Il Vajont è un torrente che scorre in Friuli Venezia Giulia (Friuli occidentale) ed in Veneto orientale. Il torrente nel corso dei secoli ha scavato una stretta e lunga valle, nota come Valle del Vajont[1].
Vajont | |
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Il lago nei pressi del monte Toc e della diga | |
Stato | Italia |
Regioni | Friuli-Venezia Giulia Veneto |
Lunghezza | 34,6 km |
Portata media | 2,3 m³/s |
Bacino idrografico | 63,7 km² |
Altitudine sorgente | 1 896 m s.l.m. |
Nasce | Valle del Vajont |
Sfocia | Piave a Longarone |
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Il nome vajont di origini dialettali, Vajo, appare già in documenti dal 1300, con diverse grafie: "Vaiote", "Vaion" e "Vajont". L'origine del nome è latina da "vallis" che significa la valle. Se si accentua in "Vallion", diventa Vajon "vallone" grande valle, mentre la t finale ha solo un valore rafforzativo[senza fonte].
Termini simili si trovano anche in altre valli, come ad esempio nel Vicentino Vajo.
Nasce da una sorgente situata in Friuli, nella valle omonima[1], tra la Forcella col de Pin e la Val Mesaz a circa 1900 m s.l.m., e confluisce nel fiume Piave all'altezza del comune di Longarone, in provincia di Belluno.
Lo stesso argomento in dettaglio: Diga del Vajont e Disastro del Vajont. |
Negli anni cinquanta si progettò il "Grande Vajont" dalla SADE che ideò la costruzione della diga. I lavori iniziarono nell'estate del 1956 e terminarono ufficialmente nei primi di novembre del 1961. Intanto, con il verificarsi dell'incidente di Pontesei, dove una frana di 3 milioni di metri cubi di roccia scivolò nel lago, travolgendo un operaio, il cui corpo non venne mai ritrovato, si temeva che qualcosa del genere potesse accadere nel Vajont.[2]
Alle 22:39 del 9 ottobre 1963 circa 260 milioni di metri cubi di roccia precipitarono dal monte Toc ad una velocità di 110 km/h nell'invaso del lago. La conseguente tracimazione dell'acqua creò tre onde alte più di 250 m di altezza: la prima fece una sorta di giravolta, lambì Casso e ricadde sulla frana, formando il laghetto di Massalezza; la seconda si diresse verso le borgate di Erto, e la terza, che si rivelò la più disastrosa, scavalcò la diga che non cedette e si diresse verso la Valle del Piave, colpendo Longarone. Altri danni si ebbero a Soverzene, Ponte nelle Alpi, al Borgo Piave di Belluno fino a Quero Vas distante all'incirca 50 km dalla diga del Vajont. La stima delle vittime del disastro portò a 1.917 i morti anche se vennero recuperati solo 1.500 cadaveri.[3]
Il torrente e il ponte vengono citati nel diario di Erwin Rommel quando in seguito ai fatti di Caporetto l'allora tenente, al comando di un distaccamento del Battaglione da montagna del Württemberg, insegue le truppe italiane in ritirata lungo la direttrice Cividale-Longarone. Il passo recita[4]:
«Alcuni ufficiali italiani a bordo di un'automobile, braccati da vicino dai nostri fucilieri ciclisti, non riescono a far esplodere le cariche già collocate nel successivo ponte: si tratta del magnifico ponte, mirabile opera dell'arte militare italiana a più di 150 metri di altezza sul Torrente Vajont, realizzato con un'unica arcata di 40 metri di luce: il più alto ponte d'Italia!» |
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(aiuto). URL consultato il 19 giugno 2022. Portale Friuli-Venezia Giulia | Portale Veneto |