La Garfagnana (Carfaniana in basso latino, detta anche Alta valle del Serchio) è un'area storico-geografica della provincia di Lucca, in Toscana, compresa tra le Alpi Apuane a ovest e la catena principale dell'Appennino tosco-emiliano a est, confinante a nord con la Lunigiana, a ovest con la Versilia e la provincia di Massa-Carrara, a est con la regione Emilia-Romagna (province di Modena e Reggio nell’Emilia) e a sud con la Media Valle del Serchio. Interamente attraversata dal fiume Serchio e dai suoi numerosi affluenti e ricchissima di boschi, con un'altitudine che varia tra i 132 e i 2054 metri s.l.m.. Storicamente fece parte della "Provincia Carfaniane" anche la Media Valle del Serchio, immediatamente a sud della Garfagnana, fino al torrente Fegana sul lato appenninico e fino al torrente Pedogna sul lato apuano.
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Alta valle del Serchio (Garfagnana) | |
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Panorama della Garfagnana | |
Stati | Italia |
Regioni | Toscana |
Province | Lucca |
Località principali | Castelnuovo di Garfagnana, Careggine, Camporgiano, Castiglione di Garfagnana, Fabbriche di Vergemoli, Fosciandora, Gallicano, Minucciano, Molazzana, Piazza al Serchio, Pieve Fosciana, San Romano in Garfagnana, Sillano Giuncugnano, Vagli Sotto, Villa Collemandina. |
Comunità montana | Unione Comuni Garfagnana |
Fiume | Serchio |
Superficie | 533,77 km² |
Nome abitanti | Garfagnini |
Sito web | |
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La Garfagnana offre un'ampia varietà di paesaggi, a partire da una fascia montana impervia e incontaminata, rocciosa sulle Alpi Apuane, prativa e dal declivio più dolce in Appennino, che si trasforma alle quote minori in una collina ricca di prati e coltivi di una particolare bellezza paesaggistica. Il corso del fiume Serchio con un ampio greto sassoso (in Garfagnino "la Jara") segna ovunque il centro del declivio della vallata.
La cima più alta della Toscana, il monte Prado (2054 m), si trova al confine tra la Garfagnana e l'Emilia-Romagna, mentre la cima più alta delle Alpi Apuane, il monte Pisanino (1947 m), si trova interamente in alta Garfagnana, dato che si stacca dallo spartiacque principale in direzione est.
Per quanto riguarda l'andamento della temperature e delle precipitazioni dell'ultimo trentennio, viene di seguito fatta una distinzione in base alla quota:
La neve in inverno è un fenomeno modesto al di sotto dei 400 metri s.l.m. (anche se spesso si tratta di accumulo scarsi o nulli), mentre al di sopra di tale quota è più frequente, in particolar modo oltre i 1000 metri s.l.m. dove le nevicate sono piuttosto abbondanti e la copertura nevosa al suolo può durare per settimane o mesi (in alcune aree più elevate in annate particolarmente favorevoli può durare da ottobre fino a maggio-giugno). La media nivometrica varia tra i 10 cm e valori >100 cm in base all'esposizione e all'altitudine.
I boschi, sia in base all'altitudine che all'esposizione sono occupati da varietà di piante, tipiche tra la sottozona fredda del lauretum di 2º tipo alla sottozona calda del Picetum in corrispondenza dei rilievi più elevati. Negli ultimi anni il clima permette all'ulivo la sua sopravvivenza e il ciclo di fruttificazione completa dal piano basale fino ad una quota media massima compresa tra i 400 e i 450 metri s.l.m. in base all'esposizione e ai microclimi.
La Garfagnana fu anticamente abitata da popolazioni liguri, che erano insediate anche nei territori limitrofi di Lunigiana, Versilia e Appennino tosco-ligure, e dagli Etruschi, presenti sia nel resto della Toscana che in Emilia-Romagna.[1][2] L'occupazione stabile dei Romani in Garfagnana e in Lunigiana risale alla prima metà del I secolo a.C..
