I faraglioni di Capri sono tre picchi rocciosi posizionati a sud-est dell'isola omonima, famosi in tutto il mondo[1] grazie alla suggestiva e storica panoramica offerta dai giardini di Augusto.
Voce principale: Capri (isola).
Faraglioni di Capri | |
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Geografia fisica | |
Localizzazione | Mare Tirreno |
Coordinate | 40°32′26″N 14°15′10″E |
Arcipelago | Arcipelago Campano |
Altitudine massima | 109 m s.l.m. |
Geografia politica | |
Stato | Italia |
Regione | Campania |
Provincia | Napoli |
Comune | Capri |
Demografia | |
Abitanti | 0 |
Cartografia | |
Fonti citate nel corpo della voce | |
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Queste sporgenze sono identificate con tre nomi distinti: il primo (unito alla terraferma) è il Faraglione di Terra; il secondo, separato dal primo dal mare, è quello di Mezzo; mentre il terzo, proteso verso il mare, è il Faraglione di Fuori. Quest'ultimo è molto noto poiché è l'unico habitat della famosa lucertola azzurra.
I faraglioni sono:
Lo stesso argomento in dettaglio: Scoglio del Monacone. |
In realtà esiste anche un quarto faraglione, chiamato scoglio del Monacone, che si erge al di dietro dei tre più noti. Il nome è da attribuirsi probabilmente ai bovi marini, una specie di foche che viveva nei pressi dello scoglio fino al 1904, anno in cui l'ultimo esemplare fu assassinato presso Palazzo a Mare.[4].
Sullo scoglio sono presenti dei resti di muratura romana, attribuiti senza alcun criterio ai resti della tomba dell'architetto di Augusto: Masgaba. Altre teorie, tuttavia, suggeriscono una funzione di vasche per salare il pesce oppure addirittura un recinto per l'allevamento dei conigli.
Il nome deriva dal greco faros, che vuol dire faro[5].
Infatti, anticamente sui monti e sulle rocce vicino alle coste, venivano accesi dei grandi fuochi durante le ore notturne, in modo da segnalare ai navigatori sia la rotta che eventuali ostacoli pericolosi per la navigazione stessa. Molto probabilmente i faraglioni ebbero la stessa funzione.
I Faraglioni dovevano far parte di un esteso sistema sotterraneo modellato dagli agenti esterni. I primi ad agire furono indubbiamente le acque carsiche, che hanno scavato la roccia fino a 15 metri sotto l'attuale livello del mare. A quest'evento seguirono innanzitutto un disfacimento della costa, che causò la distruzione delle cavità; dopodiché, l'abrasione marina e l'azione meccanica dei fenomeni atmosferici favorirono il crollo delle volte, dopo il quale vennero finalmente forgiate le forme attuali.[6]
L'unica parte a rimanere illesa dai vari eventi franosi fu la galleria naturale del Faraglione di Mezzo, che addirittura si ampliò in seguito agli eventi franosi.[6]
Lo stesso argomento in dettaglio: Podarcis siculus coeruleus. |
Il picco roccioso più esterno, il Faraglione di Fuori, è conosciutissimo per essere l'habitat della Podarcis siculus coeruleus, nome scientifico della lucertola azzurra. Questa specie viene resa unica dalla particolarissima colorazione bluastra che va dalla gola al ventre fino alla coda, venendo interrotta solo dalla pigmentazione nerastra presente sul dorso.[7]
La lucertola azzurra è parente stretta di quella campestre, che invece vive sulla terraferma; da quando è avvenuto il distacco dei Faraglioni, tuttavia, se ne è discostata, assumendo per il fenomeno del mimetismo il colore blu del mare e del cielo.[7]
La galleria naturale, che si apre nel faraglione di Mezzo, è quella che identifica in modo inconfondibile i faraglioni capresi, anche grazie alle numerose pellicole cinematografiche qui realizzate.
Tra i film che hanno maggiormente dato risalto alla galleria vi sono senz'ombra di dubbio L'imperatore di Capri con Totò (1949) e Il secondo tragico Fantozzi, quando Paolo Villaggio nei panni del celebre ragionier Fantozzi, facendo sci nautico, nel tentativo di passarvi attraverso, centra il faraglione in pieno, causando un terremoto che giunge fino alla famosa Piazzetta.
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