Il monte Covolo (552 m s.l.m.), uno degli ultimi contrafforti delle prealpi bresciane, sorge alle spalle del paese di Villanuova sul Clisi. Si erge come un blocco montuoso isolato, separato dal margine del corpo centrale delle prealpi dal bacino fluviale del fiume Chiese. I rilievi morenici esteriori del ghiacciaio del Garda circondano i versanti est, sud e nord del monte. Le morene, esse stesse deviate dalla massa montuosa, provocarono la deviazione del corso del fiume chiese e il conseguente isolamento della montagna dal blocco centrale. La montagna presenta un ripido versante occidentale dominato da un esteso muro verticale di calcare.
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Monte Covolo | |
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Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Altezza | 552 m s.l.m. |
Catena | Alpi |
Coordinate | 45°36′00.72″N 10°28′12.5″E |
Mappa di localizzazione | |
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È compreso tra i comuni di Villanuova sul Clisi (a cui appartiene la zona sommitale e le pendici occidentali, caratterizzate da modeste falesie), Gavardo, specialmente la frazione di Soprazzocco (al quale appartengono le pendici orientali e frontali al lago, oltre ad un’ampia zona boschiva posta alla base del monte) e Roè Volciano (al quale appartiene qualche modesta zona boschiva alle pendici settentrionali del monte).[1]
Si trova in una posizione geografica di rilievo, in quanto è posto a cavallo tra l'alta pianura bresciana e l'imbocco della Vallesabbia. È inoltre in posizione dominante rispetto al valico dei Tormini che collega il golfo di Salò e dunque il lago di Garda all'entroterra. La sua vetta domina la vista sul basso lago spingendosi fino alla costa veronese e sulla pianura antistante la Vallesabbia.
Il monte ha una forma conica, che lo rende riconoscibile anche da lunghe distanze, e tende ad appiattirsi alla base, allargandosi sui versanti orientali, mentre il versante occidentale è caratterizzato da falesie calcaree.
La base orientale del monte è solcata da due piccole valli, percorse da due ruscelli. La prima orientata verso sud-ovest è detta valle del Fai ed è percorsa dall'omonimo torrente. La seconda è orientata verso nord-est ed è chiamata Valle delle Rucche, nome che viene assegnato anche al ruscello che la percorre. Entrambi i corsi d'acqua si immettono nel vicino fiume Chiese.
La sua conformazione geologica si sviluppa da est a ovest in una serie di cinque formazioni calcaree: a ovest si situa la formazione del Corna del Lias medio (retico superiore); vicino, ma in posizione più elevata è il Medolo (Domeriano-Hettangiano) che ha costituito la principale fonte di approvvigionamento di selce grigia per gli insediamenti locali. Si passa poi al Concesio seguito dal Selcifero Lombardo (Titoniano Calloviano superiore), una formazione che a sua volta contiene un tipo di selce rossa che, pur essendo utilizzabile, fu tuttavia meno impiegata localmente. Il deposito geologico più orientale è la Maiolica (Barremiano-Titoniano). la montagna presenta poi un ripido versante occidentale caratterizzato da un muro verticale di calcare.[2]
Sul monte sono accatastate quattro grotte, di modesta entità. Esse sono il Büs dela vecia, il Büs dei Squadrì, il Büs del Léna e il Büs del Bò.[3] Quest'ultima è la più interessante sia per l'aspetto geologico, data la sua maggiore ampiezza rispetto alle altre, sia per l'aspetto storico, dato il ritrovamento di importanti reperti archeologici nelle sue vicinanze e al suo interno.
La posizione geografica, è alquanto importante, trattandosi infatti di un importante crocevia di strade che connettono l’alta pianura Padana alla valle Sabbia e alla costa bresciana del lago.
Questo è uno dei motivi che ha spinto le popolazioni ad insediarsi su questo territorio fin dal mesolitico (8000 a.c. circa). Nel corso degli anni sono stati infatti condotti degli scavi archeologici che hanno portato alla luce diversi reperti e tracce di insediamenti in corrispondenza delle falesie.[4] Numerose sono le selci e le ceramiche rinvenute durante gli scavi.
Di particolare importanza è la scoperta di zone di sepoltura, che hanno portato alla luce resti umani accompagnati da corredi funebri e offerte.
Inoltre sulla cima del monte è situato un santuario databile attorno al VII secolo a.c. che è stato frequentato dalle popolazioni locali sino al I secolo d.c.
La flora del monte presenta caratteristiche tipiche della flora pedemontana del Nord Italia. Il bosco è ricco di Carpino, Frassino e Orniello. Rimarcabile è la presenza di Robinia ed è largamente diffuso il castagno. La fauna sul monte scarseggia a causa della forte urbanizzazione del territorio circostante: è limitata a mammiferi di piccola taglia, come Lepri e Mustelidi.; tra i serpentiformi spicca per diffusione il Biacco; saltuariamente piccoli branchi di Cinghiali si spingono sulle pendici del monte, ma senza mai sostare per lunghi periodi. Il bosco offre inoltre rifugio a diverse specie di volatili, tra cui il Fagiano, la Poiana e diverse specie di rapaci notturni.
Il versante occidentale presenta delle falesie calcaree adatte all'arrampicata sportiva. Si costituisce di tre settori: basso, alto e altissimo, i quali comprendono circa 50 diverse vie di arrampicata principalmente di sesto, settimo e ottavo grado che si snodano sugli 80 metri di altezza della falesia.[5] Il sito è stato attrezzato a partire dagli anni '70, rappresenta dunque un punto di riferimento decennale per gli arrampicatori della zona.[6]
Il monte è inoltre ricco di sentieri che dalla base risalgono fino alla vetta. il contesto sentieristico, adatto a brevi escursioni, è stato recentemente mappato e tracciato dal CAI.
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