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La Costa dei Trabocchi è un tratto del litorale abruzzese, nel Medio Adriatico, esteso lungo la strada statale 16 Adriatica e corrispondente alla maggior parte della costa della provincia di Chieti. Il litorale è caratterizzato dalla diffusa presenza di trabocchi, antiche macchine da pesca su palafitta. Fra le varie teorie sulle prime apparizioni dei trabocchi sulle coste abruzzesi, una delle più accreditate li farebbe risalire al XVIII secolo[1].

Costa dei Trabocchi
La costa dei Trabocchi vista dall'abbazia di San Giovanni in Venere
Massa d'acqua Mare Adriatico
Stato  Italia
Regione  Abruzzo
Provincia  Chieti
Aree protette Ripari di Giobbe, Punta dell'Acquabella, Punta Aderci
Estremità Fiume Foro - fiume Trigno
Tipo costiero Dune
Corsi d'acqua Foro, Sangro, Trigno
Capi e penisole Punta Ferruccio, Ripari di Giobbe, Punta dell'Acquabella, Punta Mucchiola, Punta del Guardiano, Punta Aderci, Punta Penna
Porti Ortona, Vasto

Geografia


La costa dei Trabocchi corrisponde a quella fascia costiera che va dalla foce del fiume Foro, tra Francavilla al Mare ed Ortona in Abruzzo, fino alla foce del fiume Trigno, situata in territorio molisano a pochi km dal confine con l'Abruzzo; tuttavia, la presenza dei trabocchi sulla costa continua anche scendendo verso sud, per tutta la costa molisana fino al confine con la Puglia e anche oltre, nel Gargano.

La costa si presenta non omogenea, mostrando notevole varietà nell'aspetto; vi sono infatti tratti di spiaggia bassa e sabbiosa (come a Ortona, Le Morge, Casalbordino, Vasto e San Salvo) e tratti a ciottolame (a Fossacesia, Torino di Sangro e Vasto), oltre a tratti alti e rocciosi (a San Vito Chietino, Rocca San Giovanni e Vasto).

La fascia costiera si snoda tra vallate e colline che, terminando sul mare, danno vita a paesaggi e ambienti naturali di vario genere. L'impianto urbano del litorale non condivide i caratteri di continuità e linearità propri del cosiddetto sistema lineare basso-adriatico (la lunga area metropolitana che si sviluppa in maniera più o meno continua da Rimini fino a Ortona), anche se fenomeni di speculazione edilizia e "francavillizzazione", ovvero la costruzione di edifici a ridosso della linea di costa che limitano l'accesso e visibilità del mare, come avvenuto a Francavilla al Mare, minacciano l'integrità dell'ambiente naturale.[2][3][4]


Storia


Secondo alcuni il trabocco sarebbe un'invenzione dei Fenici, ma i primi documenti che parlano dei "trabocchi", reperiti dal padre Stefano Tiraboschi[5], si parla della presenza di Celestino V nell'abbazia di San Giovanni a Fossacesia, citando anche strutture lignee sulla spiaggia detti "trabocchi", si deduce che durante l'epoca di soggiorno del frate Pietro da Morrone a Fossacesia nel 1240, i trabocchi già esistevano.

Altre attestazioni si hanno nel XVIII secolo, lungo la costa garganica. Lo storico Cupido narra che il terremoto del 1627 colpì il Gargano, generando un maremoto che colpì anche i fiumi Fortore e l'Aterno-Pescara. Durante l'epoca del vice regno spagnolo, in queste zone giunsero dei coloni francesi, composti da fabbri e falegnami, che popolarono in Abruzzo le comunità di San Vito e Rocca San Giovanni, nel Gargano Vieste e Peschici.

I trabocchi costruiti da loro, secondo alcuni da famiglie di religione ebraica, servirono come ingegnose macchine da pesca per poter prendere la cacciagione direttamente sulla terraferma, e non avventurandosi rischiosamente in barca.

