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La Salsa di Montegibbio è un vulcano di fango e geosito situato a Montegibbio, frazione posta a 2,5 km da Sassuolo, in provincia di Modena.

Salsa di Montegibbio
Stato Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Modena
ComuneSassuolo
Altezza275 m s.l.m.
Prima eruzione91 a.C.
Ultima eruzione1910
Coordinate44°31′07.25″N 10°46′47.82″E
Mappa di localizzazione
Salsa di Montegibbio

Salsa storicamente molto attiva anche con grandi eruzioni (l'ultima attività documentata risale al 1910), dispone di un apparato fossile enorme: il cratere è ampio una cinquantina di metri. Nella Salsa di Sotto sono attivi piccoli vulcanelli di fango.[1]


Localizzazione


La cosiddetta Salsa di Montegibbio consta di due gruppi di apparati lutivomi ben distinti: quello "storico" dell'antica salsa citata da Plinio il vecchio, in via Salsa di Sopra, e il gruppo di apparati molto piccoli, ma piuttosto attivi di Via Salsa di Sotto. Le due vie si dipartono poco oltre il km 2 della Strada Provinciale n° 20 che da Sassuolo sale a Montegibbio. Via Salsa di Sopra segue un piccolo crinale in direzione nord nord-est, sulla sinistra di chi percorre la strada verso Montegibbio, la Via Salsa di Sotto ha una direzione diametralmente opposta e scende verso il fosso che costeggia le Terme della Salvarola.[1]


Storia


L'antica Salsa di Montegibbio, oggi inattiva, è forse la salsa più famosa d'Italia e senz'altro la prima al mondo ad essere citata nelle antiche cronache. Infatti, ne parla Plinio il Vecchio nel Libro Secondo della sua Historia Naturalis (II, 199-85):

(LA)

«Factum est semel, quod equidem in Etruscae disciplinae voluminibus invenio, ingens terrarum portentum L. Marcio Sexto Iulio cos. in agro Mutinensi. Namque montes duo inter se concurrerunt crepito maxo adsultantes recedentesque, inter eos flamma fumoque in caelum exeunte interdiu, spectante e via Aemilia magna equitum Romanorum familiarumque et viatorum multitudine. Eo concursu villae omnes elisae, animalia permulta, quae intra fuerant, exanimata sunt, anno ante sociale bellum, quod haud scio an funestius terrae ipsi Italiae fuerit quam civilia.»

(IT)

«Una volta è avvenuto, come ho rinvenuto in libri su cerimonie etrusche, un ingente portento delle terre durante il consolato di Lucio Marcio e Sesto Giulio nella campagna di Modena. Infatti due montagne si scontrarono con grandissimo rumore avvicinandosi e allontanandosi, salendo fra di essi una fiamma e fuma durante il giorno, assistendo dalla via Emilia una gran moltitudine di cavalieri e famiglie Romani e di viandanti. Questa collisione distrusse tutte le ville, moltissimi animali, che si trovavano dentro, sono morti, nell'anno prima della guerra sociale, che non so proprio se sia stata più funesta per la stessa terra d'Italia che al popolo.»

(Plinio il Vecchio, Naturalis historia, 2.199)

Dopo l'eruzione del 91 a.C., vale a dire dell'anno 62 di Roma descritta da Plinio, le prime documentazioni storiche sulla Salsa risalgono al 1594, quando fu distrutto il vicino abitato di San Polo; successivamente, eruzioni si ebbero nel 1603, 1628, 1684, 1781, 1786, 1790, 1835 e 1900. L'ultima grande eruzione della Salsa di Montegibbio, documentata da Giovanni de' Brignoli di Brünnhoff, risale al 4 giugno 1835, e avvenne in concomitanza di una scossa di terremoto, che fu avvertita sino ad alcuni chilometri di distanza. Il volume del fango emesso fu valutato in circa 500.000 m³, mentre la colonna d'eiezione raggiunse un'altezza di 40 metri. L'apparato lutivomo si estese su tre ettari di superficie; in quell'occasione la temperatura dell'acqua all'interno della bocca raggiunse i 22 °C. L'attendibilità della descrizione di quest'evento appare suffragata da quanto si può rilevare oggi sul terreno. Inoltre, presso il convento dell'Assunta a Rometta di Sopra, cioè entro l'accumulo del materiale eruttato nel corso del tempo dalla salsa, fu perforato un pozzo per acqua che a circa 30 metri di profondità rinvenne le ghiaie dell'originaria superficie terrazzata, evidentemente ricoperta dal materiale eruttato dalla salsa. D'altronde, la salsa di Montegibbio non è certo l'unica dell'Appennino ad avere emesso così tanti materiali: anche quella di Regnano, in provincia di Reggio Emilia, presenta colate davvero imponenti.[1]

La Salsa di Montegibbio ha un apparato lutivomo davvero enorme, ed ancor oggi perfettamente riconoscibile sulla base delle evidenze geologiche e morfologiche, il suo cratere ha un'ampiezza di una cinquantina di metri, oggi giorno sormontato da un pilone di una linea elettrica ad alta tensione. Il materiale eruttato ha ricoperto i terrazzi del fondovalle del fiume Secchia, con spessori che, presso il Convento dell'Assunta, raggiungono i 30 metri circa, com'è stato rilevato durante l'esecuzione di un sondaggio per un pozzo idrico. L'ultima attività della salsa sembra risale al 1910.[1]

Nella vicina casa colonica posta all'estremità di via Salsa di Sopra è presente un pozzo d'acqua salata di tipo salso-bromo-iodica. Le salse, attualmente attive presso Montegibbio, sono osservabili in via Salsa di Sotto, immediatamente a valle di Villa Vaccari; si tratta di 4 o 5 piccolissimi vulcanelli di fango, dai quali gorgogliano acqua e gas. In corrispondenza di uno di questi, nel marzo 1998, fuoriuscì abbondante petrolio di colore nerastro.[1]

Le acque del vicino stabilimento delle Terme della Salvarola sono connesse al medesimo processo che dà luogo all'emissione d'acqua salata dei vulcanelli delle Salse di Montegibbio: acque salso-bromo-iodiche, trascinate in superficie da gas metano.[1]


Note


  1. Salsa di Montegibbio, su I Geositi dell'Emilia-Romagna.

Bibliografia



Voci correlate



Collegamenti esterni


Portale Emilia
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