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Un vulcano di fango è una piccola collina, alta da pochi decimetri a parecchi metri, che erutta argilla, rammollita dall'acqua, unita a sostanze saline come acque salso-bromo-iodiche, ed anche metano e idrocarburi (bitume).

Un vulcanetto di fango nella Riserva Naturale Salse di Nirano.
Un vulcanetto di fango nella Riserva Naturale Salse di Nirano.

«pustole di una terribile malattia della natura»

(Guy de Maupassant,Viaggio in Sicilia[1])

In Italia il vulcano di fango è presente in due forme: la maccaluba o macaluba in siciliano; la salinella o salsa. Le cause geologiche che li originano sono dissimili, ma morfologicamente si presentano in modo simile.

La genesi dei fanghi è da attribuire alla risalita di acqua e gas sotto pressione attraverso discontinuità strutturali in formazioni argillose o attraverso vere e proprie faglie.[2]

Quando i vulcani di fango si trovano presso un vulcano di lava, in generale emettono anidride carbonica (CO2) proveniente dalla camera magmatica del vulcano stesso.

La loro formazione, in genere, non è legata ad un'attività vulcanica secondaria, ma ad un particolare fenomeno che per somiglianza viene definito vulcanesimo sedimentario; le salinelle di Paternò e di Belpasso, in provincia di Catania, fanno eccezione perché sono legate a veri fenomeni vulcanici.

Nel mondo sono un fenomeno relativamente comune, infatti, si contano circa 1.100 vulcani di fango ed è stato stimato che ne possano esistere oltre 10.000 casi su scarpate continentali e piani abissali.[3] Si pensa che siano anche presenti sul pianeta Marte.[4]

Nei pressi dei vulcani di fango la terra è generalmente sterile ma in molti casi si rinvengono delle specie vegetali alofite.


Tipi



Aspetti geologici



Maccalube

Lo stesso argomento in dettaglio: Maccaluba.
Dettaglio di vulcanello di fango.
Dettaglio di vulcanello di fango.

I vulcanelli sono il frutto di un raro fenomeno geologico definito vulcanesimo sedimentario.[5]

Il fenomeno è legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano bolle di gas metano sottoposto ad una certa pressione.[6] Il gas, attraverso discontinuità del terreno, affiora in superficie trascinando con sé sedimenti argillosi ed acqua che danno luogo ad un cono di fango, la cui sommità è del tutto simile ad un cratere vulcanico.[7] Il fenomeno assume talora carattere esplosivo, con espulsione di materiale argilloso misto a gas ed acqua scagliato a notevole altezza.[8]

Le maccalube sono importanti emissioni di gas naturale che si originano in seguito a diapirismo, processo fisico che porta in superficie fluidi, gas ed acqua oltre a materiale sedimentario non consolidato. La migrazione del gas e del fango segue linee di risalita attraverso strutture geologiche strutturalmente più deboli. L'innesco della risalita ha origine nell'effetto combinato della spinta di galleggiamento dei sedimenti sepolti e della pressione interstiziale dei fluidi degli stessi sedimenti. La spinta di galleggiamento è legata alla quantità di gas prodotti dalla sostanza organica in essi dispersa, che non ha avuto altra via di fuga, rimanendo intrappolata in materiale a densità superiore sovrastante.

Processi tettonici fanno aumentare la pressione interstiziale fino al superamento della pressione di intrappolamento (litostatica). A seguito di ciò il materiale sepolto non consolidato risale fino alla superficie, dando origine a vere e proprie fontane di fango o maccalube.[9]

Nel caso delle maccalube di Terrapelata prevale la componente gassosa, con oltre il 95% di metano venendo meno la presenza, se non in quantità trascurabili, dell'acqua salmastra e di fango.[9]

L'11 agosto 2008 a Terrapelata, nei pressi del Villaggio Santa Barbara, frazione del comune di Caltanissetta, è avvenuto un fenomeno eruttivo molto ben documentato,[10] con fenomeni di tipo parossistico, con emissione di grandi quantità di materiale sedimentario di natura prevalentemente argillosa.[9] Il luogo di emissione dei fluidi ha coinciso con una zona periferica (corona) di un movimento franoso; il fenomeno parossistico è spiegato dalla relazione esistente fra due fenomeni geologici: vulcanismo o vulcanesimo sedimentario ed il fenomeno di cedimento del versante.[9]


Salinelle

Lo stesso argomento in dettaglio: Salinelle.

