Il lago di Scandarello è un lago artificiale, formato dallo sbarramento della diga costruita lungo il corso del torrente Scandarello, affluente del Tronto, circondato dalle vette occidentali dei Monti della Laga, nel territorio del comune di Amatrice, nell'alto Lazio.
Lago di Scandarello | |
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Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Coordinate | 42°38′27.78″N 13°16′10.42″E |
Altitudine | 868 m s.l.m. |
Dimensioni | |
Superficie | 1 km² |
Lunghezza | 3 km |
Profondità massima | 41 m |
Volume | 0,012 km³ |
Idrografia | |
Origine | artificiale |
Immissari principali | torrente Scandarello |
Emissari principali | torrente Scandarello |
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La diga, costruita nel 1924, è alta 55 m e forma il terzo lago artificiale della provincia di Rieti, con una lunghezza di 3 km ed una superficie di circa 1 km² ed una profondità di 41 m. Le sue acque alimentano la centrale idroelettrica di Scandarello, la prima di quelle costruite lungo la Valle del Tronto.
Nel 1944 la diga rischiò di saltare in aria dopo essere stata minata dalle truppe naziste. Lungo la valle del Tronto vivevano migliaia di persone e molte località, tra cui Ascoli Piceno, sarebbero state colpite dall'onda di piena, che avrebbe coperto la ritirata dell'esercito tedesco.
Tuttavia 27 cittadini amatriciani, riuscirono a sventare l'attentato. Tra loro anche una donna, Marianna Valentini, che diede l'allarme dopo aver raccolto un biglietto del capo guardiano della diga, Giovanni Blasi, tenuto prigioniero. Il carabiniere Alfredo Muzi avvertì il comando e fu così organizzata una squadra diretta dal Maresciallo Pasquale Di Sabbato. Nel frattempo, Blasi, liberatosi e temendo il peggio, cominciò a svuotare il bacino del lago[1].
Il 17 giugno 1944 Alfredo Muzi, Mario Marri[2], Francesco Pellicciari e gli altri sminatori disinnescarono gli esplosivi nelle gallerie della diga e per questo furono decorati con la Medaglia d'argento al Valor militare[3].
Vennero impiegati ben 56 quintali di esplosivo e perciò si rese necessario ricorrere all'aiuto di alcuni bambini.
Dal 19 giugno 1994, una lapide di marmo posta all'entrata del lato nord della diga ricorda il coraggio dei cittadini di Amatrice.
La vegetazione ripariale è molto povera a causa delle continue variazioni del livello. Le pendici sono coperte da boschi di latifoglie.
La fauna ittica è prevalentemente composta da ciprinidi tra cui spicca la presenza di carpe sia regine che a specchio e tinche.
L’invaso è ricco di persici reali, persici sole, persici trota, anguille, lucci, siluri ed altre specie ritenute meno importanti quali scardole, carassi e alborelle.[4]
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