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Il lago di Valvestino è un lago artificiale situato in provincia di Brescia, Lombardia. È stato formato dalla costruzione della diga di Ponte Cola sul torrente Toscolano nel 1962 per la produzione di energia idroelettrica. È compreso quasi interamente nel comune di Gargnano, con una piccola parte pertinente al comune di Valvestino. È alimentato anche dal torrente Droanello e dalla galleria artificiale che raccoglie le acque del torrente San Michele nel comune di Tremosine sul Garda e dal Rio Costa.

Lago di Valvestino
Stato  Italia
Regione  Lombardia
Provincia  Brescia
Comune Gargnano, Valvestino
Coordinate 45°43′00″N 10°36′42″E
Altitudine 503 m s.l.m.
Dimensioni
Superficie 1,38 km²
Profondità massima 38 m
Volume 0,05225 km³
Idrografia
Origine lago artificiale
Bacino idrografico 97,25 km²
Immissari principali Toscolano, Droanello e Rio Costa
Emissari principali Toscolano
Lago di Valvestino

Geografia


Il Monte Palotto (1.369 m) e il Monte Fassane (1.188 m) limitano il lago a nord mentre a sud ci sono il Monte Pracalvis (1.164 m), il Monte Alberelli (1.166 m) e il Monte Albereletti (844 m). Il lago è situato parte nel cuore della riserva naturale Gardesana Occidentale e parte nel Parco regionale dell'Alto Garda Bresciano, il paesaggio è incontaminato, una fitta foresta fornisce l'habitat per la fauna selvatica composta da cervi, caprioli e mufloni.

Nella Valle di Vesta, raggiungibile solo a piedi o in barca, vi è la presenza di alcune grotte e fino agli anni '50 del secolo scorso il legname copioso ivi presente era sfruttato dai carbonai della Val Vestino per la produzione del carbone vegetale.

Periodicamente, con l'abbassarsi delle acque, riemergono dal lago le rovine della vecchia Dogana, un tempo snodo cruciale per il passaggio di uomini e merci nel territorio circostante. [1] Il lago è isolato e poco sviluppato per i turisti ed è raggiungibile da Gargnano o da Idro.


Storia



La Dogana sommersa. Il vecchio confine di Stato di Lignago e il Casello di Dogana di Gargnano detto della Patoàla e le sue due sezioni


Il territorio della Val Vestino divenne italiano ufficialmente il 10 settembre 1919 con il trattato di pace di Saint Germain: verso il 1934 fu posizionata per volontà dell'allora segretario comunale di Turano, Tosetti, una targa lapidea all'inizio della Valle del Droanello presso l'ex strada provinciale che correva lungo il greto del torrente Toscolano, nella località Lignago. Essa indicava il vecchio confine esistente tra il Regno d'Italia e l'Impero d'Austria-Ungheria dal 1802 fino al termine della Grande Guerra, nel 1918. Questa lapide fu poi ricollocata con la costruzione dell'invaso artificiale nel 1962 nella posizione attuale, sempre in località Lignago, presso il terzo ponte del lago di Valvestino, detto della Giovanetti prende il nome dalla ditta che lo costruì[2], mentre a poca distanza da questa l'edificio della vecchia caserma della Patoàla della Regia Guardia di Finanza è oggi sommerso dalle acque della diga. Questo era stato costruito nel XIX° secolo, quando ancora il lago non c’era, serviva a controllare il transito delle merci attraverso il confine. Fu poi dismesso dopo la fine della guerra e delle ostilità, esattamente nel 1919.

Un casello di Dogana esisteva originariamente al Ponte Cola, già a partire dal 1859 a seguito della cessione da parte dell'Austria, sconfitta, della Lombardia al Regno d'Italia, precisamente sul Dosso di Vincerì, ove sorge l'attuale diga del lago di Valvestino. Infatti il 30 dicembre 1859 il re Vittorio Emanuele II istituì nelle provincie della Lombardia gli uffici di dogana a Gargnano, Salò, Limone del Garda, Anfo, Ponte Caffaro, Bagolino e Hano (Capovalle), quest'ultimo dipendente dalla sezione di Maderno e dall'Intendenza di Finanza di Brescia. Due mesi dopo, con la circolare del 20 febbraio 1860 n.1098-117 della Regia Prefettura delle Finanze inviata alle Intendenze di Finanza del Regno si emanavano le prime disposizioni a riguardo della vigilanza sulla linea di confine di Stato e prevedeva che: "Nella Provincia di Brescia e sotto la dipendenza di quell' Intendenza delle Finanze si stabilirà un'altra Sezione della Guardia di finanza che avrà il N. XIII ed il cui Comando risiederà a Salò, per la Dirigenza dei Commissariati di Salò e di Vestone, e inoltre di un Distretto di Capo indipendente a Tremosine incaricato della sorveglianza del territorio al disopra di Gargnano[3]".

