Il monte Baldo (il nome in epoca romana mons Polninus, deriva dal tedesco Wald, ovvero bosco[1], Bald in tedesco medievale) è un gruppo montuoso delle Prealpi Gardesane di altezza massima pari a 2 218 m, esteso da nordest-sudovest, compreso tra le province di Trento e Verona (tra i territori comunali di San Zeno di Montagna, Avio, Caprino Veronese, Ferrara di Monte Baldo, Brentonico, Nago-Torbole, Malcesine e Brenzone), confinante a sud con la pianura padano-veneta all'altezza di Caprino Veronese, a ovest con il lago di Garda, a nord con la valle che congiunge Rovereto a Nago-Torbole e ad est con la Vallagarina.
Monte Baldo | |
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Il monte Baldo | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto Trentino-Alto Adige |
Provincia | Verona Trento |
Altezza | 2 218 m s.l.m. |
Prominenza | 1 950 m |
Catena | Alpi |
Coordinate | 45°44′N 10°50′E |
Altri nomi e significati | Dal tedesco wald, ovvero bosco |
Mappa di localizzazione | |
Dati SOIUSA | |
Grande Parte | Alpi Orientali |
Grande Settore | Alpi Sud-orientali |
Sezione | Prealpi Bresciane e Gardesane |
Sottosezione | Prealpi Gardesane |
Supergruppo | Prealpi Gardesane Orientali |
Gruppo | Catena del Baldo |
Sottogruppo | Sottogruppo del Monte Baldo |
Codice | II/C-30.II-C.7 |
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Il monte Baldo è caratterizzato da una notevole individualità geografica. È costituito da una dorsale parallela al lago di Garda che si allunga per 40 km, tra il lago a ovest e la Vallagarina a est. A sud la dorsale è delimitata dalla piana di Caprino e a nord dalla valle di Loppio. Il monte Baldo raggiunge la sua altezza massima ai 2 218 m di cima Valdritta, e la sua altezza minima ai 65 m sul lago di Garda con una prominenza topografica dunque di oltre 2 000 m.
La dorsale è costituita da una piega anticlinale con vergenza verso est. La dorsale può essere divisa in tre parti: l'anticlinale maggiore, ovvero la catena montuosa nel settore occidentale; la sinclinale di Ferrara di Monte Baldo, cioè l'altopiano centrale, che mantiene un'altezza di circa 1 000 m; l'anticlinale minore a est, ovvero le creste che si affacciano sulla valle dell'Adige.
La catena maggiore è formata da due parti, il monte Baldo e il monte Altissimo, che rimane isolato. Le cime, a partire da sud, sono le Creste di Naole (1 660 m), il crinale di Costabella (2 062 m), il Coal Santo (2 072 m), la vetta delle Buse (2 154 m), cima Sascaga (2 134 m), punta Telegrafo (2 200 m), punta Pettorina (2 191 m), cima Fontanelle (2208, anche detta cima Pra' della Baziva), cima Valdritta (2 218 m), cima Val Finestra (2 086 m), cima del Longino (2 180 m), cima Pozzette (2 128 m), Dos della Colma (1 830 m) e l'Altissimo (2 078 m)[2].
La notevole presenza di rocce calcaree ha favorito molti fenomeni carsici, sono infatti visibili parecchi monoliti, conche e soprattutto doline, depressioni che si aprono verso grotte più profonde. Sono molto visibili anche sulle rocce dei solchi paralleli, dovuti alla facile erosione delle rocce carsiche da parte dell'acqua. Sono presenti inoltre diverse grotte: la più lunga è la grotta Tanella presso Torri del Benaco, di 362 m di sviluppo, mentre la più profonda è il Bus de le Tacole, profonda 172 m. Sempre a causa del carsismo, le sorgenti sono molto rare, escludendo il versante che dà sul lago di Garda, che presenta, tra l'altro, il fiume Aril, considerato il fiume più corto del mondo. Questo processo erosivo porta inoltre a numerose piccole frane e alla formazione di piccole piramidi di terra.
Mentre la parte centrale è caratterizzata da due dorsali, una principale e l'altra secondaria separate da una valle, a ovest e a nord sono numerose le valli minori del massiccio. Partendo da sud troviamo:
I passi principali del monte Baldo sono: passo Navene (1630 m), passo Crer (1812 m), passo di San Valentino (1390 m), passo Tratto Spino (1704 m), passo Cavallo (1582 m), passo Naole (1815 m), passo del Camino (2128 m), passo Prà Bestemà (924 m) e passo Scale (1248 m). Inoltre è presente un altopiano di forma quadrata che si estende a un'altezza da 600 a 900 metri, affacciato a balcone sul lago di Garda. Vi si trovano gli abitati di San Zeno di Montagna, Lumini, Laguna, Castello, Villanova, Sperane e Prà Bestemà. È noto per la coltivazione del castagno.