Studi recenti, peraltro, hanno dimostrato che secondo antica tradizione di tutto l'Adriatico, in mancanza di strade a lunga percorrenza, venivano realizzati impalcati per l'attracco di navi da cabotaggio impiegate nel trasporto dei prodotti della terra, verso i mercati della Dalmazia, del Regno di Napoli, dello Stato della Chiesa, dell'Austria e della Repubblica di Venezia. Ed era onere delle locali autorità feudali o della borghesia terriera costruire e mantenere queste strutture, come risulta dagli atti degli erari dell'Abbazia di S. Giovanni in Venere, conforme la storiografia ufficiale. Tra tutti, Alessandra Bulgarelli Lukacs, studiosa dell'Università Federico II di Napoli, la quale sostiene che la costa abruzzese, tra il Sangro e Ortona, era punteggiata di queste strutture dette caricatoi-scaricatoi in grado di ospitare piccolo naviglio di uso cabotiero. È questo dunque lo scenario da cui emerge e prende corpo il trabocco, che noi conosciamo. L'occasione è data dal progetto di deforestazione e dissodamento di terreni, tra S. Fino e Vallevò, a partire dalla metà del Settecento. Nel corso di tali operazioni venivano realizzate impalcature in legno, per consentire il carico del materiale legnoso sulle navi da cabotaggio veneziane. Tali strutture furono realizzate nei punti in cui la costa presentava scogli affioranti con acque profonde sufficientemente per consentire la navigazione alle suddette imbarcazioni, tra Punta della Schiavonesca e Punta Malvò. Esattamente a Punta de' Mazziotti, in una piantina di metà Ottocento, risulta collocato il «2° trabocco». A conclusione di tali operazioni forestali i coloni protagonisti, insediatisi definitivamente con le loro famiglie sulle terre ricevute, parte in proprietà e parte in colonia perpetua, pensarono di adattare e recuperare tali "imposti", utilizzandoli nella pesca dei periodi morti della lavorazione dei campi. Si distinsero in tali operazioni, secondo fonti scritte, coloni identificati a mezzo patronimici tra cui "Jacobo Antonio" che intorno al 1750 diede origine al cognome Virì. Tali coloni, provenienti dalla Dalmazia parecchi secoli prima, erano insediati, secondo la cartina antica Igm n. 7, in località S. Fino dove è riportato il toponimo "Masseria Vrì", da cui "Virì" e infine Verì. L'intento e le fatiche di tali coloni pare abbiano prodotto i risultati sperati, se le stesse strutture furono poi ripensate, consolidate e migliorate, grazie all'esperienza acquisita nel tempo e all'impiego di materiale ferroso abbandonato dalle maestranze addette alla costruzione della vicina strada ferrata. I trabocchi, dunque, sarebbero nati da strutture create, secondo tradizione antica, per dare sbocco alle attività economiche del territorio, cui i coloni protagonisti di quella stagione agro-silvana seppero dare, in definitiva, una diversa e utile destinazione, impedendone la distruzione al mare, tramandando così ai posteri un patrimonio culturale e morale di inestimabile bellezza, insieme a una tradizione che ancora oggi continua ad arricchirsi di senso, essendo diventata identitaria di tutta la costa e soprattutto della comunità territoriale.[6] Nel 1889 Gabriele D'Annunzio affittò una villa presso San Vito Chietino, rimanendo colpito dai trabocchi, in particolare dal trabocco Turchino, che descrisse nel romanzo Il trionfo della morte (1894).


Economia


La costa dei Trabocchi è famosa non solo per le antiche macchine da pesca presenti sul litorale e le spiagge, ma anche per la pista ciclabile, che ha fatto sviluppare una forte connotazione cicloturistica in tutta la zona; parecchi trabocchi sono stati inoltre restaurati e ricovertiti in bar e ristoranti.


Comuni



Francavilla al mare


Lo stesso argomento in dettaglio: Francavilla al Mare.

Primo centro più a nord della Costa dei Trabocchi, è nelle vicinanze del Parco Nazionale della Maiella[7].


Fossacesia


Il trabocco Pesce Palombo di Fossacesia
Il trabocco Pesce Palombo di Fossacesia
Lo stesso argomento in dettaglio: Fossacesia.

Sono presenti dei trabocchi e la spiaggia Punta del Cavalluccio[8].


Rocca San Giovanni


Lo stesso argomento in dettaglio: Rocca San Giovanni.

Sorge su un colle che poi scende verso il mare; da segnalare la spiaggia del Cavalluccio, e un'altra spiaggia in località la Foce[9].


Ortona


Lo stesso argomento in dettaglio: Ortona.
Ripari di Giobbe a Ortona
Ripari di Giobbe a Ortona

Uno dei centri più a nord della Costa dei Trabocchi, Ortona ha il primo porto per stazza e importanza d'Abruzzo; da segnalare i trabocchi Mucchiola e Turchino[10].


