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Il canale di Serse è una ciclopica opera di ingegneria idraulica progettata, a fini bellici, da Serse I di Persia, quale atto propedeutico all'invasione della Grecia per mare, nella seconda spedizione delle guerre persiane.

Il canale in una carta del XIX secolo
Il canale in una carta del XIX secolo

L'idea


L'intento dell'opera era quello di tagliare l'istmo della più orientale delle tre propaggini che costituiscono la penisola Calcidica: vale a dire il promontorio del Monte Athos.
Erodoto narra come il canale dovesse permettere il passaggio delle navi persiane, evitando le insidie del pericoloso periplo del promontorio di Athos, che, già nella spedizione precedente (nel 492 a.C.), si era rivelato rovinoso per le sorti della flotta, condottavi da Mardonio.

Una simile motivazione, già allo stesso Erodoto, doveva tuttavia apparire sproporzionata rispetto all'impegno da profondere nella sua realizzazione, soprattutto se la si confronta con la più facile alternativa del trasporto delle navi sulla terraferma.
Lo stesso storico di Alicarnasso fa mostra di ritenere come la reale motivazione dell'opera dovesse risiedere invece nella mania di grandezza del re persiano.
Ma poteva esserci, probabilmente, un ulteriore motivo: una simile impresa avrebbe fornito una notevole ostentazione di potere, trasformandosi in una potente arma nell'ambito di quella campagna di propaganda bellica e di guerra psicologica che Serse andava abilmente intessendo nella fase preparatoria all'invasione. Non bisogna dimenticare che il re persiano, durante la marcia di avvicinamento alla Grecia, aveva già offerto una spettacolare ostentazione di potere con lo scenografico transito dell'armata persiana sul ponte di barche sull'Ellesponto, un'altra notevole opera ingegneristica.


Fonti antiche


Seguendo Erodoto, la larghezza dell'istmo, nel punto da sezionare, era di circa 12 stadi, corrispondenti a oltre 2 chilometri.

La lingua di terra venne suddivisa in settori, ciascuno assegnato a una delle diverse nazionalità che partecipavano alla spedizione (ma allo scavo contribuirono anche gli abitanti del luogo). La direzione dei lavori fu affidata ad Artachea (figlio di Arteo) e Bubare (figlio di Megabazo), entrambi persiani.

Lo scavo procedeva sollevando i materiali su per i gradini intagliati nelle pareti appositamente sagomate.
I più ingegnosi, ci riferisce Erodoto, si rivelarono, come sempre, gli astuti Fenici. Questi, nel tratto di loro competenza, adottarono una tecnica di scavo a pareti oblique, anziché verticali. Questa scelta, sebbene richiedesse una superiore mole di scavo, dovendosi partire da un invaso più largo, veniva ampiamente ripagata dal più agevole trasporto dei materiali di risulta lungo i fianchi inclinati.

La larghezza del canale doveva consentire il passaggio contemporaneo di due triremi affiancate spinte a forza di remi. Poiché l'ingombro di una trireme in fase di spinta era di circa 12 metri, se ne deduce, da questa descrizione, una larghezza di 25 metri e oltre.

Il completamento dell'opera, tra turnazioni dei lavoratori e imperiali frustate, richiese tre anni.

Erodoto ci informa come, durante la costruzione, sopraggiungesse la morte per malattia di Artachea, uno dei due direttori dei lavori. Artachea viene descritto come il più alto tra i Persiani («5 cubiti imperiali meno 4 dita» - circa 2,15 metri) e dotato della voce più tonante del mondo (una qualità che dovette tornargli senz'altro utile durante la direzione dei lavori).
Serse, affranto, gli tributò grandi onori erigendogli un tumulo a cui contribuì tutto l'esercito. Il tumulo è probabilmente identificabile con la collina presente presso lo sbocco occidentale del canale.[1]


Studi moderni


La storiografia moderna ha sempre guardato con notevole scetticismo alla descrizione di Erodoto, in particolare per l'assenza di tangibili resti di tale opera ingegneristica.

Questo ha portato molti a ritenere più probabile che le navi siano state tuttalpiù trasportate sulla terraferma, attraverso un invaso o una pista tracciata.