Nelle Salinelle dei Cappuccini, la via di risalita del fango sarebbe stata individuata in un condotto magmatico,[11] lo stesso che ha portato in superficie le lave che costituiscono oggi la collinetta ove esse ricadono. Una perforazione eseguita nel 1958 nell'area delle salinelle per la ricerca di idrocarburi, ha mostrato una stratigrafia costituita da lave bollose ricche di pirite, fino alla profondità di 400 metri.[12] Dato l'esiguo spessore delle colate laviche affioranti nella zona, non può che trattarsi quindi di un condotto magmatico probabilmente coevo a quello che ha dato origine alla collina storica di Paternò, le cui datazioni assolute indicano una età di circa 200.000 anni.

Lo studio geochimico comparativo fra le acque delle salinelle e quelle di falda[13] farebbe ritenere le prime delle acque fossili, verosimilmente contenute nelle sottostanti formazioni mioceniche. Si osservano infatti, contenuti in cloro ed alcali superiori a quelli presenti nelle acque marine, mentre i solfati, caratteristici delle acque di falda, sono quasi del tutto assenti. L'analisi dei rapporti caratteristici di alcuni elementi e di quelli presenti in tracce portano alla medesima conclusione.

La temperatura delle acque fangose emesse varia fra 16 e 18 °C e solo in alcune fasi parossistiche (1866, 1879 e 1954) sono state registrate temperature comprese fra 46 e 49 °C. In quelle occasioni sono state osservate colonne di acqua fangosa alte fino a 1,5 m.[14]

Dagli studi effettuati dal secolo scorso ad oggi è spesso emersa una stretta correlazione tra alcuni eventi sismici della Sicilia orientale, le fasi parossistiche delle "Salinelle" e la variazione anomala della concentrazione dei principali gas emessi. In particolare sono state registrate delle variazioni anomale nell'emissione di elio, tipico precursore geochimico dei terremoti, e di metano in occasione del terremoto di Carlentini del 13 dicembre 1990 (epicentro distante 50 km, magnitudo 5,1)[15].

A partire dal 1999 è stata osservata un'intensa attività eruttiva che ha quasi sempre preceduto, di qualche mese, le eruzioni vulcaniche dell'Etna (1999, 2001, 2002, 2004 e 2006). In queste occasioni sono stati eruttati notevoli quantità di fango caldo (30-40 °C), che hanno creato, nell'estate 2006, ingenti danni ai vicini agrumeti.


Distribuzione dei vulcani di fango



Europa


In Europa questo fenomeno geologico è generalmente poco presente, però se ne trovano diversi sulla penisola di Kerč' in Crimea, sulla penisola di Taman' in Russia, nonché in Italia e in Romania.


Italia


Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna fenomeni simili sono chiamati salse, bollitori, vulcanetti di fango o barboj (borbottio).[16] Nella regione questi fenomeni geologici sono presenti a Nirano, a Sud di Modena, ed a Regnano, vicino a Viano (RE).

Sono importanti i vulcani di fango che si trovano nella riserva naturale Salse di Nirano, a sud di Modena. Questi vulcani di fango sono allineati lungo l'Appennino settentrionale e sono collegati a strutture profonde, attraverso faglie geologiche remote (thrust). Alcuni vulcani di fango in Emilia emettono elio.

