Monte di Procida (Monte 'e Proceta in napoletano, localmente anche Monde re Pròceta) è un comune italiano di 11 763 abitanti[1] della città metropolitana di Napoli in Campania.
Monte di Procida comune | ||
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Localizzazione | ||
Stato | Italia | |
Regione | Campania | |
Città metropolitana | Napoli | |
Amministrazione | ||
Sindaco | Giuseppe Pugliese (Svoltiamo insieme) dal 31-5-2015 | |
Territorio | ||
Coordinate | 40°48′N 14°03′E | |
Altitudine | 63 m s.l.m. | |
Superficie | 3,7 km² | |
Abitanti | 11 763[1] (31-7-2022) | |
Densità | 3 179,19 ab./km² | |
Frazioni | Cappella, Miliscola, Torregaveta | |
Comuni confinanti | Bacoli | |
Altre informazioni | ||
Cod. postale | 80070 | |
Prefisso | 081 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Codice ISTAT | 063047 | |
Cod. catastale | F488 | |
Targa | NA | |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] | |
Cl. climatica | zona C, 1 125 GG[3] | |
Nome abitanti | montesi | |
Patrono | SS. Assunta | |
Giorno festivo | 15 agosto | |
Cartografia | ||
Posizione del comune di Monte di Procida nella città metropolitana di Napoli | ||
Sito istituzionale | ||
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
Il suo territorio rappresenta la parte più estrema della penisola flegrea, un promontorio dei Campi Flegrei prospiciente l'isola di Procida, da cui è separata da uno stretto tratto di mare (canale di Procida). Al largo, in direzione ovest si trova l'Isolotto di San Martino: un piccolo isolotto ormai non più unito con la terraferma a causa del crollo del ponte che lo collegava col tunnel.
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A Monte di Procida sono note testimonianze relative già al neolitico medio-superiore (località Bellavista/Torre Fumo). Da un passo di Dionigi di Alicarnasso (VI secolo a.C.) si capisce che l'attuale Monte di Procida era un villaggio della città di Cuma, per questo per secoli venne chiamato Monte Cumano.
Dopo la fondazione della colonia di Miseno, Monte di Procida fece parte integrante di questo territorio tanto da assumere il nome di Monte Miseno. Lo splendore dei Campi Flegrei inizia ad appannarsi nel V secolo d.C., i barbari devastano il territorio spingendosi fino a Baia e Miseno. Da Cuma, Pozzuoli e Miseno molti evacuarono verso Napoli, altri rimasero a coltivare e navigare. Intorno all'anno 850 d.C. Miseno venne distrutta dai saraceni. I cittadini di Miseno, invasa e distrutta, scapparono. Una parte raggiunse l'isola di Procida, altri si incamminarono fino a una zona pianeggiante dell'entroterra, l'odierna Frattamaggiore.
Cancellata Miseno il suo territorio fu aggregato all'isola di Procida, con il territorio sulla terraferma in uno stato di completo abbandono. Il monte si era ricoperto di vegetazione selvaggia, una foresta quasi inaccessibile tanto che nella seconda metà del XV secolo Re Ferdinando I aveva destinato "il Monte" alle cacce reali. La vera e propria colonizzazione e ripopolamento iniziò ad opera dei procidani solo nel XVII secolo quando il Monte aveva assunto ormai il suffisso “di Procida” ad evidenziare la stretta connessione con l'isola.
Con il passare del tempo i coloni procidani consolidarono la loro presenza sul Monte e intorno alla metà del 1600 venne costruita la prima cappella che sarebbe poi diventata la chiesa della Madonna Assunta che oggi richiama tanti fedeli devoti e visitatori, anche dagli Stati Uniti, in occasione della festa patronale del 15 di agosto.
Si procedette al disboscamento graduale, si iniziò da prima a seminare il grano per proseguire poi con le viti che diedero vita al noto vino montese. Il potenziamento dell'allevamento degli animali da cortile, in particolare dei conigli nei caratteristici fossi, e la sistemazione a terrazza dei terreni, diedero un grande impulso al decollo di Monte di Procida. Il commercio di questi prodotti diede vita alla tradizionale marineria montese, che trova la sua massima espansione nel '900.
Il comune nacque amministrativamente il 27 gennaio 1907, quando un referendum sancì la separazione della parte di terraferma e del vicino isolotto di San Martino dal resto del Comune di Procida, formando così l'attuale comune di Monte di Procida. Fondamentale per l'acquisizione dell'autonomia amministrativa dal comune di Procida fu il contributo di Ludovico Quandel che dopo la caduta di Gaeta e l'abbandono della carriera militare scelse Monte di Procida per ritirarsi a vita privata.
Gli anni 1870 ed 1880 sono anche gli anni di una importante emigrazione verso gli Stati Uniti dove la maggior parte dei montesi si è poi stabilita per avviare importanti e riconosciute attività di lavoro. Alcuni imprenditori del settore della ristorazione sono tornati a Monte di Procida importando il concetto di fast food ma adattandolo ai gusti e alla cucina tipica flegrea. È così che il panino chiamato cheese-steak, a Monte di Procida, nel 1984 diventa "la Cistecca" rielaborando, in tal modo, non solo il gusto ma anche il lessico di questo panino.
Altra particolarità gastronomica è il Casatiello, versione dolce di quello napoletano preparato con un lungo rituale ed una laboriosissima ricetta tipicamente nel periodo pasquale, periodo nel quale il casatiello diventa una gradita strenna.
