La Cicerana è un acrocoro montano di origine carsica situato nel comune di Lecce nei Marsi (AQ), in Abruzzo, a circa 1560 m s.l.m.[1] La faggeta vetusta di Selva Moricento è stata riconosciuta nel 2017 patrimonio mondiale dell'umanità.
Cicerana | |
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Un sentiero che conduce all'altopiano della Cicerana | |
Stato | Italia |
Regioni | Abruzzo |
Province | L'Aquila |
Località principali | Lecce nei Marsi |
Comunità montana | Comunità montana Montagna Marsicana |
Altitudine | media: 1560 m s.l.m. |
Cartografia | |
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Sulle aree montane che circondano l'altopiano carsico della Cicerana sono presenti le tracce dell'ocre marso di Litium e di una necropoli di epoca imperiale.
Il più vicino centro abitato della zona è stato Lecce Vecchia, in decadenza già durante il brigantaggio postunitario e gradualmente abbandonato dopo il prosciugamento del lago Fucino alla fine del XIX secolo. Si verificò il peggioramento delle condizioni socio-economiche delle aree montane con l'economia pastorale non più redditizia, mentre a valle si svilupparono i nuovi centri abitati. Il totale abbandono di Lecce Vecchia e dei casali sparsi come Sierri e Buccella avvenne a causa del disastroso terremoto della Marsica del 1915[2].
L'area montana fu inclusa nella riserva reale Alta Val di Sangro tra il 1873 e il 1878 e tra il 1902 e il 1912 e rappresenta insieme ad altre zone limitrofe, come il passo del Diavolo, la val Cervara e la Camosciara, il nucleo originario del parco nazionale d'Abruzzo, istituito ufficialmente l'11 gennaio 1923[3].
Negli anni sessanta seguendo una linea errata di valorizzazione turistica dell'area venne sdemanializzata una porzione di territorio dove furono edificate una trentina di villette. Nel 1983 il tribunale di Avezzano concesse nuovamente l'amministrazione e il possesso delle aree al comune di Lecce nei Marsi. Il risanamento ambientale avvenne a cominciare dagli anni novanta. L'ultimo abbattimento delle incompiute edilizie è stato effettuato nel 2018. L'unica struttura mantenuta, già utilizzata come base per i ricercatori e i guardiaparco, è stata adeguata a rifugio montano[4].
L'altopiano carsico situato a 1560 m s.l.m. è circondato dalle vette del monte Turchio (1894 mslm) ad est, del monte di Valle Caprara (1998 mslm), di Rocca Genovese (1944 mslm), del monte Marcolano (1940 mslm) a sud e del monte Prato Maiuri (1899 mslm) ad ovest[5]. L'area della Cicerana si caratterizza per la presenza delle faggete vetuste di Coppo di Vademogna e Selva Moricento, le ampie radure come nel vallone di Lampazzo, le grotte e gli inghiottitoi, questi ultimi in passato furono utilizzati come neviere.[6]
Tra gli animali che frequentano l'area ci sono l'orso bruno marsicano, il lupo appenninico, il camoscio d'Abruzzo, il picchio di Lilford e il grifone proveniente dal monte Velino, zona in cui negli anni novanta è stato reintrodotto dal Corpo Forestale dello Stato. La vegetazione è caratterizzata da numerose piante endemiche[1].
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Faggeta Selva Moricento | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Naturale |
Criterio | (ix) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 2017 |
Scheda UNESCO | (EN) Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe (FR) Scheda |
Manuale |
La faggeta di Selva Moricento compone i cinque nuclei di faggete vetuste ricadenti in una superficie di oltre 1000 ettari nell'area protetta del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, tra i comuni di Opi (Cacciagrande e valle Jancino in Val Fondillo), Lecce nei Marsi (Selva Moricento), Villavallelonga (Val Cervara) e Pescasseroli (Coppo del Principe e Coppo del Morto), riconosciuti patrimonio dell'umanità, nel contesto delle foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d'Europa. Le faggete vetuste rappresentano il primo riconoscimento UNESCO della regione Abruzzo deciso a Cracovia il 7 luglio 2017[7]. La faggeta di Selva Moricento (in dialetto locale "Mĕrrĕcéntĕ"[8]), denominata su alcune mappe "Morrecita" (ricca di "morre" cioè pietre), è situata in un territorio impervio e selvaggio che ha impedito l'antropizzazione favorendo l'equilibrio ambientale primordiale. Si è sviluppata su 190 ettari da oltre 500 anni su calcare risalente al Mesozoico[9].
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