Nella provincia di Reggio Emilia sono presenti due siti caratterizzati da emissioni di acqua e gas che, mescolati con l'argilla tipica di questi versanti appenninici, genera i vulcanetti di fango. Il sito più importante è quello di Regnano[17] caratterizzato da un'attività più importante e concentrata rispetto al secondo, quello di Casola di Querciola[18], in cui le emissioni sono più rade ma distribuite su un numero maggiore di bocche eruttive. Il fango assume in certi casi un colore scuro, perché mescolato ad emissioni di idrocarburi (petrolio) presenti in piccoli giacimenti in esaurimento, intrappolati tra gli strati impermeabili di argilla in seguito a movimenti tettonici.

Uno dei vulcanelli nel parco dei Barboj di Rivalta
Uno dei vulcanelli nel parco dei Barboj di Rivalta

Queste manifestazioni eruttive si manifestano anche per circa un ettaro in località Ca' il Salso (presso Rivalta, frazione di Lesignano de' Bagni), a 320 m s.l.m.;[19] con tre centri noti di eruzione, il più grande dei quali è ai lati della strada comunale che porta a Rivalta.[20] Essendo quest'area oggetto di fenomeni di antropizzazione, c'è un'ipotesi di un progetto di creazione di un'area di riserva naturale di tipo geologico, in modo tale che sottraendo questi terreni all'uso agricolo si potrebbe favorire, nel tempo, la nascita di nuovi vulcanelli qui chiamati barboj.[21]


Marche

Nei comuni di Montegiorgio (con il nome di Sdrao), Falerone, Montappone, Monteleone di Fermo, Rotella, Offida e Santa Vittoria in Matenano.


Abruzzo

Nel comune di Pineto, con il nome di Cenerone Vulcanello, e nel comune di Frisa[22].


Lazio

Vicino all'aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci a Fiumicino, sono spuntati due vulcanetti di fango, il primo in data 24 agosto, il secondo in data 9 settembre 2013. I vulcanetti si trovano all'interno di una rotatoria in via coccia di morto alla periferia di Fiumicino. Entrambi i vulcanetti sono in attività.[23]


Campania

Nell'entroterra della Campania, precisamente nella valle del Miscano, vi sono i vulcani di fango più estesi dell'Appennino meridionale, le codiddette bolle della Malvizza.


Puglia

È presente un vulcano di fango vicino Gravina in Puglia.[24]


Basilicata

Vi si trovano alcuni piccoli vulcanetti di fango: le bòfete di Cancellara, poco attivi. Nelle campagne presso Matera vi è qualche vulcano di fango di nuova formazione.[25]


Calabria

In località San Sisto a Montalto Uffugo in provincia di Cosenza in Calabria, se ne conoscono alcuni che però sono da circa 30 anni inattivi.[26]


Sicilia

Le maccalube di Aragona.
Le maccalube di Aragona.

In provincia di Agrigento vi è la Riserva naturale integrale Macalube di Aragona: si tratta di una riserva naturale regionale della Sicilia, situata 4 km a sud-ovest di Aragona e 15 km a nord di Agrigento, che comprende un vasto territorio argilloso caratterizzato dalla presenza di fenomeni eruttivi: le maccalube, appunto.

In provincia di Caltanissetta, nel comune di Caltanissetta, si trovano le maccalube di contrada Terrapelata,[9] territorio che proprio da esse prende il nome (terra pelata o brulla).[27] La zona interessata da questo fenomeno di vulcanismo di tipo sedimentario, si trova nelle immediate vicinanze della Riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle dell'Imera Meridionale proprio in mezzo alle famose miniere di zolfo di Caltanissetta.[28]

In provincia di Catania il fenomeno prende il nome di salinelle; i vulcani di fango etnei sono dovuti a degassamento di origine magmatico, la cui via di risalita sarebbe costituita da antichi condotti magmatici. A Paternò sono presenti le salinelle dei Cappuccini (o dello Stadio) e le salinelle del Fiume. A Belpasso vi sono le salinelle di San Biagio (o del Vallone Salato).

