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Il monte Porrara (2137 m s.l.m.) è una montagna dell'Appennino abruzzese, posta tra la bassa provincia dell'Aquila e la provincia di Chieti, naturale proseguimento geomorfologico a sud della Maiella, compresa nel parco nazionale della Maiella[2].

Monte Porrara
Veduta del monte Porrara con l'anticima sud antistante
Stato Italia
Regione Abruzzo
Provincia Chieti
 L'Aquila
ComuneCampo di Giove
Palena
Altezza2 137 m s.l.m.
Prominenza477 m
Isolamento5,59[1] km
CatenaAppennino abruzzese (Maiella)
Coordinate41°57′56.52″N 14°05′45.6″E
Altri nomi e significatiMonte Palleno
Mappa di localizzazione
Monte Porrara

Descrizione



Geografia


Croce presente sulla vetta del monte Porrara
Croce presente sulla vetta del monte Porrara

La sua cresta si sviluppa per 9 km, con andamento nord-sud dal guado di Coccia (1674 m), il valico che lo unisce al massiccio della Maiella, fino ai pressi del valico della forchetta (1276 m), da cui si apre l'altopiano di Quarto Santa Chiara[2]. Più precisamente, la sua cresta comprende, nel suo sviluppo nord-sud, nell'ordine, le seguenti cime: la cima della parete rocciosa La Paradina (1969 m), l'anticima nord del monte Porrara (1935 m), la cima Ogniquota (2100 m), il monte Pareti Rosse (2040 m), la vetta del monte Porrara (2137 m), l'anticima sud del monte Porrara (2092 m), e il monte Malvone (o Molione) (1729 m), coincidente con la piana e la serra omonime[3]. Una parte del suo territorio ricade all'interno del perimetro della riserva naturale Quarto Santa Chiara[4]. Amministrativamente, i due versanti del monte sono compresi nel territorio dei comuni di Palena (versante orientale) e di Campo di Giove (versante occidentale), con la sua vetta che ricade di pochi metri all'interno del territorio comunale di quest'ultimo, entrambi facenti parte del parco nazionale della Maiella[3]. Alle sue pendici orientali nasce il fiume Aventino (sorgenti di Capo di Fiume, alimentate dalle acque che defluiscono dall'altopiano di Quarto Santa Chiara posto ad occidente), nel territorio comunale di Palena, che origina l'omonima valle che si apre a levante fino all'Adriatico, mentre alle sue pendici occidentali il piano Cerreto lo separa dal monte Pizzalto (1966 m)[2]. Le rocce della montagna sono calcaree[2].


Flora e fauna


Il giaggiolo della Marsica, specie floreale endemica del monte
Il lupo appenninico, tipica specie faunistica del monte

La flora e la fauna presenti sono prettamente montane e rispecchiano le specie rappresentative della riserva[4] e più ampliamente del parco e del massiccio della Maiella stessi[5]. Nei boschi si alternano alberi a fustaia transitoria o frutto di giovani rimboschimenti, cedui e superfici brulle, con esemplari di media età, come quelli del bosco di Coste del Fonnone[5], o secolari[6], rappresentati in maniera predominante dal faggio, a cui si intercalano sporadicamente specie di acero di monte, acero opalo, agrifoglio[7], carpino bianco[8], carpino nero, cerro, ciavardello, frassino maggiore, orniello, salicone e tasso[4]. Da alcuni di essi è stato ricavato in tempi recenti del legname[7]. Nei pascoli arbustivi del versante orientale si ritrovano il biancospino, il prugnolo e la rosa canina come esemplare floreale[9]. Tra le altre specie floreali, vi sono il barbone adriatico e il giaggiolo della Marsica, che a discapito del nome, è endemico di questa montagna[4]. Inoltre alle basse quote vi vegeta spontaneamente il porro, che conferisce il nome al monte[10]. La fauna presente comprende specie che abitano o frequentano le aree boscose, quali, per i grandi e i piccoli mammiferi, esemplari di capriolo, cervo nobile, cinghiale, faina[11], gatto selvatico, lepre[8], lupo appenninico, martora, orso bruno marsicano, scoiattolo e volpe, e tra gli uccelli, rapaci e non, specie di assiolo[5], astore, barbagianni, civetta, gufo, picchio dorsobianco, poiana e sparviero, alcuni con abitudini diurne e altri notturne[4].


