Il fiume Tergola è un corso d'acqua del Veneto.
Tergola | |
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Foce del Tergola | |
Stato | Italia |
Regioni | Veneto |
Lunghezza | 43,19 km[1] |
Nasce | palude di Onara 45°37′42″N 11°48′34″E |
Sfocia | Naviglio del Brenta 45°24′31″N 12°00′21″E |
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Nasce dalle risorgive in via Sansughe a sud-est di Cittadella di Padova e poi attraverso il canale dove si versano le acque arriva e si rinforza nelle paludi di Onara un paio di Km a sud-est. Le paludi di Onara sono un'area naturalistica sita tra i comuni di Cittadella, San Giorgio in Bosco e Tombolo. Scorre grossomodo in direzione sudest, toccando gli abitati di Onara, Sant'Anna Morosina, Villa del Conte, Santa Giustina in Colle, San Giorgio delle Pertiche, Bronzola e Sant'Andrea di Campodarsego, dove si divide in due rami che si ricongiungono tra Pionca e Peraga. Dopo Vigonza, le acque scorrono in un alveo artificiale (scolo Veraro) che sfocia nel Naviglio del Brenta presso Stra. Secondo l'Olivieri, l'idronimo deriverebbe dal latino turbidus "torbido". Il primo riferimento scritto emerge in un documento dell'839 (Tercola).[senza fonte]
A sud di Sant'Andrea, in zona di Codiverno di Vigonza, alimenta i rii Cognaro e Volpin, che scorrono paralleli alle omonime strade del graticolato romano a sud della strada decumano Caltana e si ricongiungono a Vetrego prima di sfociare nel rio Pionca, anch'esso alimentato dal Tergola. [2]
Nei secoli le acque prelevate dalla Tergola che alimentano i rii (per esempio il Cognaro) erano utilizzate per la macerazione della canapa e del lino con gravi problemi per la salute pubblica. Una situazione così allarmante che il parroco di Murelle - don Domenico Facciolati - si rivolse ai Procuratori della Repubblica di Venezia con questa lettera di denuncia:
«Adi 4 agosto 1741. Fò giurata fede io sottoscritto che quelli che pongono canevi o lini ad immarsirsi nelli correnti cioè Cognaro, Caltana e Fiumicello preiudicano moltissimo alla salute di quasi tutti i miei parrocchiani. Perché essendoci pochi pozzi e questi poveri d'acqua sono costretti servirsi per cusinare ed anche bevere di quell'acqua putrefatta e vivere per molti giorni in quel fetantissimo odore e ciò con quanto danno della loro salute che però si ricorre a questo Supremo Magistrato con speranza di otenere l'opportuno riparo. [3]» |
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