In provincia di Enna si trovano le maccalube di Floristella nel lato settentrionale del parco minerario di Floristella-Grottacalda[29].

Un caso a parte è rappresentato dalla Mofeta dei Palici legata ai fenomeni di vulcanismo secondario dell'area iblea.


Romania

Vulcani di fango piuttosto noti sono i vulcani di fango di Buzău vicini a Berca nel distretto di Buzău in Romania, vicino ai monti Carpazi.


Asia



Indonesia (Lusi)

Il 29 maggio del 2006, a Sidoarjo nel sottodistretto di Porong della provincia di East Java, in Indonesia, si è verificata una colata di fango che ha invaso circa 440 ettari e inondato quattro villaggi, case, strade, campi di riso e fabbriche, costringendo ad allontanarsi circa 24.000 persone e uccidendone 14. Le cause possono essere state o un terremoto[30][31] o una trivellazione del terreno da parte di una società petrolifera.[32][33][34]

La società di esplorazione del gas in questione era gestita da PT Lapindo Brantas e il terremoto che potrebbe avere innescato il vulcano di fango è stato il terremoto di Giacarta del 27 maggio 2006. Questo è ritenuto il più grande vulcano di fango del mondo; esso, inoltre, sta iniziando a mostrare segni di collasso catastrofico, secondo i geologi che hanno monitorato e la zona circostante. Il collasso catastrofico con conseguente abbassamento (subsidenza) del terreno, potrebbe coinvolgere la zona circostante fino a 150 metri di abbassamento nel prossimo decennio.[35]


Azerbaigian

L'Azerbaigian, con la sua costa del Mar Caspio, è la patria mondiale dei vulcani di fango; con quasi 400 di numero, essi sono più della metà del totale di tutti i continenti.[36] Caratteristici, sono a volte accompagnati da grandi eruzioni che producono fiamme alte anche fino a 150 metri. Nel 2001, un vulcano di fango a 15 km dalla capitale Baku ha fatto scalpore nel mondo quando improvvisamente ha iniziato ad espellere fiamme alte 15 metri.[37] In Azerbaigian, le eruzioni sono generate da un serbatoio di fango profondo che è collegato alla superficie anche durante i periodi di stasi. Quando le infiltrazioni d'acqua fuoriescono, hanno temperature fino a 2 - 3 °C sopra la temperatura ambiente e ciò mostra la sua origine profonda.[38]


Iran

Ci sono molti vulcani di fango in Iran: nella regione di Hormozgan, in quella di Sistan, nelle montagne del sud del Balucistan (Makran) e nella provincia di Golestan.


India

Vulcano di fango su Baratang
Vulcano di fango su Baratang

L'isola di Baratang, parte dell'arcipelago delle isole Andamane nell'Oceano Indiano, ha mostrato diversi siti di attività vulcanica di fango, inoltre si sono avuti eventi eruttivi nel 2003 e nel 2005.


Pakistan

In Pakistan ci sono più di 80 vulcani di fango attivi, tutti nella provincia del Beluchistan; ci sono una decina di località che hanno grappoli di vulcani di fango. Il vulcano più grande e più alto del mondo si trova nel Belucistan, Pakistan.[39] A ovest, nel Gwadar District, i vulcani di fango sono molto piccoli e per lo più si trovano a sud di Jabal-e-Mehdi, verso Sur Bandar. Molti di più ne esistono a nord-est di Ormara. Il resto si trovano nel Distretto di Lasbela e sono sparsi a sud della Gorangatti su Koh Hinglaj a Koh Kuk, e nel nord del Miani Hor nella Valle Hangol. In questa regione, le altezze dei vulcani di fango sono comprese tra 243,8 e 472,4 m. Il più famoso è Chandaragup. Il più grande cratere si trova alle coordinate 25° 33'13.63 "N e 65° 44'09.66" E; ha un diametro di circa 137,16 metri. La maggior parte dei vulcani di fango in questa regione si trovano in zone raggiungibili con difficoltà. Vulcani di fango dormienti sono presenti in altre regioni e assomigliano a colonne di fango.