Per questi motivi l'effettiva costruzione del canale, sebbene attestata da una fonte storica, è sembrata, per lungo tempo, essere solo ipotetica.
Il motivo psicologico che avrebbe portato Erodoto ad una simile falsificazione sarebbe da rinvenire nella volontà del logografo di ingigantire la potenza persiana e far così risaltare la successiva impresa dei Greci.[senza fonte]

Già nel XIX secolo alcuni studiosi o anche solo curiosi hanno riferito di tracce che potevano essere attribuite al canale.

Negli anni novanta del XX secolo una ricerca multidisciplinare, svolta in sinergia tra archeologi, ingegneri e geofisici, di varia provenienza, utilizzando avanzate tecniche di prospezione geofisica, fotografica, sismica, sedimentologica[2], ha fornito conferma non solo della effettiva esistenza dell'opera ma anche della fondatezza della tradizione erodotea circa le caratteristiche tecniche della realizzazione.

La ricerca è stata in grado di determinare, ad esempio, la larghezza del canale, rivelatasi essere di 25–35 m nella parte alta e di 20 m sul fondale. La profondità del canale, dall'attuale livello del suolo, sulla base delle discontinuità dei sedimenti depositatisi, è stata stimata in 14–15 m.

L'analisi del controverso sbocco a sud ha poi escluso l'esistenza di ostacoli e discontinuità nella costruzione, confermando che, quasi certamente, l'opera fu interamente completata.

Anche l'assenza di organismi marini nella parte centrale del canale sembra avvalorare la narrazione erodotea, secondo la quale il canale fu abbandonato a se stesso subito dopo il suo utilizzo. La mancanza di manutenzione portò rapidamente all'ostruzione del passaggio in seguito al collasso delle pareti. Questa circostanza sembra suggerire, nelle parole degli stessi scopritori, «che Serse costruì il canale non meno per ottenerne prestigio e quale dimostrazione di forza che per il suo mero ruolo funzionale».


Note


  1. Si veda la documentazione fotografica su Livius.org Archiviato il 15 ottobre 2012 in Internet Archive.
  2. (EN) The Canal of Xerxes in Northern Greece; Explorations 1991-2001, su gein.noa.gr (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2006).

Bibliografia


Fonti primarie
Fonti secondarie

Approfondimenti bibliografici



Pubblicazioni archeologiche



Conferenze e simposi



Sui metodi geofisici di indagine



Altri progetti



Collegamenti esterni


Il testo erodoteo in italiano, in inglese e in greco:

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На других языках


[de] Xerxes-Kanal

Der Xerxes-Kanal (griechisch Διώρυγα του Ξέρξη, vgl. altgr. ἡ τοῦ Ξέρξου διῶρυξ[1]) war ein vom persischen Großkönig und Pharao Xerxes I. angelegter und schiffbarer Kanal auf der Halbinsel Chalkidiki der heutigen griechischen Verwaltungsregion Zentralmakedonien. Heute ist der Kanal verlandet, seine Lage ist am Boden kaum noch, auf Satellitenaufnahmen aber gut zu erkennen.[2]

[en] Xerxes Canal

The Xerxes Canal (Greek: Διώρυγα του Ξέρξη) was a navigable canal through the base of the Mount Athos peninsula in Chalkidiki, northern Greece, built by king Xerxes I of Persia in the 5th century BCE. It is one of the few monuments left by the Persian Empire in Europe.[1]

[es] Canal de Jerjes

El canal de Jerjes (o foso de Acanthe) fue un canal de navegación excavado en el norte del istmo de la península del monte Athos, en la Calcídica (Grecia) por orden del rey aqueménida Jerjes I en torno al año 480 antes de Cristo con motivo de facilitar la movilización de su flota de 1207 trirremes y 3000 barcos de 50 remeros durante la segunda guerra médica.
- [it] Canale di Serse

[ru] Ксерксов канал

Ксерксов канал (Ксерксис[1], греч. Διώρυγα του Ξέρξη) — древний судоходный канал в самом узком месте полуострова Акта (ныне Айон-Орос), построенный в 480 году до н. э. по приказу персидского царя Ксеркса I во время греко-персидских войн[2]. Соединял Аканфский (ныне Иерисос) и Сингитский (ныне Айон-Орос) заливы[3]. О канале сообщали Геродот[2] и Фукидид[4]. Один из немногих памятников, оставленных персами в Европе. До 1920-х годов по руслу канала проходила граница Афона[5].



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