In concomitanza con la totale deportazione delle locali tribù liguri ad opera dei Romani nel 180 a.C., furono fondate le colonie di Luni e Lucca. La Garfagnana e tutta la valle del Serchio assunsero all'epoca la denominazione di Foro Clodi (da non confondere col Forum Clodii che è nel Lazio).[3] Questa ultima è una pura teoria non suffragata da testimonianze, infatti per alcuni storici il Foro Clodi corrisponderebbe alla cittadina di Fivizzano in Lunigiana che poi nel primo medioevo prese il nome di Forum Verrucolae, cioè il luogo di mercato della vicina Fortezza della Verrucola. A testimonianza di questa tesi c'è la distanza segnata sulla mappa della Tabula Peuntingeriana che indica in XVI sedici miglia la distanza da Luni al Foro Clodi. Gruppi di indomiti Apuani, sfuggiti alla cattura, permasero tuttavia in zona per almeno altri cento anni controllando le alture della Garfagnana e della attuale Versilia, impedendo la realizzazione di un collegamento viario stabile tra Pisa e Luni lungocosta (cfr. Via Emilia Scauri e Lunezia).
Solo con l'avvento di Giulio Cesare (56 a.C.) gli Apuani furono stabilmente sottomessi, allorché fu costruita una scorciatoia viaria tra Lucca e l'odierna Massa (l'attuale Via Sarzanese) che corre ai piedi della Garfagnana, lato mare. Alla caduta dell'Impero Romano, la Garfagnana fu dominio longobardo che avevano fatto base nella fortezza Aghinolfi a Montignoso (MS) e da dove partirono per estendersi ulteriormente verso il centro e sud Italia.
Dopo la caduta del regno Longobardo, sotto l'incalzare dei Franchi di Carlo Magno, la Garfagnana, già parte del Ducato longobardo di Lucca, fu annessa alla marca di Tuscia. Dopo la definitiva conquista dei Franchi, il suo territorio venne diviso tra potenti famiglie feudali: Gherardinghi, Rolandinghi, Suffredinghi, di Dalli, Porcaresi, da Bacciano. Alcune terre vennero in possesso di Matilde di Canossa, alla quale viene attribuita la costruzione di chiese e ospedali.
Alla fine del XIV secolo, la Repubblica di Lucca cercò di annettere la Garfagnana per rafforzarsi contro Pisa e Firenze. Le numerose incursioni di Castruccio Castracani consentirono a Lucca di occupare la valle, ma il potere dei signori garfagnini non fu mai completamente soffocato.
Nel XV secolo, a più riprese, i comuni di Garfagnana fecero atto di dedizione agli Estensi: al marchese di Ferrara Niccolò III d'Este nel 1429, per le vicarie di Castelnuovo di Garfagnana, di Camporgiano e di Gallicano; al marchese di Ferrara Borso d'Este, per la vicaria di Terre Nuove nel 1451.
Non tutti i comuni decisero per questo passaggio dal dominio della Repubblica di Lucca a quello del Ducato di Ferrara. Alcuni, come Minucciano e Castiglione, restarono fedeli a Lucca. Altri fecero ritorno alla Repubblica, come parte della vicaria di Gallicano. Da questo momento, la Garfagnana si trovò divisa fra Lucca e Ferrara, con tutte le conseguenze che ne derivarono, specialmente nelle aree di confine. Fino alla metà del XIX secolo rimasero lucchesi i comuni attuali di Minucciano e Castiglione e parte di quelli di Gallicano (senza Trassilico) e Fosciandora (Treppignana, Riana e Lupinaia).
Nel XVI secolo la Garfagnana ebbe come Commissario ducale, per conto di Alfonso I d'Este, il poeta Ludovico Ariosto che, nella sua sede di Castelnuovo, amministrò la provincia dal 1522 al 1525 con saggezza e abilità. L'amministrazione dell'Ariosto in Garfagnana fu caratterizzata specialmente dall'attività di contrasto del fenomeno del banditismo, particolarmente di quello annidato nell'alta Garfagnana, a Ponteccio[4]. Il commissario-poeta ebbe spesso a che fare anche col temibile Moro del Sillico, un bandito locale, oggi reso popolare da una festa organizzata dagli abitanti di Sillico nel quale sono rievocati gli incontri tra il poeta e il fuorilegge[5].