Il monte Baldo presenta un clima dalle diverse caratteristiche a seconda del luogo e dell'altitudine, inoltre l'estate presenta un clima più vicino a quello prealpino - subalpino, mentre l'inverno un clima più tipicamente alpino, con le precipitazioni condensate in inverno e primavera. Il versante sul lago di Garda vede temperature medie più alte rispetto al versante della Vallagarina, nonostante l'altezza simile, grazie all'influsso del lago, la cui aria calda risale attraverso le valli; sulla costa lacustre la temperatura media è di 13 °C, mentre nella Vallagarina le temperature si abbassano di qualche grado. A 1.000 m la temperatura media è di 9 °C, e sui 2.000 m scende a 2 °C.
Ci sono notevoli differenze anche per quanto riguarda le precipitazioni: sul versante del lago piovono circa 950 mm d'acqua, in particolare in primavera e autunno, mentre a Ferrara di Monte Baldo ben 1300 mm. I mesi più asciutti sono gennaio e luglio. La neve tende a persistere nei mesi invernali solo sopra i 1.000 m, mentre al di sotto di questa quota la neve rimane per brevi periodi dopo le precipitazioni.
Il monte Baldo è formato per lo più da rocce sedimentarie, in particolare calcare e dolomie formatesi tra il Triassico e l'Oligocene nell'Oceano Tetide, che allora ricopriva questa zona. L'innalzamento della catena ebbe inizio 40 milioni di anni fa, nell'ambito dell'orogenesi alpina.
Si possono trovare anche sporadici affioramenti di basalti e tufiti.[3][4] Col tempo gli agenti atmosferici hanno eroso le cime creando le forme attuali. Il versante occidentale dell'anticlinale maggiore presenta la stratificazione delle rocce a franapoggio, cioè disposte inclinate verso il lago, mentre il versante orientale dello stesso presenta la testata degli strati, spezzati e interrotti da faglie.
Nella val Dritta, vallata del versante occidentale dell'omonima cima, sono presenti tipiche rocce eruttive (basalto afibolico, trachidoleriti, monchiquiti, orneblenda bruna barkevikite).[5] Affioramenti di rocce basaltiche sono evidenti tra Spiazzi e Ferrara di Monte Baldo, anche nei pressi di Brentonico sulle carte geologiche sono segnalati basalti e tufiti in quantità.[6]
Nelle aree di Dossioli di Madonna della Neve, nella zona di Corna Piana[7] e nella Val Parol[8] (nel fondo della quale si trova il principale abisso del Trentino-Alto Adige) sono presenti vulcaniti facenti parte della cosiddetta Provincia Vulcanica Terziaria del Veneto Sud-Occidentale.[9] Diversi noduli ferrosi affioranti sui calcari sono rilevabili nella cosiddetta Contrada del Ferro nella zona di Ferrara di Monte Baldo.[10]
Il monte Baldo viene anche chiamato il giardino d'Europa per via del grande patrimonio floristico. Grazie alle sue caratteristiche morfologiche molto varie presenta varie zone climatiche, in particolare sono presenti la fascia mediterranea (fino ai 700 m), la fascia montana (dai 700 m ai 1.500 m), la fascia boreale (dai 1.500 m ai 2.000 m) e la fascia alpina (dai 2.000 m). Ognuna di queste fasce possiede una vegetazione diversificata.
Nella fascia mediterranea più bassa sono presenti soprattutto alberi ad alto fusto come il leccio, il carpino nero, l'orniello e la roverella. È molto diffusa anche la coltivazione dell'olivo, soprattutto sulle rive del lago di Garda, mentre poco più in alto (sempre nella fascia mediterranea) si possono trovare piantagioni di castagno, avena e foraggio. Vivono in questa fascia inoltre molte specie a fusto basso o senza fusto, come l'orchidea, il cappero, il rosmarino, il ligustrello, la lantana, l'ilatro, l'alloro, l'albero di Giuda, la saponaria rossa, la frassinella, la primula, il fior d'angiolo, la valeriana rossa, lo scotano e il bagolaro.
Lo stesso argomento in dettaglio: Orto botanico del Monte Baldo. |
Questa fascia è caratterizzata da foreste di faggio, tiglio, carpino nero e abete bianco. Sono presenti anche boschi di larice e peccio, l'acero di monte e oltre i 1.000 m vi sono molti pascoli e prati, in cui l'erba dominante è la gramigna, ma sono molto presenti anche erbe come i trifogli, l'anemone, il giglio, la dentaria e la scilla silvestre. Sono presenti anche la coralloriza, il caprifoglio, la madreselva.