Storia


L'eremo della Madonna dell'Altare, sita nelle vicinanze della grotta Taverna, dove visse nel XIII secolo san Celestino V papa, al tempo Pietro Angelerio detto da Morrone
L'eremo della Madonna dell'Altare, sita nelle vicinanze della grotta Taverna, dove visse nel XIII secolo san Celestino V papa, al tempo Pietro Angelerio detto da Morrone

Il monte in epoca romana era denominato "Palleno"[12], da cui deriva il nome del comune di Palena, col significato di "prato su un ripido pendio"[13]. La denominazione in uso, dal significato letterario di "monte dei porri", fa invece riferimento all'omonima pianta erbacea che vi cresce spontaneamente alle basse quote del versante orientale[10]. Il monte Porrara ospitò in periodi diversi tre santi giunti in preghiera: san Falco, eremita nell'XI secolo in una caverna posta tra il monte e il restante massiccio della Maiella, san Celestino V papa, al tempo Pietro Angelerio detto da Morrone, eremita nel XIII secolo nella grotta Taverna, e san Nicolò da Forca Palena nel XIV secolo[2]. In particolare, Pietro da Morrone, giunto da Castel di Sangro, scavò egli stesso la propria dimora, dove visse tra il 1235 e il 1238, quando si diresse a Roma per ricevere l'abito sacerdotale[14]. Durante quest'ultimo secolo la Congregazione dei celestini vi edificò l'eremo della Madonna dell'Altare su di una roccia con questa forma, sita nelle vicinanze della grotta dove visse il loro fondatore, dimorandovi fino al 1807[15]. Nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, i tedeschi, data la postazione strategica del monte Porrara e la sua vicinanza alla linea Gustav, vi costruirono delle trincee, delle quali permangono i resti, e convertirono l'edificio religioso in carcere[15]. Nel corso della sua storia e in parte ancora le sue alture venivano utilizzate per il pascolo del bestiame[9].


Vie alpinistiche


Le logge di Pilato, punto di confluenza dei vari sentieri che attraversano il monte Porrara
Le logge di Pilato, punto di confluenza dei vari sentieri che attraversano il monte Porrara

Le vie alpinistiche che percorrono il monte Porrara sono costituite da alcuni sentieri che in ambito escursionistico consentono di raggiungerne la vetta: la via normale ricalca un itinerario che ne attraversa la cresta dopo aver superato le aree boscose e i pascoli sommitali e che è un ibrido tra il sentiero del parco e il sentiero Italia del CAI[16] e si imbocca lungo la strada provinciale 12 Frentana, nelle vicinanze della stazione di Palena[6], mentre la via direttissima è formata da una coppia di sentieri paralleli[7], a tratti sovrapposti e raccordati[17], che originano dall'eremo della Madonna dell'Altare, presente su di una roccia a forma di altare che gli conferisce il nome[18], posta lungo i pendii orientali della montagna, e, dopo aver oltrepassato le zone boscose e i pascoli arbustivi, si inerpicano fino alle logge di Pilato[9], terrazze naturali formate da massi di pietra che portano il nome di un personaggio del posto che ha caratterizzato tale luogo[19].


Note


  1. Peakbagger.com.
  2. Parcomajella.it.
  3. Parco nazionale della Maiella (2020), foglio sud (fronte retro).
  4. Riserva naturale orientata Quarto Santa Chiara, su rgpbio.it.
  5. Riserva naturale orientata Quarto Santa Chiara, su carabinieri.it.
  6. Sentiero del parco, tappa 4: da monte Amaro al Quarto Santa Chiara (stazione di Palena), su parcomajella.it.
  7. Sentiero I3: dalla Madonna dell'Altare alla cresta del monte Porrara, su parcomajella.it.
  8. Riserva nazionale Quarto Santa Chiara, su regione.abruzzo.it. URL consultato il 18 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2007).
  9. Sentiero I4: dalla Madonna dell'Altare alle "logge di Pilato", su parcomajella.it.
  10. Sciarretta (1997), p. 90 e 103.
  11. Riserva naturale statale Quarto Santa Chiara, su agraria.org.
  12. Grano (2001), p. 65.
  13. Palena e la sua storia (1ª parte), su sangroaventino.it. URL consultato il 18 settembre 2022 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2007).
  14. Pietro da Morrone, su parcomajella.it.
  15. Eremo della Madonna dell'Altare, su parcomajella.it.
  16. Abruzzo, su sentieroitalia.cai.it.
  17. Sentiero I5: dall'acqua solfa a Tocchito (raccordo sentieri I3 e I4), su parcomajella.it.
  18. AA.VV. (2000), pp. 48-49.
  19. Sciarretta (1997), p. 89.

Bibliografia



Altri progetti



Voci correlate



Collegamenti esterni


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