L'Ofanto (AFI: /ˈɔfanto/,[2] dal latino Aufidus) è il più importante fiume della Puglia per lunghezza, bacino e ricchezza d'acque; inoltre, con i suoi 134 km totali di corso, risulta anche il secondo fiume più lungo fra quelli che sfociano nell'Adriatico a sud del Reno (dopo l'Aterno-Pescara) e uno dei più lunghi dell'Italia meridionale dopo lo stesso Aterno-Pescara, il Volturno, il Basento e l'Agri.
Ofanto | |
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Un ponte romano sull'Ofanto presso Canosa di Puglia | |
Stato | Italia |
Regioni | Basilicata Campania Puglia |
Lunghezza | 134[1] km |
Portata media | 14,30 m³/s |
Bacino idrografico | 2 764[1] km² |
Altitudine sorgente | 715 m s.l.m. |
Nasce | Torella dei Lombardi 40°54′47.54″N 15°06′24.53″E |
Sfocia | Mare Adriatico tra Barletta e Margherita di Savoia 41°21′32.24″N 16°11′51.11″E |
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(LA)
«Sic tauriformis voluitur Aufidus, |
(IT)
«Così irrompe l'Ofanto tauriforme, |
(Orazio, Odi, Liber IV Od. 14, v. 25) |
La base idronimica è *-auf[3][4] oppure un più antico *oudh, col significato di ‘ricco, abbondante’ e assegnato a un ambito linguistico risalente al "paleoeuropeo", con successiva evoluzione dh > f (come in buona parte dell'area italica).[5] Rohlfs lo assegna al sostrato osco.[6]
Nell'Italia antica il fiume Ofanto fu conosciuto con il nome di Aufidus ed è celebre per vari motivi: nei pressi dell'Aufidus fu combattuta la battaglia di Canne; fu celebrato più volte nelle sue liriche da Quinto Orazio Flacco. Lungo il corso di questo fiume sorgevano antiche città che furono protagoniste di molti eventi storici importanti, possiamo citarne alcune: Compsa (attuale Conza della Campania), Canusium (attuale Canosa di Puglia), la rocca di Canne (dove fu combattuta una sanguinosa battaglia[7]), l'antica Aufidena e non distante Venusia (l'odierna Venosa).
Una delle prime citazioni storiografiche del fiume Aufidus lo riporta Polibio. Lo storico greco menziona il fiume riportando gli eventi che caratterizzarono la battaglia di Canne.
Lucio Emilio il giorno seguente, non approvando la risoluzione di combattere, né però potendo di là ritirare l'esercito, con le due parti delle truppe si accampò in riva al fiume Aufidus, il quale è l'unico fiume che attraversa l'Appennino (in greco «εἰς δὲ τὴν ἐπαύριον ὁ Λεύκιος οὔτε μάχεσθαι κρίνων οὔτε μὴν ἀπάγειν ἀσφαλῶς τὴν στρατιὰν ἔτι δυνάμενος τοῖς μὲν δυσὶ μέρεσι κατεστρατοπέδευσε παρὰ τὸν Αὔφιδον καλούμενον ποταμόν, ὃς μόνος διαρρεῖ τὸν Ἀπεννῖνον»).[8]
Il paragrafo poi continua con un particolare importante, infatti, l'Aufidus risulta essere l'unico fiume del Mezzogiorno che ha le sorgenti sul lato tirrenico degli Appennini:
Quella catena di monti [gli Appennini] che forma uno spartiacque di tutti i fiumi italiani che scorrono da ovest al Tirreno o da est all'Adriatico. Questa catena è attraversata dall'Aufidus, che nasce nel versante vicino al Tirreno, e sfocia nell'Adriatico (in greco «τοῦτο δ᾽ ἔστιν ὄρος συνεχές, ὃ διείργει πάσας τὰς κατὰ τὴν Ἰταλίαν ῥύσεις, τὰς μὲν εἰς τὸ Τυρρηνικὸν πέλαγος, τὰς δ᾽ εἰς τὸν Ἀδρίαν: δι᾽ οὗ ῥέοντα συμβαίνει τὸν Αὔφιδον τὰς μὲν πηγὰς ἔχειν ἐν τοῖς πρὸς τὸ Τυρρηνικὸν κλίμασι τῆς Ἰταλίας, ποιεῖσθαι δὲ τὴν ἐκβολὴν εἰς τὸν Ἀδρίαν — τῷ δὲ τρίτῳ πέραν»).[8]
