Il Miscano è un fiume (o torrente[5]) dell'Appennino campano avente una lunghezza di circa 32 km.[1]
Miscano | |
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Il fiume Miscano all'altezza della stazione ferroviaria di Montecalvo; sullo sfondo è visibile il ponte dell'ex strada statale 414. | |
Stato | Italia |
Regioni | Puglia Campania |
Province | Foggia Benevento Avellino |
Comuni | Faeto, Roseto Valfortore, Castelfranco in Miscano, Ginestra degli Schiavoni, Ariano Irpino, Montecalvo Irpino, Casalbore, Buonalbergo, Apice |
Lunghezza | 32 km[1] |
Bacino idrografico | 232,80 km²[2] |
Altitudine sorgente | 970 m s.l.m.[3] |
Altitudine foce | 170 m s.l.m.[3] |
Nasce | monti della Daunia[4] 41°19′10.02″N 15°08′22.88″E |
Affluenti | (da destra) torrente Ginestra |
Sfocia | fiume Ufita 41°08′51.58″N 14°57′24.19″E |
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Sorge da un gruppo di ruscelli alle falde sud-occidentali del monte Difesa (a circa 970 m s.l.m. tra i territori di Faeto, Castelfranco e Roseto, nei monti della Daunia), tuttavia assume il nome "Miscano" soltanto a partire dal casale Campanaro (un antico feudo abbaziale della diocesi di Ariano, localizzato a 515 m s.l.m. proprio lungo l'alto corso del fiume[6]). Presenta un andamento complessivamente tortuoso nel medio-alto corso; nei primi 4 km ha una pendenza media dell'8%. Durante tutto il suo percorso riceve molti affluenti di piccole dimensioni, detti canali o valloni; il tributario più importante è però il torrente Ginestra (16 km)[1], proveniente dall'omonimo comune. Termina il suo percorso confluendo nell'Ufita presso Tignano Scalo, dopo aver superato un dislivello di 800 metri[7].
Le bolle della Malvizza, ossia i vulcanelli di fango che emergono da un pianoro alla destra del fiume, costituiscono un tratto peculiare del corso del Miscano.[8]
Lo stesso argomento in dettaglio: Valle del Miscano. |
Il bacino del Miscano ha rappresentato fin da tempi remoti un'importante via di comunicazione tra Campania e Puglia[7]. Lungo la sua valle sono stati infatti individuati insediamenti neolitici nel sito de La Starza, altri di epoca sannitica in agro di Casalbore[7], mentre di origine romana è il vicus di Aequum Tuticum, ubicato all'incrocio fra le vie Aemilia, Herculia e Traiana. Di quest'ultima strada sopravvivono i resti di due ponti sul Miscano: quelli cospicui del ponte di Santo Spirito (alla confluenza con il torrente Ginestra)[9] e quelli meno appariscenti ma comprensivi di un'iscrizione lapidea del ponte della Malvizza (a valle di Aequum Tuticum)[10]; quest'ultimo era detto ponte del Diavolo nell'atlante geografico del regno di Napoli, ma a seguito del suo disfacimento fu il ponte di Santo Spirito ad essere così soprannominato[11].
Citato fin dal X secolo con il nome di Misclanu,[12] il fiume in epoca contemporanea è varcato da cinque ponti ferroviari (tutti costruiti nel corso del XIX secolo al servizio della linea Napoli-Foggia, anche se alcuni di essi furono successivamente rifatti) e altrettanti ponti stradali. Tra questi ultimi, il più antico è il ponte Bagnaturo della strada provinciale Ariano-Castelfranco, realizzato nel 1867 dal costruttore Pasquale Conforti[13]; seguirono il ponte della stazione di Montecalvo (lungo l'ex strada statale 414, secoli XIX-XX), il ponte della strada statale 90 bis (metà XX secolo), il ponte della stazione di Castelfranco (edificato in contemporanea al precedente) e infine il ponte interpoderale Pescheta a valle delle Tre Fontane (secoli XX-XXI). Di contro, il tratturo Pescasseroli-Candela oltrepassa il fiume a guado.[3]
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