Casalbordino


Lo stesso argomento in dettaglio: Casalbordino.

Paesino medievale ricco di storia, in cui si possono ammirare oltre che le cinta murarie e il torrione, anche le spiagge, Punta Aderci e l'omonima Riserva Naturale. Da non dimenticare la Riserva Naturale Regionale Bosco di Don Venanzio, che si può raggiungere anche in bicicletta[11].


San Vito Chietino


I due trabocchi sul molo di San Vito
I due trabocchi sul molo di San Vito

Sulla costa di San Vito Chietino si trova il trabocco più antico fra quelli ancora esistenti, quello di Punta Turchino,[12] descritto da Gabriele D'Annunzio nel romanzo Il trionfo della morte.[13]

Ai lati del porto vi è un'ampia spiaggia sabbiosa con alcuni stabilimenti balneari, mentre il resto della costa è frastagliato, prevalentemente roccioso, con spiagge caratterizzate da ciottoli.[14]


Torino di Sangro


Le coste di Torino di Sangro (Turìne in dialetto abruzzese) sono comprese in 6 km circa tra i fiumi Sangro a nord e Osento a sud; nel territorio comunale è presente l'area naturale protetta della Lecceta di Torino di Sangro, con diverse specie vegetali di derivazione balcanica, a testimonianza della continuità dei rapporti fra le due sponde dell'Adriatico.[15]

Il lungomare Costa Verde al tramonto (Marina di Torino di Sangro)
Il lungomare Costa Verde al tramonto (Marina di Torino di Sangro)

Molte specie di volatili nidificano nel comune e in particolare nelle aree protette, fa cui il cavaliere d'Italia, il falco di palude, la beccaccia di mare, il cormorano, la ghiandaia marina, il gruccione, il martin pescatore e il topino.[15]

La spiaggia sabbiosa di Le Morge è protetta da un sistema di frangiflutti posti a breve distanza dalla riva al fine di contrastare l'erosione e le frequenti mareggiate che già provocarono il 24 ottobre 2004[16] il crollo del ponte sul fiume Sangro della statale adriatica.[17]

Per questo motivo sulla spiaggia del lungomare Costa Verde, anticamente in sabbia, è stata posta della ghiaia per frenare la costante avanzata del mare.[senza fonte]

Poco più a nord di Le Morge, sulla punta omonima, è presente l'unico trabocco di Torino di Sangro, di recente costruzione e utilizzato solo per la pesca; nei pressi vi sono campeggi e boschi secolari.[18]

Le Morge
Le Morge

Vasto


Mottagrossa vista da Punta Aderci (Vasto)
Mottagrossa vista da Punta Aderci (Vasto)
Golfo di Vasto
Golfo di Vasto

Vasto, situata tra il Sinello e il torrente Buonanotte, è la città più popolosa della Costa dei Trabocchi. L'omonimo golfo è compreso nei 20 km di costa della città. Questo si presenta molto eterogeneo, con tratti sabbiosi e altri con ciottolame.

La zona di Vasto Marina è il tratto più meridionale, di carattere sabbioso, mentre il tratto più settentrionale dal Porto di Vasto è caratterizzato dalla riserva naturale di Punta Aderci ("Punta d'Erce" in vastese, più volte risultata tra le spiagge più belle d'Italia[19]).


San Salvo


Giardino botanico (San Salvo marina)
Giardino botanico (San Salvo marina)

Il comune più meridionale della costa dei Trabocchi e dell'intero litorale abruzzese è San Salvo (Sàndë Sàlvë in dialetto abruzzese)

Nel suo litorale di circa 2 km è presente il giardino botanico Mediterraneo nella parte più a nord, mentre al confine con il Molise è presente un porto turistico dove sono possibili collegamenti marittimi per le Isole Tremiti. Tra le due è presente un litorale sabbioso attrezzato per il turismo balneare.


Luoghi d'interesse


«...Quella catena di promontori e di golfi lunati dava l'immagine d'un proseguimento di offerte, poiché ciascun seno recava un tesoro cereale. Le ginestre spandevano per tutta la costa un manto aureo. Da ogni cespo saliva una nube densa di effluvio, come da un turibolo. L'aria respirata deliziava come un sorso d'elisir.»