Altre indicazioni ci arrivano da Strabone:
Da Barium al fiume Aufidus, lungo il quale i Canusiti hanno stabilito il loro emporio, ci sono 400 stadi. Risalendo il fiume, l'emporio si trova a 90 stadi (in greco «ἐκ δὲ Βαρίου πρὸς τὸν ποταμὸν Αὔφιδον, ἐφ᾽ ᾧ τὸ ἐμπόριον τῶν Κανυσιτῶν, τετρακόσιοι: ὁ δ᾽ ἀνάπλους ἐπὶ τὸ ἐμπόριον ἐνενήκοντα»).[9]
Anche Orazio menzionò più volte l'Aufidus e lo celebrò come il fiume presso il quale egli era nato:
Ne forte credas interitura quae / longe sonantem natus ad Aufidum / non ante volgatas per artis / verba loquor socianda chordis.[10]
Il fiume viene nominato anche nel poema epico di Publio Virgilio Marone la famosa Eneide (libro XI, verso 405); durante la guerra che contrappone Enea e i suoi compagni ai popoli indigeni, all'arrivo dei Troiani esuli sulle coste dell'Italia:
...dal mar se ne torna per paura l'Àufido indietro.[11]
Un'altra fonte antica che descrive l'Aufidus è la Tabula Peutingeriana, una copia del XII-XIII secolo di un'antica carta romana che mostrava le vie militari dell'impero.
La sua sorgente si trova sull'Altopiano Irpino a 715 m d'altezza, sotto il piano dell'Angelo, a sud di Torella dei Lombardi, in provincia di Avellino. Attraversa parte della Campania e della Basilicata, scorrendo poi prevalentemente in Puglia. Sfocia nel mare Adriatico, tra Barletta e Margherita di Savoia. Esso è lungo 134 km e si suddivide in Alto Ofanto (parte irpina del fiume), Medio Ofanto (parte lucana e prima parte pugliese) e Basso Ofanto (seconda parte pugliese del fiume).
L'Alto Ofanto attraversa un territorio con una intrinseca fragilità geologica, con frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico e forte grado di sismicità, inoltre, interessante è anche l'andamento pluviometrico: si registra una piovosità media pari a 790 mm annui, con punte di 1 100-1 200 mm. Il Medio Ofanto è la parte che lambisce il Vulture e il Subappennino dauno. Il Basso Ofanto si presenta diverso geologicamente ed è caratterizzato da una minore piovosità (pari a circa la metà di quella che si registra nella parte irpina del fiume), tipica della Puglia.
Alla fine del suo corso, l'Ofanto termina con una foce a delta, anche se in rapido arretramento verso un estuario. La pendenza media del fiume è dello 0,533%. L'Ofanto ha un regime marcatamente torrentizio con piene notevoli in autunno e inverno per le precipitazioni e magre notevolissime in estate. A dispetto poi della notevole lunghezza ed estensione di bacino la sua portata media alla foce è abbastanza scarsa (circa 15 metri cubi al secondo)[12].
Il bacino idrografico dell'Ofanto occupa un'area di 2 780 km² risultando così uno dei più estesi del Mezzogiorno. In esso abitano 422 423 persone. Oltre al corso principale del fiume comprende anche svariati affluenti tra i quali ricordiamo:
All'interno del bacino dell'Ofanto sono presenti alcuni invasi idrici indispensabili per la popolazione e per l'economia a causa della scarsità d'acqua soprattutto nelle zone delle Murge. Gli invasi sono quelli di Conza, Osento, Marana Capacciotti, Rendina, Locone, Lampeggiano, S.Pietro e Saetta. Questi invasi hanno ridotto notevolmente la portata d'acqua del fiume, non più ricca e abbondante come quella di un tempo.
