La Rocca Patanua (2.409 m s.l.m.) è una montagna delle Alpi Graie che si trova in Valle di Susa. La punta appartiene al territorio comunale di Condove (TO).
Rocca Patanua | |
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Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Altezza | 2 409[1] m s.l.m. |
Prominenza | 81 m |
Isolamento | 1,19 km |
Catena | Alpi |
Coordinate | 45°10′40.8″N 7°13′08.4″E |
Mappa di localizzazione | |
Dati SOIUSA | |
Grande Parte | Alpi Occidentali |
Grande Settore | Alpi Nord-occidentali |
Sezione | Alpi Graie |
Sottosezione | Alpi di Lanzo e dell'Alta Moriana |
Supergruppo | Catena Rocciamelone-Charbonnel |
Gruppo | Gruppo del Rocciamelone |
Sottogruppo | Cresta Lunella-Arpone |
Codice | I/B-7.I-A.2.b |
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Patanua in piemontese significa nuda; ciò fa probabilmente riferimento all'aspetto del versante orientale della montagna che, data l'esposizione e la ripidità, rimane spesso spoglio di neve anche in pieno inverno. [2]
La montagna è situata su una dorsale che, dipartendosi dallo spartiacque tra valle di Viù e valle di Susa, separa due valloni laterali di quest'ultima bagnati rispettivamente dal rio Pissaglio (a ovest) e dal torrente Gravio.[1]
Sulla cima si trova il punto geodetico trigonometrico dell'IGM denominato Rocca Patanua (055094).[3]
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La vetta può essere salita con partenza dalla cappella di Prarotto (1.437 m s.l.m.) percorrendo un sentiero che raggiunge l'Alpe Formica e si tiene poi a breve distanza dal costolone spartiacque Pissaglio/Gravio. L'accesso diretto al punto culminante richiede il superamento sul filo di cresta di una balza di rocce rotte (II grado) oppure la salita per il versante sud-ovest per erba e detriti.[2]
Il sentiero che sfiora la vetta prosegue in direzione della Punta Lunella.
Anche per l'accesso invernale scialpinistico si parte in genere da Prarotto e si sale a breve distanza dal costolone Pissaglio/Gravio raggiungendo una spalla poco al di sotto della cima; la salita al punto culminante è più delicata e va effettuata con i ramponi.[4]
Nel 1923 un incidente alpinistico sulle pendici della montagna costò la vita ai tre alpinisti Piero Costantino, Sergio Noci e Francesco Stura, ai quali vennero in seguito dedicati tre dei quattro torrioni che compongono i Rochers Cornus (nei pressi di Bardonecchia).
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