Nel 1870 era già attiva la sezione del Casello di Gargnano presso l'abitato di Hano, sul Dosso Comione, a controllo dell'accesso carrabile della Val Vestino verso Moerna e come ricevitore reggente di 8ª classe figurava Vincenzo Bertanzon Boscarini. Ma è nel 1874 con il riordino delle dogane che il casello fu spostato più a nord in località Patoàla e chiamato nei documenti ufficiali Casello di Gargnano con due sezioni di Dogana: una a Bocca di Paolone e l'altra a Hano, Capovalle, in località Comione. Secondo la legge doganale Italiana del 21 dicembre 1862, i tre caselli essendo classificati di II ordine classe 4^, avevano facoltà di compiere operazioni di esportazione, circolazione e importazione limitata, e III classe per l'importanza delle operazioni eseguite, era previsto che al comando di ognuno vi fosse un sottufficiale, un brigadiere. I militari della Regia Guardia di Finanza dipendevano gerarchicamente dalla tenenza del Circolo di Salò per il Casello di Gargnano (Patoàla), la sezione di Bocca di Paolone e la caserma di monte Vesta, la sezione di Hano (Comione) dalla tenenza di Vesio di Tremosine, mentre le Dogane dalla sede della Direzione di Verona.

La caserma sul monte Vesta e quella di Bocca Paolone furono costruite nel 1882, quest'ultima fu ampliata nel 1902 ed era considerata una sezione della Dogana, come quella di Hano a Comione i cui lavori di rifacimento terminarono nel 1896, in quanto collocata in un luogo distante dalla linea doganale, classificato come un posto di osservazione per vigilare ed accettare l'entrata e l'uscita delle merci. Le casermette dette demaniali di monte Vesta con quelle di Coccaveglie a Treviso Bresciano e più a sud del Passo dello Spino a Toscolano Maderno e della Costa di Gargnano completavano la cinturazione della Val Vestino con lo scopo principale del controllo dei traffici e dei pedoni sui passi montani. Le merci non potevano attraversare di notte la linea doganale, ossia mezz'ora prima del sorgere del sole e mezz'ora dopo il tramonto dello stesso. Era previsto dalle disposizioni legislative che la "Via doganale" fosse "la strada che dalla valle Vestino mette nel regno costeggiando a diritta il fiume Toscolano: rasenta quindi la cascina Rosane e di scende al fiume Her, ove si dirama in due tronchi, uno dei quali costeggiando sempre il detto fiume conduce a Maderno e l'altro per la via dei monti discende a Gargnano". Le pene per il contrabbando erano alquanto severe, prevedendo oltre all'arresto nei casi più gravi, la confisca delle merci o il pagamento di un valore corrispondente, la perdita degli animali da soma o da traino, dei mezzi di trasporto sopra cui le merci fossero state scoperte. Temperava, però, tale eccessivo rigore, il sistema delle transazioni, grazie alle quali era possibile concordare l'entità della sanzione applicabile, anche con cospicue riduzioni della pena edittale.

A seguito del trattato commerciale tra il Regno e l'Austria Ungheria del 1878 e del 1887 furono consentite particolari agevolezze ad alcuni prodotti pastorali importati dalla Val Vestino qualora fossero accompagnati dal certificato d'origine. Era previsto che la Dogana di Casello della Patoàla nel comune di Gargnano, della sezione di Casello di Bocca di Paolone a Tignale o della sezione di Casello di Comione a Capovalle dovessero ammettere, come una riduzione del 50 per cento sul dazio: 25 quintali di formaggio, 65 di burro e 30 di carne fresca.

