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Il Monte Tancia (1.292 m. s.l.m.) è la cima più alta dei monti Sabini, nel Lazio, nella provincia di Rieti, nel comune di Monte San Giovanni in Sabina.

Monte Tancia
Stato Italia
Regione Lazio
Provincia Rieti
Altezza1 292 m s.l.m.
CatenaMonti Sabini nel Subappennino laziale negli Appennini
Coordinate42°19′42.96″N 12°44′38.04″E
Mappa di localizzazione
Monte Tancia

Descrizione


Presso il monte si trova la grotta di San Michele, la quale viene tradizionalmente considerata un luogo di culto sabino. Qui era conservata una stalagmite modellata a figura femminile, alta 44 cm, che si ritiene raffigurasse la dea Vacuna, purtroppo trafugata. L’identificazione con Vacuna, divinità delle acque, è avvalorata dalla presenza sul monte di molte sorgenti. Secondo il Firmani invece l’immagine scolpita sulla stalagmite raffigurerebbe “la Dea Madre, intronata e con le braccia al seno, secondo il noto schema di un grande numero di rappresentazioni femminili preistoriche, interpretate giusta-mente come idoli della fertilità e della fecondità” [1].

La località risulta essere frequentata già durante la media età del Bronzo, come dimostrato da un esteso insediamento rinvenuto in località Rocca di Tancia, il quale era disposto su “tre ordini di piccole terrazze regolarizzate artificialmente con una sorta di muretti a secco” [2]. A non molta distanza, in località San Sebastiano, è venuto alla luce un altro insediamento della media età del Bronzo, meno esteso del precedente. Fra tutti gli insediamenti protostorici “di altura” della Sabina quello del Monte Tancia è il più elevato (802 metri). Questo fa pensare che il sito fosse connesso con un itinerario di transumanza e forse corrisponde ad una postazione estiva per il pascolo. Sicuramente era collegato al vicino luogo di culto in grotta.

Oggi vi sorge il Santuario di San Michele Arcangelo. Secondo manoscritti conservati nella biblioteca Vallicelliana di Roma, l’antro sarebbe stato consacrato da papa Silvestro I dopo aver assistito al miracolo con il quale l’Arcangelo Michele avrebbe scacciato il drago, forse allegoria del paganesimo, nella parte più profonda della grotta. All’interno della grotta-santuario si notano affreschi quattrocenteschi, un altare ad un ciborio: al centro di quest’ultimo un Agnus Dei con alcuni santi ai lati.


Note


  1. M. Firmani, Panorama archeologico sabino alla luce di recenti acquisizioni, in Preistoria, storia e civiltà dei Sabini, Rieti 1985, pag. 107, Tav. VIII (foto Festuccia)
  2. G. Filippi - M. Pacciarelli, Materiali protostorici della Sabina tiberina. L’età del Bronzo e la prima età del Ferro tra il Farfa e il Nera, Quaderni del Museo di Magliano Sabina, 1, 1991, pagg. 37-39

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