Del gruppo di isole fa parte anche l'isola di File. Il nome antico dell'isola è:
sṯyt - Setit
L'isola, luogo di culto principalmente di Anuqet, figlia del dio Khnum, è dominata da due colline rocciose, coperte da oltre duecento iscrizioni e stele, risalenti in parte all'Antico Regno: queste erano dedicate agli dei, soprattutto da parte delle spedizioni che salivano o scendevano la Prima Cateratta del Nilo, per ringraziarli del buon esito del viaggio.
La più celebre stele, posta sulla parte alta della collina orientale, è la cosiddetta Stele della carestia, inizialmente attribuito al faraone Djoser (III dinastia) per i sette anni di carestia[1] del suo regno dovuti all'abbassamento delle acque del Nilo.
In realtà studi recenti hanno provato che la stele è stata realizzata dai sacerdoti del dio Khnum di Elefantina del periodo tolemaico per rivendicare le terre a loro concesse a suo tempo dal faraone Djoser.
Oggi l'isola è abitata da nubiani raggruppati in un caratteristico villaggio. Il Signor Nimery, un trentenne, guida una organizzazione - Community Society of Sehel Island - che cerca di migliorare le condizioni di vita sull'isola, tramite contributi di benefattori. Finora ha ottenuto una collaborazione svizzera per il miglioramento del ritiro dei rifiuti del villaggio.
Note
La tradizione vuole che il faraone risolse il problema donando terre al Tempio di Khnum; la carestia è comunque documentata da alcuni frammenti nel complesso della Piramide di Unis a Saqqara e da testi autobiografici dalla tomba di Ankhtifi ad el-Mahalla
Bibliografia
Maurizio Damiano-Appia, Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto e delle civiltà nubiane, Mondadori, ISBN 88-7813-611-5
Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto, vol. II, Ananke, ISBN 88-7325-115-3
Margaret Bunson, Enciclopedia dell'antico Egitto, Fratelli Melita Editori, ISBN 88-403-7360-8
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