Le città e i paesi attraversati in provincia di Avellino sono: Aquilonia, Cairano, Calitri, Conza della Campania, Lacedonia, Lioni, Monteverde, Morra De Sanctis, Nusco, Sant'Andrea di Conza, Sant'Angelo dei Lombardi, Teora, Torella dei Lombardi (sorgente), per un totale di 14 comuni e una popolazione di circa 50 000 abitanti.
I territori comunali attraversati in provincia di Potenza sono quelli di: Atella, Melfi, Lavello, Pescopagano, Rapone, Rionero in Vulture, Ruvo del Monte per un totale di sette comuni e una popolazione di circa 50 000 abitanti.
Le città e i paesi attraversati in provincia di Foggia sono: Ascoli Satriano, Candela, Cerignola, Rocchetta Sant'Antonio, per un totale di quattro comuni e una popolazione di 66 996 abitanti.
Le città e i paesi attraversati in provincia di Barletta-Andria-Trani sono: Barletta (che ne ospita anche la foce), Canosa di Puglia, Margherita di Savoia (foce), Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli, per un totale di sette comuni e una popolazione di 179 414 abitanti.
I Comuni attraversati, lambiti o interessati dal fiume partecipano alle Ofantiadi, manifestazione sportiva multidisciplinare.
Le specie più importanti di flora presenti lungo il corso del fiume sono: graminacee alofite, fragmiteti o cannuccia di palude, canneti, pioppo, noce, saliceti, tamerici, salsola, salicorna e limonio.
Tra la fauna sono presenti svariate specie di invertebrati (nematodi, copepodi, cladoceri, oligocheti e ditteri chironomidi).
Nelle acque si trovano pesci (carpa, carassi, cheppia, pescegatto, cefalo e anguilla).
Lungo le sponde è possibile incontrare mammiferi (talpa, lepre, cinghiale, tasso, volpe, donnola, faina, lontra, riccio, istrice e topo campagnolo).
Rappresentati anche rettili (bisce d'acqua e biacco) e anfibi (rane, rospi e raganelle).
Il genere degli uccelli nidificanti è rappresentato da (beccamoscio, pendolino, cannaiola, cannareccione, passero, cardellino (Carduelis carduelis), verzellino, gazza ladra, folaga (Fulica atra), gallinella d'acqua (Gallinula chloropus),
Gli uccelli di passo sono (nitticore, tarabusi, pittime, beccacce di mare, cannareccione, ballerine bianche e gialle, gabbiani, porciglione, cormorano, airone cenerino (Ardea cinerea), airone rosso (Ardea purpurea), tuffetto, garzetta, avocetta, cavaliere d'Italia, beccapesci, svasso maggiore, martin pescatore (Alcedo atthis), germano reale (Anas platyrhynchos), mestolone, noriglione, moretta, marzaiola, piro piro[non chiaro], corriere piccolo, tortora (Streptopelia turtur), quaglia, cappellaccia, tordo, fringuello, storno).
I rapaci presenti sono grillaio (Falco naumanni) e gheppio (Falco tinnunculus).
Dal 2003 è stato istituito dalla regione Puglia il Parco naturale regionale Fiume Ofanto, che ha cominciato ad attirare qualche turista.
La fauna ittica del fiume Ofanto non è dissimile da quella di tutti i principali fiumi irpini. Si trovano principalmente le seguenti specie di pesci autoctone: la trota fario (Salmo trutta), l'anguilla (Anguilla anguilla), la tinca (Tinca tinca) e il cavedano italico (Squalius squalus).
Tra le specie endemiche e che necessitano di particolare tutela si annoverano il barbo tiberino (Barbus tyberinus), la rovella (Rutilus rubilio), l'alborella appenninica (Alburnus albidus) e la scardola scardafa (Scardinius scardafa).
Mentre tra le specie alloctone vi sono: la trota iridea (Oncorhynchus mykiss), il cavedano europeo (Squalius cephalus), la carpa comune (Cyprinus carpio), il pesce rosso (Carassius auratus), il pesce gatto (Ameiurus melas), il persico sole (Lepomis gibbosus) e il persico trota (Micropterus salmoides), tutte specie che costituiscono una grave minaccia di estinzione per le specie endemiche.
Le fonti primarie sono state consultate nelle biblioteche digitali di The Latin Library e LacusCurtius:
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