(Gabriele d'Annunzio da Il trionfo della morte)
Punta Ferruccio
Punta Ferruccio
Punta Aderci
Punta Aderci

L'elenco riguarda solo i monumenti a ridosso della costa:

Castello aragonese di Ortona
Castello aragonese di Ortona
San Giovanni in Venere
San Giovanni in Venere

La chiesa risale al VII secolo, costruita sopra un tempio di Venere, che si affacciava sul promontorio estremo verso la costa. Successivamente è stata ampliata nel XII secolo dall'abate Oderisio, e distrutta dalle invasioni turche nel XVI secolo, tanto che l'interno dovette essere rifatto, ripristinato nello stile semplice romanico solo negli anni 1950. L'abbazia, come citato nel 1173 dalla bolla di Alessandro III, era una delle più importanti dell'ordine benedettino della costa abruzzese, insieme alla coeva Santo Stefano in Rivomaris (Casalbordino), e mantenne il prestigio sino al XVII secolo. Si presenta in stile romanico di derivazione orientale, per lo più siciliana, per quanto concerne i rilievi a motivi geometrici delle tre absidi semicircolari, volte verso il mare. L'abbazia ha pianta rettangolare con la facciata a salienti, decorata dal "Portale della Luna", in pietra bianca e marmi di diversa derivazione (per lo più materiale di spoglio del vecchio tempio romano), con rilievi delle storie della Genesi e la "Deesis" sulla lunetta, un altro portale a tutto sesto è posto sul fianco volto nell'entroterra, il campanile era una torre, ma oggi si presenta in un rifacimento posticcio; oltre l'ingresso, si trova verso il mare il chiostro porticato quadrangolare, cinto da mura, e la casa dell'abate. L'interno si conserva abbastanza fedelmente, diviso in tre navate da pilastri quadrati, di eccellente è la cripta sotterranea, realizzata con le colonne del tempio romano, e presso le tre absidi si conservano degli affreschi giotteschi e quattrocenteschi, come la Crocifissione, e la Madonna col Bambino tra santi.

Ingresso al cimitero militare britannico del Sangro
Ingresso al cimitero militare britannico del Sangro

Si trova nella località Santo Stefano nel comune di Casalbordino, vicino alla costa. Fu costruita nel VI secolo, e restaurata nel XII. A causa della distruzione turca nel XVI secolo, la chiesa è rimasta abbandonata, e oggi sopravvivono due pezzi di mura e la parte dell'abside.

In seguito alla fabbricazione di un'icona della Madonna, anche altri contadini malandati per la peste guarirono, e fu costruito il santuario vero e proprio. Il santuario nuovo fu costruito nel 1824, e rimasto tale sino ai danni avvenuti durante la seconda guerra mondiale. Già qualche decennio prima si era pensato di rifare il campanile a torre, e di costruire l'annesso monastero dei Padri Benedettini. Sentita la necessità di ricostruire un santuario più grande, ricominciata la venerazione dell'icona della Madonna, che era stata incoronata dal pontefice nel 1899, e poi restaurata nel dipinto nel 1954, il nuovo santuario fu ricostruito sopra quello vecchio nel 1961, con nuovo impianto rettangolare, basilicale, a tre navate, e aspetto neo rinascimentale.

Anche Gabriele D'Annunzio ricorda il santuario nel Trionfo della morte (1894), descrivendo la pratica quasi profana e delirante della guarigione dei poveri ammalati e storpi, che si accalcano urlanti presso l'altare.

Vasto Marina: la chiesa di Stella Maris
Vasto Marina: la chiesa di Stella Maris

Alto 70 metri, è il secondo faro più alto d'Italia.[20][21][22] Costruito originariamente nel 1906, venne distrutto nel 1944 durante la guerra. Ricostruito successivamente con aspetto simile all'originale su progetto di Olindo Tarcione, si presenta attualmente come una slanciata costruzione in muratura in forma di torre, avente base in un centro di controllo, usato in passato come sede della capitaneria di porto, successivamente trasferita in altra sede. Nelle vicinanze del faro si trova la neogotica chiesetta di Santa Maria di Pennaluce. Proseguendo lungo la strada adiacente troviamo, collocata su un promontorio che domina il porto sottostante, la cinquecentesca Torre di Punta Penna, costruita per volere di Carlo V per contrastare le invasioni turche.


Il promontorio dannunziano di San Vito


Ritratto di Gabriele d'Annunzio
Ritratto di Gabriele d'Annunzio

«... una piccola casa rurale composta di due stanze al primo piano e di una stanzetta al piano terreno e di un portichetto; e, accanto, un grande orto d'aranci e d'altri alberi fruttiferi, e sotto il mare gli scogli, una vista interminabile di coste e monti marini, e sopra tutto, una immensa libertà, come un buen retiro di santi anacoreti...»