Filippine

Nel Parco nazionale delle Turtle Islands, nella provincia di Tawi-Tawi, nel sud-ovest delle Filippine al confine con la Malaysia, la presenza di vulcani di fango è ben evidente in tre delle isole, Lihiman, Gran Bakkungan e Isola Boan. La parte nord-orientale dell'isola di Lihiman è nota per avere il tipo più violento di estrusioni di fango mescolato con grossi pezzi di roccia, con la creazione di un ampio cratere di 20 metri sulla parte collinare dell'isola.[40] Tali emissioni di materiale vengono segnalate per essere accompagnate da lievi scosse di terremoto e frammenti dei materiali estrusi possono essere rintracciati anche in alto sugli alberi circostanti. Ai residenti locali è nota la presenza di vulcani di fango sottomarini al largo dell'isola.[41]


Altre località asiatiche


Nord America


I vulcani di fango nel Nord America sono:


Vulcano di fango a Yellowstone

La denominazione di vulcano di fango a Yellowstone National Park (Yellowstone 's "Mud Volcano") non è corretta; sarebbe più accurato parlare di fumarole o meglio potrebbe essere considerato un campo idrotermale (cluster), piuttosto che un vero vulcano di fango. Infatti, l'area geotermica attiva a Yellowstone presenta una camera magmatica in prossimità della superficie, ed i gas attivi sono principalmente vapore acqueo, biossido di carbonio e solfuro di idrogeno.[43][44]


Sud America



Venezuela

Nella parte orientale del Venezuela sono presenti alcuni vulcani di fango i quali, come a Trinidad, hanno un'origine conseguente a depositi di petrolio. I loro fanghi contengono, acqua, gas biogenici, una certa quantità di idrocarburi e una quantità importante di sale. Spesso le mucche che pascolano nella zona si raccolgono intorno a questi vulcani a leccare il fango secco che ha un alto contenuto di sale, utile nella loro dieta per produrre il latte.


Colombia

Il vulcano Totumo,[45] è alto circa 15 m e può ospitare da 10 a 15 persone nel suo cratere; molti turisti e gente del luogo lo visitano per il fango ritenuto medicamentoso; il vulcano si trova accanto ad un lago.

Il più grande vulcano di fango della Colombia si trova a Nicocli, sulla costa ovest, a pochi metri dal mare; ha un diametro di circa 30 metri.


Sistema solare


Migliaia di strutture riconducibili a passate emissioni di vulcani di fango sono state individuate sul pianeta Marte.[46]


