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Il lago del Brasimone (noto anche coi nomi di bacino delle Scalere e bacino del Brasimone) è un lago artificiale costruito sull'Appennino bolognese lungo il torrente Brasimone agli inizi del Novecento e completato nel 1911. L'iniziativa della costruzione si deve alla Società Bolognese di Elettricità (SBE) per fornire energia elettrica alla città di Bologna attraverso due centrali in cascata, S.Maria (6MW) e Le Piane (10MW) entrambe attualmente in servizio e di proprietà Enel.[senza fonte]

Lago del Brasimone
Stato Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Bologna
Coordinate44°07′26.44″N 11°06′49.32″E
Altitudine845 m s.l.m. e 840 m s.l.m.
Dimensioni
Lunghezza0,158 km
Volume0,0065 km³
Idrografia
Immissari principalitorrente Brasimone
Rio Torto
rio dell'Alba
Emissari principalitorrente Brasimone
Lago del Brasimone

Il suo invaso ricade interamente all'interno del territorio comunale di Camugnano ed è inserito all'interno del Parco regionale dei laghi Suviana e Brasimone.

Sulla sua costa sud-orientale sorge il Centro Ricerche Brasimone dell'ENEA nel quale, secondo il progetto italo-francese del 1970 sui reattori nucleari veloci al sodio, doveva sorgere un reattore per la sperimentazione scientifica PEC (Prova Elementi di Combustibili)[1], un reattore veloce refrigerato a sodio liquido concepito per la sperimentazione del comportamento degli elementi di combustibile[2]. I lavori iniziarono nel 1972 ma, in seguito all'incidente di Chernobyl[3] (1986) e alla volontà politica[4] maturata dopo i referendum abrogativi del 1987, iniziò un processo di riconversione e rifinalizzazione sia delle risorse disponibili che delle competenze professionali.

Le acque contenute nel lago del Brasimone servono tuttora per la regolazione annuale dell'energia producibile nella centrale idroelettrica di Santa Maria, posta poco più a valle nei pressi del lago omonimo. Esse vengono anche utilizzate per il pompaggio giornaliero dell'acqua nella centrale idroelettrica del lago di Suviana.

Il Lago del Brasimone nasce dal genio dell'Ing. fausto Baratta che tra il 1905 e il 1906 elabora, dopo aver progettato l'impianto del Lagastrello e del Ceno-Taro, il progetto dell'impianto avente a caposaldo il lago artificiale del Brasimone. Questa iniziativa di Baratta fu inizialmente accolta con perplessità, ma quando la costituitasi società del Brasimone iniziò i lavori, risultò che le previsioni del baratta erano esatte. La società che si era impegnata a acquistare tutta l'energia producibile, preoccupata delle forti spese da incontrarsi, ricorse ad un istituto bancario e tutte le azioni vennero assorbite con altissimo premio dei cedenti. Baratta con quel guadagno inziò la costruzione dell'acquedotto della città della Spezia del quale aveva vinto il concorso pubblico, e dell'annessa centrale idroelettrica di Bagnone che doveva alimentarlo.


Note


  1. Ferrante Pierantoni, Gianni Puppi e l'Energia Nucleare (PDF), in Bollettino della Società Italiana di Fisica, Supplemento, n. 5-6, 2007, pp. 60-61. URL consultato il 21 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2012).
  2. Centro Ricerche Brasimone, su brasimone.enea.it, ENEA. URL consultato il 20 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2012).
  3. Ferrante Pierantoni, Chernobyl: la sindrome televisiva, in il Mulino, vol. 1987, n. 1, Bologna, il Mulino, 1987, pp. 94-115, DOI:10.1402/13890.
  4. Ferrante Pierantoni, L'Italia abbandona il progetto comune europeo da Energia, ambiente, innovazione: dal Cnrn all'Enea, a cura di Giovanni Paoloni, Bari, Editori Laterza, 1992, p. 341, ISBN 978-88-420-3917-4.

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