Nel 1892 le esenzioni fiscali fin lì praticate non furono bene accolte da alcuni politici del parlamento del Regno, che sottolinearono negli atti parlamentari: "Né vogliamo passare sotto silenzio i pensieri che hanno destato in noi le nuove clausole per la magnesia della Valle di Ledro e i prodotti pastorali di Val Vestino. Con queste clausole si aumenta, a favore dell'Austria, il numero, già abbastanza ragguardevole, delle eccezioni, mediante le quali le due parti contraenti accordano favori ristretti ai prodotti di determinate provincie. Vivi e non sempre ingiusti sono i reclami sollevati in varie parti del Regno da questa parzialità di trattamento e sarebbe stato desiderabile che, come fu fatto nel 1878 rispetto ai vini comuni, si tentasse di estendere i patti dei quali si discorre a tutte le provincie. Non dubitiamo che il Governo italiano si sia adoperato a tal fine con intelligente sollecitudine, ma dobbiamo rammaricarci che non ha ottenuto l'intento"[4]. Nello stesso anno, l'Intendenza di Finanza di Brescia rendeva noto che con decreto regio del 25 settembre, la sezione di Hano della Dogana di Gargnano veniva elevata a Dogana di II ordine e III classe[5].

Nel 1894 apprendiamo che l'importazione consisteva in: "Carne fresca della Valle di Vestino importata per la Dogana di Casello, totale 196 q. Burro fresco della Valle Vestino importato per la Dogana di Casello, totale 2.048 q. Formaggio della Valle Vestino importato per la Dogana di Casello, totale 63.773 q."[6].

Nel 1897 l'Annuario Genovese chiariva le nuove disposizioni riguardanti la fiscalità dei prodotti importati: "Per effetto del trattato con l'Austria-Ungheria, il burro di Valle Vestino, importato per la dogana di Casello con certificati di origine, rilasciati dalle autorità competenti, è ammesso al dazio di lire 6.25 il quintale se fresco, ed al dazio di lire 8,75 il quintale, se salato, fino alla concorrenza di 65 quintali per ogni anno. Per effetto del trattato con l'Austria-Ungheria, il brindsa, specie di formaggio di pecora o di capra, di pasta poco consistente, e ammesso al dazio di lire 3 il quintale, fino alla concorrenza di 800 quintali al massimo per ogni anno, a condizione che l'origine di questo prodotto dell'Austria-Ungheria sia provata con certificati rilasciati dalle autorità competenti. Per effetto dello stesso trattato,il formaggio (escluso il brindza) della Valle Vestino, importato per la dogana di Casello con certificati di origione rilasciati dalle autorità competenti, e am messo al dazio di lire 5.50 il quintale fino alla concorrenza di 25 quintali per ogni anno"[7].

Nel 1909 la a Direzione delle Dogane e imposte indirette del Regno precisava che i Caselli doganali della Val Vestino erano due, quello della Patoàla e l'altro quello del Dosso Comione a Capovalle e la via doganale era: "La strada mulattiera, che dalla Val Vestino mette nel Regno per il ponte Her, ove si dirama in due tronchi che mettono l'uno al Casello, Maderno a Gargnano, e l'altro, seguendo le falde del monte Stino, ad Hano ed Idro, costituisce la via doganale di terra poi transito delle merci in entrata e uscita. Autorizzata all'attestazione dell'uscita in transito delle derrate coloniali, del petrolio ed altri generi di consumo, compreso il sale, trasportati per la dogana di Riva di Trento e destinati ai bisogni degli abitanti in Val Vestino"[8].

Tra i vari avvicendamenti di servizio presso il Casello Doganale si ricorda nel 1911 quello del brigadiere scelto Aiuto Stefano assegnato, a domanda, alla reggenza della Dogana di Stromboli che venne sostituito, a domanda, dal brigadiere Aurelio Calva della Dogana di Luino[9].


Architetture civili



La Diga di Ponte Cola


I lavori per la costruzione della diga di Ponte Cola iniziarono nel 1959, la diga fu inaugurata il 26 giugno 1962 dopo tre anni di cantiere e l'invaso completato nell'inverno del 1963. L'opera fu progettata e realizzata dalla Società Elettrica Selt Valdarno; può contenere 52 milioni di metri cubi di acqua e ha una lunghezza al coronamento di 283 m. Gli inerti per il confezionamento del calcestruzzo furono prelevati da una cava posta 4 km a monte della diga in località Molino di Bollone mentre l'impianto di betonaggio venne realizzato in prossimità della diga in sponda destra. Il calcestruzzo veniva postato in opera mediante due Blondin e una gru a Derrick con sbraccio di 60 m.

