazione: blocco di strade cittadine, allagamenti nel quartiere Campanella nonché nella zona dei paddock dell'autodromo internazionale Ferrari. Nei pressi di Carseggio (comune di Casalfiumanese) la piena eccezionale ha causato il crollo di un ponte.
Il fiume Santerno fu citato da Ludovico Ariosto nella sua opera più nota, l'Orlando furioso:
«...Le genti di Romagna mal condotte, |
(Ludovico Ariosto, canto III Orlando furioso, LIII.) |
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