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I Pacific Climate Warriors, o 350 Pacific, rappresentano un movimento di base per la giustizia climatica nato nelle isole del Pacifico. Dal 2011 fanno parte di 350.org, un'organizzazione ambientalista internazionale.[1][2]

I Pacific Climate Warriors durante uno sciopero scolastico per il clima a Brisbane nel 2019
I Pacific Climate Warriors durante uno sciopero scolastico per il clima a Brisbane nel 2019

Metodi e visione


Quello che i Pacific Climate Warriors richiedono agli attori politici contemporanei è la riduzione dell'inquinamento e delle emissioni di gas ad effetto serra. Il loro impegno mira a proteggere dalla minaccia del cambiamento climatico le isole del Pacifico insieme alla loro cultura e alla loro fauna marina e terrestre. Si oppongono all'industria dei combustibili fossili e il loro motto recita: "Non stiamo affogando. Stiamo lottando".[3] I Pacific Climate Warriors partecipano anche alle negoziazioni sul clima delle Nazioni Unite.[3]

Attraverso progetti educativi in 15 Paesi appartenenti a quest'area geografica, i Pacific Climate Warriors cercano di spiegare ai più giovani e alle più giovani le conseguenze del cambiamento climatico e del suo impatto sulle isole. Lo scopo delle iniziative è quello di motivare sempre più isolani e isolane a lavorare per la salvaguardia dell'ambiente in cui vivono.[1]


Le canoe e il blocco navale del 2014


Una delle loro azioni più importanti è stata la campagna svolta in Australia dall'8 al 25 ottobre 2014 che è culminata con un'azione di disobbedienza civile il 17 ottobre 2014 a Newcastle dove si trova il più grande porto di carbone del mondo. Grazie all'aiuto della popolazione locale, i Pacific Climate Warriors sono usciti dal porto di Newcastle con canoe e kayak tradizionali con lo scopo di impedire l'accesso e l'uscita delle carboniere. Secondo quanto riportato, solo quattro navi su dodici hanno potuto lasciare il porto perché il gruppo di attivisti e di attiviste è riuscito ad impedire l'uscita di ben otto navi. Le canoe utilizzate durante l'impresa sono state costruite nelle isole del Pacifico secondo metodi tradizionali e sono state portate in Australia con una nave da carico apposita per questa operazione.[1][3]

Durante la campagna, i Pacific Climate Warriors hanno chiesto alle compagnie che lavorano con i combustibili fossili e ai Paesi con elevate emissioni di gas ad effetto serra di assumersi la responsabilità per i danni causati all'ambiente. Attraverso i rapporti sul cambiamento climatico nelle isole del Pacifico forniti ai mass media, i Pacific Climate Warriors vogliono sottolineare l'importanza di ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra.[1][3][4]

Durante la campagna, 30 membri del gruppo provenienti da 12 paesi del Pacifico (tra cui Fiji, Kiribati, Papua Nuova Guinea, Repubblica delle Isole Marshall, Tokelau, Tonga, Tuvalu e Vanuatu) hanno viaggiato in Australia.[1][3]


Premi



Note


  1. Karen E. McNamara, Resisting a 'Doomed' Fate: an analysis of the Pacific Climate Warriors. URL consultato il 7 settembre 2021.
  2. (EN) 'We're not drowning, we're fighting': Pacific youth lead climate march, su RNZ, 27 settembre 2019. URL consultato il 7 settembre 2021.
  3. (EN) Matagi Mālohi : Strong Winds, su 350.org. URL consultato il 7 settembre 2021.
  4. Not drowning but fighting: Pacific Islands activists - ProQuest, su proquest.com. URL consultato il 7 settembre 2021.
  5. (EN) Editor, Pacific Climate Warriors win 2020 Pax Christi International Peace Prize, su PAX CHRISTI International, 5 novembre 2020. URL consultato il 7 settembre 2021.



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