La diga venne trasferita all'ENEL nel marzo del 1963 che è ancora l'attuale gestore. L'opera fu progettata degli ingegneri Franco Gulì e Giancarlo Ferratini e i lavori di costruzione furono eseguiti dall'impresa CO.GE.FAR, Costruzioni generali Farsura, di Sesto San Giovanni di Milano. Il lago alimenta la centrale elettrica di San Giacomo nel comune di Gargnano. La potenza della centrale di pompaggio è di 137 megawatt, la produzione media annua è di 80 GWh che corrisponde al consumo medio di energia di circa 30.000 abitazioni.

La diga di Ponte Cola prende il nome dalla località sulla quale fu edificata. Nel corso della prima guerra del Golfo del 1990-1991, ritenuta un obiettivo sensibile ad atti terroristici, fu particolarmente vigilata anche con l'installazione di sensori elettronici anti intrusione.


I tre ponti a arco di tipo Maillart


Il ponte a arco sottile e impalcato irrigidente in calcestruzzo armato fu un'invenzione dell'ingegnere svizzero Robert Maillart nei primi anni del Novecento e copiata dagli ingegneri italiani dal 1947, il primo ponte fu edificato sul fiume Nera, fino agli anni Sessanta. L'opera valorizzava la "modernità della forma rispetto a soluzioni d'altri tempi e d'altri sistemi". Questo tipo di soluzione ingegneristica ad arco fu abbandonata in Italia nel 1964 con l'entrata in vigore della nuova normativa antisismica che ritenne la forma spingente a forte rischio in un territorio sismico come quello nazionale e troppo impattante dal punto di vista paesaggistico. In Italia furono costruiti dieci ponti di questo tipo e ben tre di questi nella Valle del Toscolano, lungo il percorso della strada provinciale n.9 che collega Gargnano con Magasa, tutti nel tratto comprendente il lago di Valvestino. Due sono siti nel comune di Gargnano e il terzo si divide tra il territorio dello stesso e il comune di Valvestino.

I tre ponti a arco di tipo Maillart che scavalcano il lago artificiale della Val Vestino o la sua pertinenza prendono il nome dalle imprese appaltatrici che li costruirono negli anni sessanta del Novecento, così salendo da Navazzo percorrendo la strada provinciale numero 9 s'incontra in successione il ponte Vitti sul rio Vincerì, in prossimità della Diga di Ponte Cola, il ponte della Recchi o Ponte sul Rio Costa, da dove si può notare la vecchia Dogana sommersa, e infine il ponte della Giovanetti o del Rio Droanello, progettato dall'ingegnere Riccardo Morandi ove è collocata l'epigrafe del vecchio confine politico esistente tra il Regno di Italia e l'impero d'Austria Ungheria.

Il ponte sul Rio Costa, il maggiore dei tre per dimensioni, fu progettato dagli ingegneri Alfredo Passaro e Vittorio Giuliana, la sua costruzione ebbe inizio nel 1959 e terminò nel 1962. L'opera consiste in un ponte di tipo Maillart, a volta sottile, setto, a arco in calcestruzzo armato. Per tipologia e técnica gu il primo a essere realizzato in Italia; solo un anno più tardi se ne costruì uno simile, lungo l'autostrada del Sole. "Il manufatto realizzato è costituito da una struttura centrale a volta sottile e travata superiore irrigidente, di luce m 100,00, collegata alle sponde a mezzo di due viadotti d'accesso, a travata continua su due campate uguali di luce m 21,25 e m 18,50 rispettivamente in riva sinistra ed in riva destra. La volta sottile centrale, di luce m 100,00 come già detto, ha una freccia di m 26,50 ed uno spessore variabile da m 0,90 alle imposte a m 0,60 nella sezione in chiave. La travata irrigidente e le travi dei viadotti di accesso hanno un'altezza costante di m 2,70. La travata di irrigidimento è collegata alla volta sottile a mezzo di setti disposti ad interasse di m 11,111; tali setti, per ragioni che saranno esposte in seguito, hanno una rigidezza flessionale, in senso longitudinale al manufatto, assai ridotta ed i setti verso la chiave della volta sono stati realizzati come dei veri e proprio pendoli di appoggio della travata irrigidente"[10].