Il Casatiello è ora apprezzato tutto l'anno ed tutelato da un disciplinare ed un regolamento Comunale De.Co. (vedi legge statale sulle Denominazioni).
Il tradizionale e lungo procedimento che impegna tutta la famiglia nella preparazione del Casatiello nel 2022 è stata riconosciuto come Patrimonio Culturale Immateriale dalla Regione Campania.
Uno dei luoghi più frequentati di Monte di Procida è la marina di Acquamorta, che deve il suo nome ad una leggenda che narra di un legame spezzato tra due giovani del posto[4].
La darsena di Acquamorta conserva ancora tantissimi esemplari del tradizionale gozzo flegreo-napoletano in legno, un elemento a carattere fortemente identitario che ancora oggi è presente nelle darsene flegree, sia con propulsione a remi che a vela latina.
A queste imbarcazioni, è legato il sapere e le abilità della marineria locale in relazione alla costruzione, alla manutenzione e alle tecniche di navigazione, trasmesso di generazione in generazione fin dall'antichità.
Elemento culturale, che nel 2020, ha ottenuto il riconoscimento di Patrimonio Immateriale Culturale della Campania secondo la convenzione Unesco 2003.
Monte di Procida è nota per essere la terrazza dei Campi Flegrei. Da vari punti panoramici del suo territorio è possibile avere un campo di visione particolarmente ampio, a Est il golfo di Napoli, la penisola sorrentina e Capri, verso Sud le isole di Procida ed Ischia, ad Ovest le isole di Ventotene, Ponza, il Circeo e Gaeta, per poi proseguire verso Nord con la piana di Caserta ed il Matese. A distanza ravvicinata sono visibili: il golfo di Baia e Pozzuoli, Nisida, Capo Posillipo, Bacoli, il lago di Bacoli, Capo Miseno, Miliscola, e verso Nord, la collina di Torregaveta, il litorale Domitio, la collina con l'Acropoli di Cuma ed il lago Fusaro con la Casina Vanvitelliana.
Il punto panoramico più noto e fotografato è il c.d. belvedere Stupor Mundi in cima alla strada provinciale che collega la frazione di Miliscola al centro cittadino[5].
Altro punto panoramico suggestivo che affaccia a nord è il belvedere Kyme che mostra la piana di Caserta (Terra di Lavoro), il vulcano Roccamonfina ed il gruppo montuoso del Matese. Il nome evoca la collina dell'acropoli di Cuma, visibile in primo piano dopo il lago Fusaro, Cuma la prima vera grande polis della Magna Grecia.
Monte di Procida è inoltre conosciuta da studiosi di vulcanologia e geologia per la cosiddetta "breccia museo"[6]: la particolare conformazione geologica del promontorio che ben rappresenta, anche ad occhi non esperti, l'evoluzione geologica del territorio e dei Campi Flegrei.
Uno dei luoghi più visitati per questo elemento è la passeggiata di Torrefumo che unisce l'elemento geologico a quello paesaggistico e a quello naturalistico con la presenza di un laghetto salmastro dove è possibile osservare anche varie specie di uccelli migratori.
Una parte del comune rientra nel perimetro del Parco regionale dei Campi Flegrei
L'Isolotto di San Martino è una piccola isola del comune a cui ormai da anni non si può più accedere, per via dell'inagiblilità del tunnel che portava al ponte, e del crollo del ponte stesso, causato dalle forti mareggiate degli ultimi anni. Al momento è un luogo inaccessibile su cui è anche vietato lo sbarco via mare
La celebrazione più importante dell'anno è la Festa dell'Assunta, patrona di Monte di Procida che si celebra il 15 agosto, ricorrenza particolarmente sentita ed emotivamente vissuta come il momento dell'anno di unione familiare e condivisione di progetti. Il periodo di ferragosto è il periodo in cui i numerosi montesi lavoratori marittimi ed i numerosi cittadini che lavorano lontano ritornano per celebrare insieme questo momento.
Da segnalare inoltre altri eventi ricorrenti e consueti come: la Sagra del Mare Flegrea, il Palio Marinaro dell'Assunta, la manifestazione pasquale ReCasatiello e il tradizionale cartellone di eventi musicali e teatrali.
Abitanti censiti[7]
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2018 i cittadini stranieri residenti a Monte di Procida erano 239, corrispondenti al 1,8% della popolazione. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano:[8]
Gli usi ed i costumi di Monte di Procida derivano direttamente da quelli Procidani, isola da cui provengono la maggior parte dei ceppi familiari, derivazione che si riflette nei cognomi familiari, nel dialetto e nelle tradizioni gastronomiche.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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1997 | 2001 | Gennaro di Mare | Sindaco | ||
2001 | 2006 | Giuseppe Nicola (Pippo) Coppola | Sindaco | ||
2006 | 2015 | Francesco Paolo Iannuzzi | Sindaco | ||
2015 | 2015 | Gabriella d'Orso | Commissario prefettizio | ||
2015 | 2020 | Giuseppe Pugliese | Svoltiamo insieme (lista civica) | Sindaco | |
2020 | in carica | Giuseppe Pugliese | SI Insieme (lista civica) | Sindaco | |
È presente una società di calcio dilettantistica, l'ASD Mons Prochyta Calcio (nota come Monte di Procida Calcio), nata nel 2012 e che milita nel campionato di promozione Campania. È affiliata dal 2013 alla società professionistica del Chievo Verona.
Monte di Procida ha ospitato l'arrivo della prima tappa del Giro d'Italia 1977, una cronometro individuale di 7 km con partenza da Bacoli, vinta dal belga Freddy Maertens.
Altri progetti
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