La fascia boreale è composta soprattutto da pino mugo, ma sono presente anche il sorbo alpino, il ginepro alpino e l'erica. La flora di questa fascia è dotata di fioriture molto vistose, in particolare del croco bianco, della genziana, della vulneraria e, di grande importanza, le endemiche carice del Baldo (Carex baldensis), l'anemone del Baldo (Anemonoides baldensis) e la rara pianella della Madonna (Cypripedium calceolus).
Questa fascia è in assoluto la meno estesa, copre dai 2 000 m ai 2 200 m, ovvero le vette più alte, praticamente la dorsale rocciosa. La vegetazione è di tipo rupestre, e le uniche specie visibili sono la potentilla, il raponzolo e il rododendro. Ci sono anche altre erbe, di cui la più importante il raro caglio del monte Baldo (Galium baldense).
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Il massiccio del monte Baldo è caratterizzato da una grande varietà di fauna selvatica, ma, a causa della presenza dell'uomo, la grande varietà non è supportata dalla quantità di individui per singola specie. Vi sono, in compenso, una grande varietà e quantità di specie animali invertebrate, di cui alcune endemiche, come il coleottero pini (Cychrus cylindricollis), il quale si può trovare solo sul monte Baldo e nelle prealpi lombarde. Vi è una lepidotterofauna che conta ben 2 085 specie censite, più del 40% di tutte le specie classificate in Italia.
Gli uccelli sono abbastanza numerosi e si possono osservare specie come l'aquila reale (che conta attualmente due coppie nidificanti sul massiccio), il gheppio, la quaglia, il barbagianni, la civetta, il gufo reale, lo sparviero, l'astore, il corvo imperiale, la rondine comune, il rondone, il codirosso, il codirosso spazzacamino, il balestruccio, l'upupa, il picchio rosso maggiore, il picchio nero, il gallo cedrone, il fringuello, la cinciallegra, il pettirosso, l'allodola, il sordone e moltissime altre.
I mammiferi presenti sono il cervo, il capriolo, il camoscio alpino (reintrodotto nel 1987), la volpe, la faina, la martora, la donnola, l'ermellino, la marmotta (reintrodotta nel 1975), la lepre comune, il riccio, il moscardino, la crocidura minore, il toporagno alpino, l'arvicola delle nevi, il topo selvatico dal collo giallo, l'istrice, la talpa europea, il tasso, lo scoiattolo, l'arvicola di Fatio (presente qui con l'unica colonia del Trentino meridionale) e varie specie di chirotteri[11]. Inoltre, nel 2017 un esemplare di sciacallo dorato venne ripreso nella zona del Baldo con una fototrappola. Da allora si sono verificati altri sporadici avvistamenti di vari individui sul massiccio. C'è anche la segnalazione di un gatto selvatico riferente al Monte Altissimo, confermando la presenza della specie sul Baldo. Si segnalano anche saltuari avvistamenti di linci, difficilmente confermabili. Nel 2007 vi si stabilì un giovane esemplare di orso bruno proveniente dall'area del Parco Adamello-Brenta, nel Trentino Occidentale. Anche negli anni successivi si segnalarono tracce e avvistamenti di altri individui erranti, provenienti sempre dal Trentino[12].
Nel 2019 ci sono stati avvistamenti di lupi, provenienti dai vicini Monti Lessini[13]. Nel 2020 è stata registrata una prima cucciolata nata sul Baldo[14].
Sul Monte Baldo sono state trovate tracce di presenza umana fin dal paleolitico, fino a circa 2 000 m di altitudine. La maggior parte delle tracce dei primi uomini che hanno percorso il Monte Baldo è stata scoperta dall'archeologo veronese Domenico Nisi, che ha individuato un vero e proprio itinerario di passaggio in quota rilevando più di 100 siti. La strumentazione rinvenuta permette di comprendere che questa catena montuosa era molto frequentata in antico: vi sono labili testimonianze del Paleolitico Inferiore, abbondanti del Paleolitico Medio, uomo di Neanderthal, fino al Mesolitico recente.
Nisi sostiene che questa "pista" utilizzata dai primi cacciatori paleolitici è stata impiegata successivamente dagli ultimi cacciatori mesolitici e dai primi pastori: molto probabilmente Oetzi, la Mummia del Similaun, visto che aveva con sé selci del Monte Baldo, aveva percorso questa via di penetrazione che dalla pianura veneta (arco morenico del Lago di Garda) porta fino nel cuore delle Alpi costituendo la direttrice principale dei processi di antropizzazione della parte centrale della catena alpina (Trentino, Alto-Adige e Austria). Infatti, Nisi ha individuato per la prima volta al di là del Similaun, nell'attuale Austria, la presenza dei cacciatori mesolitici riconoscendo la principale via di penetrazione delle Alpi: Monte Baldo, Monte Stivo, Monte Bondone, Monte Paganella, Monti della Mendola, Ultental, Schnalstal, Similaun, Oetztal.