Dopo la devoluzione del Ducato di Ferrara allo Stato Pontificio, nel 1598, il potere estense si trasferì a Modena, che divenne da quel momento la capitale anche della Garfagnana. Per alcuni secoli, la Garfagnana fu in conseguenza una provincia del Ducato di Modena e Reggio, eccetto il periodo napoleonico in cui fece parte prima della Repubblica Cispadana (quando si ebbe nella vallata un' insurrezione antifrancese repressa duramente) ed in seguito della Cisalpina e del Regno d'Italia. Nel 1859 la Garfagnana fu incorporata nella provincia di Modena[6], per poi passare sotto Massa-Carrara dal 1861[7]. In questo periodo si verificò un grande flusso migratorio degli abitanti della valle verso l'estero, in particolare verso gli Stati Uniti e l'Australia. Dal 1923 la Garfagnana è entrata a far parte della provincia di Lucca[8].
Amministrativamente divisa in 15 piccoli comuni ha come centro principale Castelnuovo di Garfagnana, situato nel fondovalle. Gli altri capoluoghi di comune suddivisi nei due versanti apuano ed appenninico sono in ordine alfabetico: Careggine, Camporgiano, Castiglione di Garfagnana, Fabbriche di Vergemoli, Fosciandora, Gallicano, Minucciano, Molazzana, Piazza al Serchio, Pieve Fosciana, San Romano in Garfagnana, Sillano Giuncugnano, Vagli Sotto e Villa Collemandina.
Il dialetto garfagnino (garfagnin) è un dialetto toscano, ed è suddiviso in due varietà: il "basso garfagnino" che fa parte del gruppo basso garfagnino-alto versiliese, e le parlate dell’Alta Garfagnana, dette "alto garfagnino" che risentono di maggiori influssi gallo-italici dai dialetti settentrionali.[9][10][11] Le influenze del dialetto lucchese (di tipo toscano) scompaiono man mano che si risale il Serchio e soprattutto nei paesi non situati in valle ma sulle alture: l'alto garfagnino (parlato a nord di Camporgiano nei comuni di Minucciano, Giuncugnano, Vagli, Sillano, Piazza al Serchio, in parte anche a San Romano, Villa Collemandina, Careggine), è infatti per alcuni aspetti più simile al massese e al lunigianese con influenze emiliane nei comuni addossati al confine di tale regione.
Numerosi segni portano a pensare che anche gli attuali dialetti di tipo basso garfagnino-alto versiliese (parlati fino ai torrenti Fegana, Sàlita e Lombricese) fossero un tempo parlate alto garfagnine poi in parte toscanizzatesi. La toscanizzazione è una tendenza che riguarda tutta la valle, causata anche dalla pressione dell'italiano e dal fenomeno del pendolarismo, giacché per lavoro o studio, buona parte della popolazione degli insediamenti garfagnini, gravita su Lucca e la Media Valle, aree linguisticamente più toscanizzate.
Tipica del dialetto garfagnino e alto-versiliese è la sonorizzazione della lettera 'c', che suona quasi come una 'g' (parole come pecora, spinaci e Federico, ad esempio, vengono pronunciate pegora, spinagi e Federigo). Tale tendenza è più accentuata per il suono dolce (palatale), meno per il suono duro (velare) della 'c'.
In Garfagnana sono diffusi i racconti popolari sulle streghe e gli streghi e su due folletti tipici della zona, il linchetto e il buffardello[12]. Diffusi (almeno fino agli anni ottanta) i segnatori, guaritori tradizionali della Garfagnana[13].
Importante tradizione popolare sono i natalecci di Gorfigliano: enormi torri di ginepro "tessute" intorno a un albero di cerro o di castagno, che vengono incendiate il 24 dicembre come tradizione millenaria[14].
Si produce il neccio della Garfagnana, a base di farina di castagne. La lavorazione che il prodotto richiede ha da tempi lontani impegnato l’uomo a realizzare opere che consentissero di agevolare le operazioni di trasformazione. Riscontriamo così sul territorio la presenza di molte strutture usate per l’essiccazione delle castagne, i metati, e per la macinatura delle stesse. Secondo stime approssimative nell’area considerata, si calcola che nel 1950 i metati fossero circa 5000, mentre nel 1800 erano presenti circa 245 mulini.
Queste strutture hanno caratteristiche architettoniche e strutturali particolari tanto che, sia nel disciplinare che nei regolamenti edilizi comunali, esistono vincoli affinché le stesse possano essere preservate, come espressione della cultura locale ed a manifestazione del legame con l’ambiente.[15]
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