Il Monte Capanne è la vetta più alta dell'isola d'Elba e dell'intera provincia di Livorno. Situato nella parte occidentale dell'isola, raggiunge un'altezza di 1019 metri sul livello del mare. La sua sommità è raggiungibile in soli 18 minuti tramite la funivia del Monte Capanne che parte da Marciana. Dalla vetta si diparte la Valle di Pomonte, la più estesa vallata dell'isola d'Elba. La roccia che costituisce il massiccio è di origine plutonica, ed è classificata come monzogranito; questa, in molti casi, si presenta come particolari formazioni dette localmente cote, tozze e pinzaloni. Dal Monte Capanne, in determinate condizioni atmosferiche è possibile osservare tutta la costa dalla Liguria (Riviera di Ponente) al Lazio (Monti della Tolfa), assieme alle Alpi Apuane, alle Colline Metallifere e al Monte Amiata; sono inoltre visibili tutte le isole dell'Arcipelago Toscano, la Corsica e, in condizioni di estrema visibilità, anche la Sardegna[1].
Monte Capanne | |
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Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Altezza | 1 019 m s.l.m. |
Prominenza | 1 019 m |
Isolamento | 60,2 km |
Catena | Isola d'Elba |
Coordinate | 42°46′16.66″N 10°10′04.98″E |
Mappa di localizzazione | |
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Dal Monte Capanne passa la Via ferrata del Monte Capanne.
Sulla vetta del Monte Capanne si trova una stazione di ponte radio tra Toscana e Sardegna, istituita con un decreto (10 marzo 1966) del ministro Giovanni Spagnolli.
«La vista si stende ovunque sul mare, sulle isole vicine, e va a perdersi, da una parte, verso i luoghi dove venne costruita Roma; dall'altra scopre Livorno, mercato generale del commercio di Levante, gli Appennini, popolati sino alle loro vette, e le vaghe montagne dove Genova s'innalza ad anfiteatro. Questo spettacolo maestoso rapisce tutti i sensi.» |
(Arsenne Thiébaut De Berneaud, Voyage à l'Isle d'Elbe, 1808) |
Attestato per la prima volta come Mont le Cabanne in una cartografia francese del 1791[2] e poi nel 1802 come Monte Capanna[3] e Monte Capanne nel 1805[4], la sua etimologia presenta varie ipotesi:
La vegetazione tipica è composta da querceti caducifogli, castagneti e carpineti. La gariga, caratterizzata da cuscinetti spinosi della Genista desoleana, domina la parte più alta dei rilievi. Sul massiccio del Monte Capanne si trovano alcuni esclusivi endemismi vegetali: la viola del Monte Capanne (Viola corsica ilvensis), il fiordaliso del Monte Capanne (Centaurea ilvensis) e il Crocus ilvensis, insieme ad essenze vegetali come Osmunda regalis, Salix atrocinerea, Vincetoxicum hirundinaria, Lilium bulbiferum croceum (attualmente in rarefazione a causa del pascolo dei mufloni), Pancratium illyricum, Narcissus poeticus, Tulipa sylvestris australis, Polygonatum odoratum (con l'unica stazione presente nella provincia di Livorno)[5], Cephalanthera longifolia, Cyclamen repandum, Cyclamen hederifolium, Juniperus oxycedrus, Taxus baccata, Amelanchier ovalis, Ilex aquifolium, Castanea sativa, Ostrya carpinifolia, Alnus glutinosa, Alnus cordata, Fraxinus ornus, Quercus ilex, Quercus cerris, Quercus pubescens, Crataegus monogyna. In particolare, Taxus baccata vegeta sugli impervi costoni rocciosi delle Calanche, del Monte Corto e del Monte di Cote.
In questo ambiente ristretto e isolato la fauna è numericamente limitata. Degna di nota è la presenza del Serinus citrinella corsicana, del Corvus corax, del Bufotes viridis, dell'endemico Apodemus sylvaticus ilvanus (topo selvatico elbano), della Crocidura suaveolens, del ghiro, della martora, della lepre e del riccio. Tra i grandi mammiferi hanno trovato un habitat perfetto i cinghiali e i mufloni (introdotti all'Elba per scopi venatori rispettivamente nel 1963 e nel 1976, ed oggi in soprannumero).
Altre vette del massiccio sono:
Già nel XVIII secolo sorse una leggenda secondo cui le acque sorgive del Monte Capanne provenivano, tramite condotte naturali sottomarine, dalla Corsica.[6] Tale leggenda fu ripresa dopo il 1947 in funzione del revival turistico legato alla figura di Napoleone Bonaparte e alla sua origine còrsa.
Sul versante meridionale del Monte Capanne, nel comprensorio montano di Seccheto, sono testimoniate dagli inizi del XX secolo alcune «leggende plutoniche».[7] Queste narrano di ritrovamenti, da parte dei pastori, di alcuni tesoretti d'oro nascosti tra le rocce delle montagne che erano custoditi dal Diavolo, in quanto padrone del sottosuolo. Con buona probabilità si trattava di sepolture villanoviane con corredo funebre composto da manufatti di bronzo, come attestato alla fine del XIX secolo nello stesso comprensorio montano (Col di Paolo e Piane del Canale).
Dal 1892 al 1900 il Monte Capanne fu visitato dai botanici Pio Bolzon, Stefano Sommier e Giacomo Doria; agli anni compresi tra 1904 e 1914 sono datate le numerose ricognizioni del geologo Piero Aloisi che confluirono (1919) nel suo trattato Il Monte Capanne. Ricerche litologiche.
Realizzata dalla ditta torinese Marchisio nel 1962, fu aperta al pubblico il 27 agosto 1963. Nel 2005 è stata completamente rinnovata a seguito della scadenza di vita tecnica. Possiede una lunghezza inclinata di 1635 metri, 55 cestelli, portata massima di 180 persone e velocità pari a 1,5 metri al secondo. Altitudine stazione a valle (località Pozzatello): 346 metri. Altitudine stazione a monte (località Torretta): 963 metri.
Istituita nel 2001 dal Parco nazionale Arcipelago Toscano e più nota con il nome di Sentiero 00, si snoda per circa 2 km lungo le ripide creste della Catena del Monte Capanne, a partire dalla vetta delle Calanche sino alla Galera. Presenta tratti molto impegnativi e stretti passaggi su roccia.
Sul versante meridionale del Monte Capanne avvennero tre disastri aerei.
Il 4 aprile 1944 due Bell P-39 Airacobra della United States Air Force in volo di ricognizione meteo dalla Corsica a Livorno precipitarono a breve distanza tra essi in località Collaccio e Campitini.
Il 14 ottobre 1960 un quadrimotore De Havilland DH.114 Heron durante il volo Roma - Genova si schiantò sulle pendici della montagna provocando la morte di tutti gli 11 occupanti.
La mattina del 14 agosto 1980, intorno alle 6:05, alcuni esponenti dei Servizi segreti francesi fecero saltare quattro cariche di esplosivo sulla vetta del Monte Capanne, distruggendo i ripetitori dell'emittente Radio Corsica Libera in quanto simbolo dell'indipendentismo còrso. Dalle violente esplosioni furono distrutti anche ripetitori dell'Eni, del servizio antincendi della Regione Toscana, della Banca d'Italia, dei Vigili del Fuoco, della Guardia di finanza e di varie emittenti radio, con un danno calcolato di 1 miliardo di lire.[8]
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