L'ingegnere Sebastiano Vaschetto di Torino che seguì i lavori del cantiere riportò: "Non è l'arco massiccio e pesante che sopporta l'impalcato ma è l'impalcato che irrigidisce un arco esile e sottile con una mutua articolazione nel sopportare e ridistribuire le sollecitazioni. Con me, lassù al ponte, lavoravano un capo cantiere, un ragioniere ed una cinquantina di operai e carpentieri, tutti della Valvestino e quasi tutti abituati a lavorare stagionalmente in Svizzera. Lavoratori meravigliosi, assieme abbiamo operato, trepidato, superato notevoli difficoltà, lavorando anche di notte in quel gelido inverno del '59 ed alla fine di marzo del '60, abbiamo consegnato il ponte alla Selt-Valdarno. Il ricordo di quei cinquanta montanari che per nove mesi, con me, formarono una sola famiglia, mi è tuttora vivo e li considero ancora i migliori collaboratori che ho avuto in tutta la mia vita"[11].


Galleria d'immagini



Note


  1. https://www.ildolomiti.it/ambiente/2020/nel-lago-di-valvestino-il-livello-dellacqua-si-abbassa-e-riemerge-lantica-dogana
  2. I tre ponti che scavalcano il lago artificiale della Valvestino prendono il nome dalle ditte appaltatrici che li costruirono negli anni sessanta del Novecento, così salendo da Navazzo percorrendo la strada provinciale numero 9 si incontra in successione: il ponte Vitti sul rio Vincerì, il ponte della Recchi a Lignago ove si può notare la vecchia Dogana e infine il ponte della Giovanetti sito sul torrente Droanello.
  3. Raccolta degli atti ufficiali delle leggi, dei decreti, delle circolari, pubblicate nel primo semestre 1860, tomo IV parte prima, Milano. 1860, pag.627.
  4. La Rassegna agraria industriale, commerciale, politica. I° e 17 gennaio, Napoli, 1892, pag.153.
  5. Direzione generale delle gabelle, Bollettino Ufficiale, Roma, 1893, pag. 116.
  6. Movimento commerciale del Regno d'Italia, Ministero delle Finanze,Tavola XII. Analisi delle riscossioni doganali nel 1894, pag.283.
  7. Annuario Genovese. Guida pratica amministrativa e commerciale, Genova. 1897, pag.228.
  8. Direzione delle dogane e imposte indirette, 1910.
  9. "Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni, trasferimenti ed altri provvedimenti nel personale appartenente al Corpo della Regia Guardia di Finanza", Roma, 1911, pag. 46.
  10. A. Passaro, V. Giuliana, Il ponte Maillart sul Rio Costa, in "L'Industria italiana del cemento", 2, febbraio 1962, pp. 73-84
  11. E. Levi, Un ponte da record, Storie gargnagnesi, En Piasa, Periodico gargnagnese di informazione, attualità e cultura, numero 56, Gargnano, 2008, pag. 14.

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[de] Lago di Valvestino

Der Lago di Valvestino ist ein künstlicher fjordartiger Stausee mit einer 124 m hohen Staumauer in der norditalienischen Region Lombardei in der Provinz Brescia wenige Kilometer Luftlinie westlich des Gardasees.

[fr] Lac de Valvestino

Le lac de Valvestino est un lac artificiel situé dans la province de Brescia, en Lombardie. Il a été formé par la construction du barrage de Ponte Cola sur le fleuve Toscolano en 1962 pour la production d'énergie hydroélectrique. Il est presque entièrement compris dans la commune de Gargnano, avec une petite partie appartenant à la municipalité de Valvestino. Il est alimenté par le torrent Droanello et le tunnel artificiel qui collecte les eaux du torrent San Michele dans la municipalité de Tremosine sul Garda.
- [it] Lago di Valvestino

[ru] Вальвестино (водохранилище)

Вальвестино (итал. Lago di Valvestino) — водохранилище на севере Италии. Расположено в провинции Брешиа в Ломбардии, практически полностью находится на территории коммуны Гарньяно, и лишь небольшая его часть относится к коммуне Вальвестино.



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