((Gabriele d'Annunzio, da una lettera a Barbara Leoni))

La cittadina marittima di San Vito Chietino è nota perché nel tratto della Costa dei Trabocchi, nella località delle Portelle, a metà strada tra il centro e Fossacesia, vi è un eremo dove nell'Ottocento vi fu costruita una casa da pescatori, che Gabriele d'Annunzio nel 1889 acquistò e ristrutturò per il suo soggiorno personale assieme all'amante Barbara Leoni.

La casa e l'eremo tutto è chiamata eremo dannunziano, o promontorio dannunziano, e oggi è un museo privato. Dallo stile architettonico pare essere un tipico edificio dell'architettura rurale ottocentesca abruzzese. La parte dell'edificio utilizzata dal poeta non presenta elementi di degrado. La pianta è a base quadrata. La facciata sulla piazza è su due livelli con elementi in stile neomedievale lombardo. Al piano terra vi è un porticato che segue il piano superiore di cui la parte centrale della facciata è avanzata al resto dell'edificio. Ai lati vi sono due fornici. Il fronte è in arenaria.[23]
D'Annunzio vi ambientò anche una parte del suo romanzo Il trionfo della morte (1894), in cui il protagonista Giorgio Aurispa giunge nel piccolo borgo sanvitese assieme all'amante Ippolita.

Chiesa di San Matteo in Rocca San Giovanni
Chiesa di San Matteo in Rocca San Giovanni

Reduce dalla delusione nel paese di Guardiagrele della scoperta della rovina finanziaria della propria nobile famiglia, Giorgio cerca riposo nel mare, e studia il Così parlò Zarathustra di Nietzsche, apprendendo la filosofia del superuomo. Giorgio tuttavia non riesce a fondere il suo pensiero naturalistico e quello superoministico dirompente, e ne fa esperienza dapprima assistendo a scene di superstizione popolare a San Vito, quando si teme che una bambina venga rapita di notte dalle streghe, e quando un ragazzino viene trovato affogato nel mare dalla madre; e poi recandosi in pellegrinaggio nel vicino paese di Casalbordino. Lì, nel santuario della Madonna dei Miracoli, Giorgio Aurispa viene travolto dall'orrore della superstizione dei contadini locali, che si abbassano agli stati più miserevoli, riducendosi a larve, per ottenere il miracolo della Madonna. Oggi sul promontorio sono sorti ristoranti dedicati al poeta di Pescara, e anche un parco pubblico con belvedere, dov'è sepolta l'amante di d'Annunzio, Barbara Leoni.


Attualità


Diversi progetti di sfruttamento delle risorse petrolifere in Adriatico hanno coinvolto la zona, fra i quali il cosiddetto centro oli, ovvero un impianto di deidrosolforazione del petrolio greggio, progettato dall'ENI. La legge regionale n. 14 del 2009 ha sospeso la costruzione del centro, ma molte compagnie hanno presentato progetti per la realizzazione di piattaforme marine per l'estrazione e la lavorazione del petrolio, non interessate da tale legge.


Corridoio Verde Adriatico


Nell'ambito del progetto del Corridoio Verde Adriatico, una lunga pista ciclabile che attraversa tutta la fascia litoranea adriatica italiana dal Friuli-Venezia Giulia alla Puglia, la Costa dei Trabocchi dagli anni 1990 è stata interessata da una serie di progetti di recupero dell'ex tracciato ferroviario in ottica di riconversione in pista ciclabile, speso resi difficoltosi dalla morfologia del territorio.


Pista ciclabile "Via Verde"


Ciclovia Adriatica ad Alba Adriatica (Teramo)
Ciclovia Adriatica ad Alba Adriatica (Teramo)

Nel 2006, dopo circa 150 anni, prende avvio il processo di dismissione della tratta Ferroviaria adriatica, tra Ortona e Vasto, all'interno della quale ricade il territorio della Costa dei Trabocchi. Della vecchia struttura rimarranno in piedi solo i ponti, le gallerie e le opere di contenimento idrogeologico, a protezione delle scarpate e dei vari torrenti. Il sedime abbandonato, quasi a contatto della spiaggia, su cui scorrevano i binari ritornerà fruibile come lo era stato un tempo, prima che la Società Italiana strade ferrate meridionali lo occupasse abusivamente, tra il 1862 e il 1869, per la posa in opera della ferrovia[24].