Galleria d'immagini



Note


  1. Guy de Maupassant, Viaggio in Sicilia, Sigma, 1998, ISBN 978-88-7231-039-7.
  2. (EN) Martin Hovland, Fault-associated seabed mounds (carbonate knolls?) off western Ireland and north-west Australia., su martinhovland.weebly.com.
  3. Giuseppe Etiope, A New Estimate of Global Methan Flux To the Atmosphere From Onshore and Shallow Submarine Mud Volcanoes, XVI INQUA Congress, Reno 25 luglio 2003, Geological Society of America, 2003. URL consultato il 4 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2006).
  4. (EN) Paul Rincon, Mars domes may be 'mud volcanoes', su news.bbc.co.uk, BBC News, 26 marzo 2009. URL consultato il 4 aprile 2011.
  5. F. Lo Piccolo, Progettare le identità del territorio. Piani e interventi per uno sviluppo locale autosostenibile nel paesaggio agricolo della Valle dei Templi di Agrigento, Alinea Editrice, 2009, pp. 66–, ISBN 978-88-6055-424-6.
  6. La Parola del Passato: rivista di studi antichi, G. Macchiaroli., 1981.
  7. Provincia di Agrigento - Riserva naturale Macalube d'Aragona, su provincia.agrigento.it.
  8. BIBLIOTECA ITALIANA, 1821, pp. 371–. URL consultato il 25 marzo 2011.
  9. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-Sez. Palermo, su pa.ingv.it (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2014).
  10. www.regione.sicilia.it (PDF), su regione.sicilia.it.
  11. P. Carveni, S. Benfatto, G. Sturiale, Aspetti geologici e geomorfologici dei vulcani di fango del basso versante sud-occidentale etneo ed ipotesi sulla loro genesi, in Il Quaternario (Italian Journal of Quaternary Sciences), 14 (2), 2001, pp. 117-130,
  12. R. Cristofolini, La successione dell'attività vulcanica sulle pendici sud-occidentali dell'Etna, in Atti dell'Accademia Gioenia di Scienze Naturali di Catania, S. 6^, 18 (suppl. Scienze geologiche), 1967, pp. 283-294.
  13. P. Carveni, S. Benfatto I vulcani di fango di Paternò e Belpasso, sul basso versante sud-occidentale etneo, in Geoitalia, 22, 2008, pp. 8-11, doi: 10.174/Geoitalia-22-04.
  14. Le occasioni sono state descritte rispettivamente da O. Silvestri (I fenomeni vulcanici presentati dall'Etna nel 1863-64-65-66, considerati in rapporto alla grande eruzione del 1865, in Atti dell'Accademia Gioenia di Scienze Naturali di Catania, S. 3, 1, 1867) e G. Cumin (Le Salinelle di Paternò e la loro attuale attività, in Bollettino dell'Accademia Gioenia di Scienze Naturali di Catania, s. 4, 2, 9, 1954, pp. 515-528).
  15. W. D'Alessandro, R. De Domenico, F. Parello, M. Valenza, Geochemical anomalies in the gaseous fase of the mud volcanoes of Paternò – Sicily, in Proceedings of the scientific meeting on the seismic protection, Venice, 12-13 July, 1993.
  16. vulcanetto, su paleofox.com. URL consultato il 1º aprile 2011.
  17. appenninoreggiano.it, Salsa di Regnano, su appenninoreggiano.it, 10 luglio 2019. URL consultato il 22 dicembre 2020.
  18. appenninoreggiano.it, Salsa di Casola Querciola, su appenninoreggiano.it, 10 luglio 2019. URL consultato il 22 dicembre 2020.
  19. (EN) eventi.parma | Incontri | Passeggiata notturna alla scoperta dei "barboj", su eventi.parma.it. URL consultato il 1º aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  20. Azienda Agricola Biologica Iris > La nostra terra: I calanchi e le salse o barboj, su agricolairis.it. URL consultato il 1º aprile 2011.
  21. Lesignano de' Bagni (PR), su radiocorriere.tv. URL consultato il 1º aprile 2011.
  22. Frisa: alla scoperta dei vulcanetti
  23. Fiumicino, bis del mini- vulcano: nuovo soffione di gas alla rotonda, su roma.corriere.it. URL consultato il 9 settembre 2013.
  24. Vulcano di fango a Gravina in Puglia, su barinedita.it.
  25. C’è un vulcano tra Puglia e Basilicata. Anzi un vulcanello, su Ambiente e ambienti.
  26. 160.97.8.133 (PDF)[collegamento interrotto].
  27. Monte Capodarso e Valle dell'Imera Meridionale, su riservaimera.it.
