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La valle del Marcellino sorge presso Villasmundo; frazione del comune di Melilli, nel siracusano. La valle è stata scavata dal fiume Marcellino, il quale attraversando le aree di Melilli e Augusta va a sfociare nel mar Ionio, tra le rovine del sito archeologico di Megara Iblea. Al suo interno sorgono importanti testimonianze d'epoca preistorica e pre-greca: in essa sono state rinvenute le più antiche importazioni greche dell'Occidente.[1]

Valle del Marcellino
Localizzazione della valle
Stati Italia
Regioni Sicilia
Province Siracusa
Località principaliVillasmundo (Melilli)
FiumeMarcellino, Belluzza

Ambiente


La valle è un'area naturale che dal punto di vista geologico appartiene ai monti Iblei. Si trova a 3 km di distanza dal mare.


Archeologia della valle del Marcellino


Necropoli del Marcellino
Scarabei egizi rinvenuti nella valle
UtilizzoNecropoli
EpocaEtà del ferro
Localizzazione
Stato Italia
ComuneVillasmundo (Melilli)
Scavi
Date scavi1969-1976
OrganizzazioneSoprintendenza di Siracusa
ArcheologoGiovanni Voza
Amministrazione
VisitabileVisitabile

«Le recenti scoperte archeologiche hanno dimostrato, a qualche chilometro dall'antica Megara, nella valle del Marcellino, ceramiche varie - anche di produzione euboica risalenti tra la fine del IX e l'ultimo quarto dell'VIII secolo a.C., attestanti una frequentazione analoga a quella delle coste campane e forse più antica, legata forse al commercio degli schiavi che libri tardi dell'Odissea conoscono proprio per la Sicilia.»

(Moses Israel Finley, Ettore Lepore, I greci in Italia in Le colonie degli antichi e dei moderni, 2000, pp. 55-6.)

La valle ha restituito importanti resti archeologici, odiernamente custoditi presso il museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa. La valle ha giocato un ruolo fondamentale in tempi recenti sia per l'archeologia che per la storia, poiché i suoi cimeli hanno permesso di spostare, senza più alcun dubbio, la datazione dei rapporti tra i Greci e le popolazioni autoctone della Sicilia in tempi ben più remoti di quelli fissati prima dell'esplorazione del sito siracusano,[2] ed anzi si sostiene che i reperti del Marcellino siano addirittura più arcaici dei reperti rinvenuti a Pitecusa; considerata la più antica colonia greca in Occidente.[3][4] A tal proposito si è espresso l'archeologo John Nicolas Coldstream:

«Questa evidenza archeologica è di importanza speciale e fa radicalmente cambiare il punto di vista sulla Sicilia alla vigilia del movimento coloniale. Non si può più sostenere che la Sicilia fu ignorata dai mercanti precoloniali greci. A Villasmundo si sono trovati materiali di data anteriore non solo alla fondazione delle più antiche colonie siciliane, ma di Pitecussa stessa.»

(J.N. Coldstream, Geometric Greece, Londra 1977[5])

La valle e la colonizzazione greca


La valle del Marcellino ha permesso di confermare che vi fu un graduale avvicinamento con le popolazioni elleniche prima della vera e propria colonizzazione dell'isola.[6]


Possibile sede del re Iblone



I corredi funebri



Come raggiungere la valle



Note


  1. Gli oggetti rinvenuti nella Valle del Marcellino, insieme a quelli rinvenuti in Etruria e in Campania, rappresentano le testimonianze più antiche dei rapporti commerciali tra Occidente e Oriente greco. Cfr. Sicilia, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. Anthony Bonanno, Pietro Militello, Malta in the Hybleans, the Hybleans in Malta, 2008, p. 110; Rosa Maria Albanese, Sicani, siculi, elimi: forme di identità, modi di contatto e processi di trasformazione, 2003, p. 132.
  3. Insediamenti coloniali greci in Sicilia nell'VIII e VII secolo A.C., 1980, p. 109.
  4. Francesca Genovese, Investigare l'etnicità da un punto di vista archeologico - Il caso studio della Necropoli della Valle del Marcellino [collegamento interrotto], in Academia.edu, 2011, pp. 1-51. URL consultato il 1º agosto 2016.
  5. Citazione presente in Genovese, p. 27.
  6. Giuseppe Voza, Nel segno dell'antico: archeologia nel territorio di Siracusa, 1999, p. 63; Emilio Gabba, Georges Vallet, La Sicilia antica: pt. 1. Indigeni, Fenici-Punici e Greci, 1980, p. 656.

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