Attualmente la "Via Verde della Costa dei Trabocchi"[25] è in fase di completamento e mira al collegamento continuo tra Ortona e la vecchia stazione ferroviaria di Vasto (oltre a un ulteriore tratto di ciclabile già usufruibile tra la Marina di Vasto e San Salvo Marina) nel più grande contesto del Corridoio Verde Adriatico, la pista ciclabile che dovrà collegare Trieste al Salento.


Note


  1. La Storia dei trabocchi, su Parco Costa dei Trabocchi. URL consultato il 21 gennaio 2020.
  2. Alessio Di Florio, Le cifre della cementificazione, su I Siciliani giovani, 26 aprile 2014. URL consultato il 19 gennaio 2020.
  3. Litoranea Postilli-Riccio, il Wwf critica la “francavillizzazione” di Ortona, su ChietiToday. URL consultato il 19 gennaio 2020.
  4. La strada Postilli-Riccio e lo sviluppo dei proclami. (PDF), su abruzzoinbici.it.
  5. si tratta del manoscritto "Vita Sanctissimi Celestini" conservato nella Biblioteca Marciana
  6. Rocco Cuzzucoli Crucitti, La costa dei trabocchi tra il Feltrino e il Sango. Storia e paesaggio del territorio feudo dell'Abbazia di S. Giovanni in Venere, pp. 245-259, Meta Ed., 2018.
  7. https://viaverdedeitrabocchi.info/francavilla/
  8. https://abruzzoturismo.it/it/fossacesia
  9. https://abruzzoturismo.it/it/rocca-san-giovanni
  10. https://turismo.abruzzo.it/chieti/costa-dei-trabocchi/
  11. https://abruzzoturismo.it/it/casalbordino
  12. Trabocco Turchino, su Parco Costa dei Trabocchi, 25 maggio 2018. URL consultato il 21 gennaio 2020.
  13. Touring Club Italiano, “La Costa dei Trabocchi”, meraviglia d’Abruzzo, su Touring Club Italiano. URL consultato il 21 gennaio 2020.
  14. Super User, San Vito Chietino - Spiagge, su sanvitochietino.info. URL consultato il 21 gennaio 2020.
  15. Il Territorio, su Comune di Torino di Sangro. URL consultato il 21 gennaio 2020.
  16. 30 Marzo 2018, Mareggiate, il cantiere parte subito, su Il Centro. URL consultato il 19 gennaio 2020.
  17. Abruzzo, crollano altre tre campate del Ponte sul Fiume Sangro, su Anas S.p.A., 22 dicembre 2016. URL consultato il 19 gennaio 2020.
  18. Comune di Torino di Sangro, Il Territorio, su comune.torinodisangro.ch.it. URL consultato il 20/10/2009 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2012). .
  19. http://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/le-spiagge-piu-belle-dell-estate-2014-cala-degli-infreschi-camerota-e-la-piu-ap
  20. I 20 fari più belli d’Italia, su ormeggionline.com. URL consultato il 19 gennaio 2020.
  21. Faro di Punta Penna (Faro di Vasto) (Vasto), su ViaggiArt. URL consultato il 19 gennaio 2020.
  22. FARO DI VASTO, su ilmondodeifari.com. URL consultato il 19 gennaio 2020.
  23. Autori Vari, Eremo D'Annunziano - Eremo delle Portell, su sangroaventino.it, Sangroaventino, 2004. URL consultato il 13 dicembre 2009.
  24. Archivio storico Comune di San Vito Chietino, Cat. XII, busta 17, fascicolo 8, v. atto di citazione del 15 luglio 1869
  25. Via Verde Costa dei Trabocchi Pista Ciclabile, su viaverdedeitrabocchi.info.

Bibliografia



Voci correlate



Altri progetti



Collegamenti esterni


Portale Abruzzo
Portale Costa dei Trabocchi

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[en] Trabocchi Coast

The Trabocchi Coast, which corresponds to the coastal stretch Adriatic of province of Chieti (Abruzzo), is a 70-kilometer coast[1] from Ortona to San Salvo in Italy. It comprises a number of coves and reefs below the hills that end at the Adriatic Sea marked by the spread of Trabucco - fishing machines on piles. Many of the towns on the Coast maintain their own characteristics and traditions.[2][3]
- [it] Costa dei Trabocchi



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