Durante il neolitico, la zona di Rivoli divenne luogo abitato per via del passaggio di vie che venivano dalle Alpi e dalla pianura Padana, e di questo periodo sono stati ritrovati pugnali, piccole statue e tre sepolture. Nell'età del bronzo sorsero numerosi villaggi, e sono stati ritrovati numerosi vasi decorati e oggetti risalenti a questo periodo. Precedentemente allo stanziamento dei Romani, erano insediate popolazioni retiche. I Romani cominciarono a stanziarsi dal I secolo a.C., per via dell'importanza strategica del luogo.
Durante la prima guerra d’indipendenza, il versante orientale del Monte Baldo fu teatro di avvenimenti bellici, legati all’importanza strategica, per l’esercito piemontese, del possesso dei passi Cerbiolo, Campione e Corona per il controllo della Valle di Novezza e della Val d'Adige, lungo le quali si muovevano le truppe dell'Esercito imperiale austriaco[15].
Il 18 giugno 1848, sulle alture di Basiana e Pravazzar, i Piemontesi, con un contingente di 700 uomini costituito da un battaglione di fanteria e da volontari bersaglieri, in gran parte studenti, riuscirono a respingere, dopo uno scontro durato circa tre ore, un attacco notturno portato da oltre 2 000 austriaci provenienti da Madonna della Neve. Lo scontro costò all'Esercito sabaudo tre morti e circa quindici feriti, agli austriaci una trentina di morti, vari feriti e una quindicina di prigionieri[15] Tra i piemontesi persero la vita i volontari bersaglieri Antonio Longoni, Sebastiano Roggiapane e Giovanni Battista Sacchieri.[15].
Il 22 luglio 1848 una compagnia dell'Esercito sabaudo resistette a lungo a un attacco di circa 6 000-7 000 austriaci sulla linea Sdruzzenà-Fortino di Peagne, grazie alle opere di difesa predisposte sul Fortino, tuttora visibili, tra cui un cannoncino; dopo quattro ore di combattimento venne dato l'ordine di ripiegare su Rivoli. La strenua difesa trattenne gli austriaci per il tempo sufficiente affinché i reparti dell'Esercito piemontese, di stanza a Rivoli, potessero ricevere rinforzi e conseguire la vittoria, che sarebbe stata vanificata poi dalla sconfitta di Custoza del 25 luglio. Alcuni caduti nello scontro, sia piemontesi sia austriaci, furono sepolti nella località Buse dei Morti, dove esiste ancora un tumulo con una grande croce recante alcuni nomi[15].
Sulle pendici del monte, nel territorio di Ferrara di Monte Baldo, scavato nella roccia, vi è il Santuario della Madonna della Corona, meta di pellegrinaggi.
Il Baldo ha sviluppato un turismo basato in particolare sull'escursionismo estivo, l'equitazione e sulla preservazione dell'ambiente naturale della montagna.
I rifugi presenti sono[16]:
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Lo sci sul Baldo incomincia negli anni trenta. Nel territorio trentino la prima stazione a nascere è Polsa, situata nell'alta Val di Brentonico (o altopiano), ai piedi del Corno della Paura.
In territorio veronese la prima stazione a nascere è Prà Alpesina, dove compare anche la prima seggiovia; situata vicino alle cime del Baldo sulla Montagna d'Alpesina.
Negli anni cinquanta e sessanta incomincia un boom dello sci: nasce prima la stazione sciistica dell'alpe di Costabella, con visuale dal Monte Bianco alla laguna di Venezia, successivamente nascono anche: la stazione di Passo Tratto Spino, sopra Malcesine con la costruzione della funivia Malcesine-Monte Baldo e la stazione di San Valentino ai piedi del Monte Altissimo di Nago sul Passo San Valentino.
Il Monte Baldo è ben descritto dal botanico e farmacista Francesco Calzolari ne Il viaggio di Monte Baldo della magnifica città di Verona nella quale si descrive con meraviglioso ordine il sito di detto monte et d'alcune parti ad esso contigue, et eziandio si narra d'alcune segnalate Piante et Herbe che ivi nascono et che nell'uso della medicina più di tutte l'altre conferiscono (1566)[17].
Traduzione dal latino:
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