  28. FURNITTO.COM » Blog Archive » Le Maccalube di Caltanissetta: cosa sono?, su furnitto.com (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2010).
  29. Ente Parco Floristella - Il Parco Minerario, su enteparcofloristella.it. URL consultato l'8 novembre 2020.
  30. Mazzini, A., Svensen, H., Akhmanov, G.G., Aloisi, G., Planke, S., Malthe-Sorenssen, A., Istadi, B., Triggering and dynamic evolution of the LUSI mud volcano, Indonesia, in Earth and Planetary Science Letters, 261 (3-4), 2007, pp. 375–388.
  31. Mazzini, A., Nermoen, A., Krotkiewski, M., Podladchikov, Y., Planke, S., Svensen, H., Strike-slip faulting as a trigger mechanism for overpressure release through piercement structures. Implications for the LUSI mud volcano, Indonesia., in Marine and Petroleum Geology, 26(8), 2009, pp. 1751–1765.
  32. Davies, R.J., Brumm, M., Manga, M., Rubiandini, R., Swarbrick, R., Tingay, M., The East Java mud volcano (2006 to present): an earthquake or drilling trigger?, in Earth and Planetary Science Letters, 272 (3-4), 2008, pp. 627–638.
  33. Sawolo, N., Sutriono, E., Istadi, B., Darmoyo, A.B., The LUSI mud volcano triggering controversy: was it caused by drilling?, in Marine & Petroleum Geology, vol. 26, 2009, pp. 1766–1784.
  34. Sawolo, N., Sutriono, E., Istadi, B., Darmoyo, A.B., Was LUSI caused by drilling? – Authors reply to discussion, in Marine & Petroleum Geology, vol. 27, 2010, pp. 1658–1675.
  35. Istadi, B., Pramono, G.H., Sumintadireja, P., Alam, S., Simulation on growth and potential Geohazard of East Java Mud Volcano, Indonesia, in Marine & Petroleum Geology, Mud volcano special issue, vol. 26, 2009, pp. 1724–1739.
  36. 11.2 Mud Volcanoes - Mysterious Phenomena Fascinate Scientists and Tourists by Ronnie Gallagher, su azer.com.
  37. (EN) BBC News | SCI/TECH | Azeri mud volcano flares, su news.bbc.co.uk.
  38. (EN) Mud Volcanoes of Balochistan : ALL THINGS PAKISTAN, su pakistaniat.com (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2012).
  39. "Geo-physical Features of Philippine Turtle Island". Ocean Ambassadors Track a Turtle. Retrieved on 2010-10-05.
  40. "Lihiman Island". Ocean Ambassadors Track a Turtle. Retrieved on 2010-10-05.
  41. (EN) Independent Travel Tours | California | Freedom to Discover, su gfxedge.com (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2008).
  42. (EN) USGS Photo Glossary:, su volcanoes.usgs.gov (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2005).
  43. Lee Whittlesey, Death in Yellowstone: Accidents and Foolhardiness in the First National Park, Lanham, Maryland, Roberts Rinehart Publishers, 1995 [1995], ISBN 1-57098-021-7.
  44. (EN) Homepage | ISIC - International Student Identity Card - ISIC.org, su isic.org.
  45. Su Marte migliaia di vulcani di fango - ANSA.it

Bibliografia



Voci correlate



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[es] Volcán de lodo

Un volcán de lodo es una forma menor del relieve formada por un cráter y un cono volcánico de poca altura pero bastante extenso debido a la escasa pendiente y cuyo origen no está relacionado con las verdaderas formaciones volcánicas salvo alguna que otra excepción, como sucede en el parque nacional de Yellowstone (Wyoming, Estados Unidos), sino que se deben a emanaciones de gas relacionadas con los yacimientos petroleros.[1] Pueden verse en Venezuela, Colombia, en casi todos los países petroleros y en algunos países del sur de Europa (Italia, Rumania), en el sureste asiático y en otras partes. La mayor concentración de este tipo de volcanes se encuentra en los alrededores del mar Caspio: aproximadamente, unos 300 (entre más de 700 conocidos en todo el mundo), se encuentran en esta zona. En algunos países, como sucede en Italia, reciben el nombre de salsas o macalubas.
- [it] Vulcano di fango



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